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  1. IL SACRO IMPERO ROMANO ALLA VIGILIA DELLA GUERRA
  2. LA DEFENESTRAZIONE DI PRAGA
  3. LE FASI DEL CONFLITTO
  4. UN CONFLITTO EUROPEO E “TOTALE”
  5. GLI ACCORDI DI PACE
  6. IL SISTEMA DI WESTFALIA
  7. PER APPROFONDIRE: VIDEO DIDATTICI
  8. PER APPROFONDIRE: LE CARTINE DELLA GUERRA
  9. CONTINUA A NAVIGARE

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IL SACRO IMPERO ROMANO ALLA VIGILIA DELLA GUERRA

Per guerra dei Trent’anni intendiamo un vasto conflitto che si svolge fra il 1618 e il 1648.

Il conflitto ha il suo epicentro nel Sacro Impero Romano, ma gradualmente si estende attraverso una serie di fasi che finiscono per coinvolgere nello scontro la gran parte delle potenze europee.

La guerra è la conseguenza delle divisioni religiose irrisolte nell’Europa che dall’inizio del Cinquecento si divide fra cattolici e protestanti.

Ma il conflitto non ha una natura solo religiosa. Sulla questione religiosa si sovrappone infatti il tentativo dei due rami della famiglia Asburgo, quello spagnolo e quello austriaco, di imporre la propria egemonia politica sul continente.

L’origine della guerra è il Sacro Impero Romano. Per capire quello che succederà nell’Impero, dobbiamo tenere a mente due questioni.

La prima è la questione religiosa. In tal senso dobbiamo tornare al 1555, quando Carlo V firma la pace di Augusta con i principi protestanti.

L’accordo prevede che ogni signore dell’Impero possa liberamente aderire al cattolicesimo o al luteranesimo. I sudditi dei vari principi sono invece tenuti a professare la confessione del loro signore.

Questo accordo è riassunto infatti nella formula: cuius regio, eius religio. Ovvero: a chi appartiene il regno a questi appartiene la religione.

La seconda questione da tenere a mente è la questione politica. L’impero è guidato dalla famiglia Asburgo, ma all’atto pratico è una sorta di confederazione di regioni in gran parte autonome rispetto al controllo imperiale. Gli stessi Asburgo all’interno dell’Impero sono a capo di un vasto regno, che si sviluppa a partire dall’Austria.


LA DEFENESTRAZIONE DI PRAGA

Fatto questo rapido quadro possiamo vedere come si sviluppano gli eventi.

Nei decenni successivi alla pace di Augusta, i termini dell’accordo vengono rispettati con molta elasticità.

Questo comporta che:

-oltre al luteranesimo si diffonda anche il calvinismo

-diverse popolazioni aderiscano ad una chiesa differente da quella del signore

Il problema diventa particolarmente evidente in Boemia.

La Boemia, la regione che circonda Praga, è un territorio della monarchia degli Asburgo in cui è presente un forte sentimento indipendentista. Questo spinge la popolazione boema ad aderire al calvinismo, nonostante il cattolicesimo della famiglia regnante.

Per diverso tempo gli Asburgo non intervengono nella situazione, ma prima con Rodolfo – che regna dal 1576 – poi soprattutto con Mattia – imperatore dal 1612 -, la linea politica cambia.

Con loro, gli Asburgo cominciano a porsi due obiettivi:

-arrivare ad instaurare un maggiore controllo sull’impero

-ritornare ad una unità cattolica nell’impero

Questa impostazione li spinge innanzitutto ad una stretta religiosa in Boemia, dove viene avviata una più severa politica nei confronti dei boemi.

La situazione diventa presto tesa e degenera nel 1618, quando dei delegati protestanti gettano da una finestra del castello di Praga dei rappresentanti cattolici del nuovo consiglio di governo imposto da Ferdinando Asburgo, re di Boemia ed erede designato al trono imperiale.

L’episodio diventa presto celebre come “defenestrazione di Praga” e diventa la causa scatenante del conflitto.

I boemi infatti si rivolgono al principe Federico V del Palatinato, chiedendogli sostegno e offrendogli la corona del regno di Boemia.

Federico V è a capo dell’Unione Evangelica, una lega che riunisce i principi protestanti dell’Impero e decide di accettare l’offerta boema e farsi incoronare re. È l’inizio della guerra, che vede inizialmente contