1919
Nasce il Movimento dei fasci di combattimento, raggruppamento fondato dall’ex socialista Benito Mussolini. La sua presentazione avviene il 23 marzo a piazza San Sepolcro, a Milano.
Il movimento si colloca nel contesto caotico del dopoguerra, sorgendo nella galassia di gruppi ispirati dalle aspirazioni degli ex combattenti e intrisi di valori legati al militarismo.
Il programma iniziale del fascismo, detto programma sanseplocrista, mette insieme parole d’ordine di diverse ispirazioni, mischiando valori che provengono dal nazionalismo, dal repubblicanesimo e dal sindacalismo rivoluzionario, il tutto però con una chiara vocazione antisocialista.
Nelle elezioni che si svolgono a novembre, questa confusione di ideologie viene pagata duramente dal movimento che ottiene uno scarso risultato elettorale.

1920
Nel corso dell’anno il movimento fascista subisce una radicale evoluzione. I toni democratici e progressisti del programma di San Sepolcro vengono abbandonati, il fascismo si dota di gruppi paramilitari, le squadre d’azione, il cui simbolo principale è la camicia nera. Dalla fine del ’20 si comincia a parlare di fascismo agrario, perché le violenze squadriste colpiscono in particolare modo il mondo delle campagne della Val Padana, prendendo come obiettivo principale le strutture delle leghe rosse.
1921
Le violenze fasciste, che colpiscono il movimento socialista e sembrano scardinare i presupposti di una possibile rivoluzione sul modello bolscevico, assicurano al movimento di Mussolini una crescita dei consensi. Nelle elezioni che si svolgono nel 1921 i fascisti si alleano con una parte dei liberali e ottengono l’elezione di più di trenta deputati alla Camera.
Dopo le elezioni il movimento si dà una struttura più rigida, anche perché Mussolini avverte l’esigenza di controllare in maniera più stretta lo squadrismo. A novembre nasce così il Partito Nazionale Fascista.
1922
Nel corso dell’anno le violenze fasciste crescono in maniera esponenziale. Il fascismo appare sempre di più padrone dell’ordine pubblico e il consenso aumenta. In particolare aumenta il consenso nei confronti di Mussolini che appare l’unico in grado da un lato di stroncare il socialismo, dall’altro di controllare gli eccessi dello squadrismo fascista. Per sfruttare questa ondata di approvazione, in ottobre Mussolini organizza una marcia su Roma per forzare la presa del potere. Il 28 ottobre il capo del governo, il liberale Luigi Facta, si dimette e il re Vittorio Emanuele III dà a Mussolini l’incarico di formare un nuovo governo. Nasce così il primo gabinetto Mussolini, un governo di coalizione che vede la presenza di ministri popolari e liberali accanto a quelli fascisti.
Già alla fine dell’anno viene istituito il Gran Consiglio del Fascismo, un organismo di raccordo fra il partito e il governo.
1923
Fra le prime misure del nuovo governo vi è l’istituzionalizzazione dello squadrismo: le squadre d’azione vengono inquadrate in un corpo statale, la Milizia Volontaria per la Sicurezza nazionale.
Nel corso dello stesso anno viene varata una profonda riforma della scuola – la riforma Gentile – e viene approvata una nuova legge elettorale – la legge Acerbo. Questa riforma consiste in un premio di maggioranza al primo partito tale da garantire la maggioranza assoluta nei seggi della Camera.
1924
Con la legge Acerbo si va a votare nel 1924. Le elezioni vengono vinte col 65% dalle Liste nazionali, le liste dei candidati fascisti. A contribuire a questo risultato vi è anche un clima di violenze e brogli.
Il 10 giugno 1924 queste irregolarità vengono denunciate dal deputato socialista Giacomo Matteotti. Nei giorni successivi Matteotti viene rapito da un gruppo di sicari fascisti e ucciso.
Per il regime fascista si apre una crisi legata all’ondata di indignazione nell’opinione pubblica, le opposizioni protestando abbandonando i lavori parlamentari dando vita alla cosiddetta “secessione dell’Aventino”.
Nel corso delle settimane successive l’ondata di indignazione però si stempera e la protesta delle opposizioni parlamentari non riesce a produrre un effetto pratico.
1925–1926
Il 3 gennaio, dopo il reflusso della crisi Matteotti, Mussolini si presenta alla Camera con un discorso in cui si assume le responsabilità delle violenze fasciste. Da questo momento inizia la costruzione vera e propria della dittatura. Nell’arco di due anni vengono varate le cosiddette leggi fascistissime che aboliscono la libertà politica, sindacale e di informazione, rafforzano i poteri del capo dello Stato e rendono il Gran Consiglio del Fascismo un organo di Stato.
Nello stesso arco di tempo viene rafforzato l’apparato repressivo nei confronti degli oppositori politici con l’istituzione del confino politico e del Tribunale Speciale per la Sicurezza dello Stato.
Oltre alla stretta dittatoriale, il regime avvia in maniera più corposa il suo progetto di ridefinizione degli aspetti sociali ed economici del Paese.
Nel 1925 viene avviata la “battaglia del grano”, nel 1926 la “battaglia di quota 90” per portare il cambio finanziario a 90 lire per un sterlina.
1927
Viene raggiunto l’obiettivo di quota 90.
Nello stesso anno è approvata la Carta del lavoro, che stabilisce i principi teorici dell’economia corporativista. Principi che comunque non troveranno mai una piena e concreta attuazione.
1928
Viene avviato il programma per raggiungere la bonifica integrale delle zone paludose nel Paese, un programma che si inserisce nel progetto della “battaglia del grano” per rendere l’Italia autosufficiente nella produzione cerealicola.
Nello stesso anno viene posto l’ultimo tassello dello stato dittatoriale con la nuova legge elettorale che introduce la lista unica.
1929
L’11 febbraio vengono firmati i Patti Lateranensi, con cui viene riconosciuta l’esistenza dello Stato del Vaticano. La firma dei Patti include anche il Concordato, con cui vengono regolati i rapporti fra Stato e Chiesa, dando notevole peso alla Chiesa cattolica nella vita civile del Paese.
1930-1933
Dopo il 1929 gli effetti della crisi provocati dalla recessione dell’economia americana si fanno sentire anche in Italia. Per fronteggiare una situazione che vede le aziende italiane andare in crisi e le banche miste incapaci di continuare a fornire supporto finanziario, vengono avviati corposi interventi di sostegno statale. Nel 1931 viene fondato l’Istituto Mobiliare Italiano, con lo scopo di erogare prestiti alle industrie in difficoltà. Nel 1933 viene invece creato l’Iri – Istituto per la Ricostruzione Industriale – che ha come scopo quello di acquistare le quote industriali delle banche miste. Attraverso questi istituti, lo Stato italiano diventa il maggiore finanziatore delle imprese italiane e, allo stesso tempo, proprietario di una quota molto rilevante dello stesso. Per questo si parla di stato-banchiere e stato-imprenditore.
1934
Nel frattempo la situazione internazionale è in rapida evoluzione. Nel 1934 Hitler, da un anno al potere, minaccia l’invasione dell’Austria. Mussolini si schiera contro questo progetto e spinge Hitler a rinunciarvi.
1935
Mussolini organizza, insieme all’Inghilterra e alla Francia, la conferenza di Stresa per condannare le violazioni del Trattato di Versailles da parte di Hitler.
Le alleanze internazionali dell’Italia però cambiano rapidamente, perché nello stesso anno l’Italia lancia l’aggressione all’Etiopia, spingendo Inghilterra e Francia a comminare delle sanzioni economiche.
1936
Viene completata la conquista dell’Etiopia e Vittorio Emanuele III viene dichiarato imperatore. Allo stesso tempo Mussolini avvia una politica di avvicinamento a Hitler. Nello stesso anno i due firmano un patto d’amicizia, l’Asse Roma-Berlino, e partecipano con le proprie truppe alla guerra civile spagnola.
1937
L’Italia si schiera in maniera sempre più marcata a livello di alleanze internazionali, entrando nel Patto Anticomintern con Germania e Giappone.
Nello stesso anno, il governo Mussolini vara delle riforme che hanno come scopo quello di rafforzare l’impronta totalitaria del regime. Le organizzazioni giovanili vengono riunificate nella Gioventù Italiana del Littorio e l’intera macchina propagandistica è posta sotto il controllo del Ministero per la Cultura Popolare.
1938
Il regime emana le leggi razziali antisemite sul modello delle leggi di Norimberga.
A settembre Mussolini organizza la conferenza di Monaco insieme a Germania, Francia, Regno Unito, nel corso della quale viene decisa di annettere delle regioni cecoslovacche alla Germania di Hitler. La conferenza rappresenta uno dei momenti cruciali nell’avvicinamento alla seconda guerra mondiale, ma all’epoca dei fatti viene invece salutata come momento di pacificazione fra le potenze europee.
1939
Il ’39 è l’anno che conduce il mondo alla seconda guerra mondiale. In aprile l’Italia, con un attacco a sorpresa, conquista l’Albania. A maggio Mussolini e Hitler firmano il Patto d’acciaio.
Settembre si apre con l’attacco tedesco alla Polonia e la dichiarazione di guerra anglo-francese che apre la seconda guerra mondiale. L’Italia, in questa fase iniziale, si dichiara non belligerante.
1940
Anche l’Italia entra nel conflitto mondiale. Il 10 giugno Mussolini annuncia l’attacco alla Francia, paese in realtà messo già in ginocchio dall’offensiva tedesca.
Dopo l’attacco alla Francia, Mussolini dichiara la volontà di perseguire una guerra parallela a quella tedesca, ovvero di perseguire degli obiettivi di espansione specifici dell’Italia. Gli obiettivi sono due in particolare: un attacco alle posizioni inglesi in Egitto e un’espansione nei Balcani a partire dall’aggressione ai danni della Grecia, annunciata il 28 ottobre.
1941
La guerra parallela assume sin dagli inizi una piega sfavorevole e le truppe italiane subiscono gravi disfatte. Sia in Nord Africa che nei Balcani interviene l’esercito tedesco per ribaltare l’andamento. Questo sostegno non è però sufficiente per impedire all’Italia la predita dell’Etiopia.
Nello stesso anno inizia l’Operazione Barbarossa, ovvero l’offensiva tedesca in Unione Sovietica. Mussolini invia come sostegno dei corpi di spedizione italiani.
1942
A partire dalla fine dell’anno le sorti della guerra evolvono a vantaggio delle forze degli Alleati. La situazione diventa particolarmente complessa in Italia: il Paese è infatti ormai in ginocchio, dimostrando la sua impreparazione ad affrontare un conflitto di simile portata.
1943
A luglio le forze Alleate sbarcano in Sicilia, individuando nell’Italia il punto debole attraverso cui penetrare nell’Europa nelle mani nazifasciste.
Nella notte fra il 24 e il 25 luglio il Gran Consiglio del Fascismo vota l’ordine Grandi, che di fatto consiste in un atto di sfiducia nei confronti di Mussolini. La mattina del 25 il duce si reca da Vittorio Emanuele III il quale lo fa arrestare, nominando poi Pietro Badoglio capo del governo.
Il 12 settembre Mussolini viene liberato dalla sua prigionia a Campo Imperatore da un raid tedesco. Mussolini viene trasferito a Nord, mentre gli Alleati proseguono la loro avanzata da Sud.
Portato in salvo, Mussolini dà vita alla Repubblica Sociale Italiana, con capitale Salò. Sul piano ideologico la Repubblica Sociale viene ricollegata alle origini del primo fascismo, ma nella realtà dei fatti non si rivela nient’altro che uno stato fantoccio di Hitler e la sua funzione principale diventa quella di organizzare il rastrellamento delle bande partigiane.
1945
In aprile viene ultimata la liberazione dell’Italia dall’azione congiunta di Alleati e forze della Resistenza. Il 27 aprile Mussolini, in fuga dall’Italia, viene arrestato da una banda partigiana e il giorno dopo giustiziato. Il suo corpo verrà esposto a Piazzale Loreto a Milano.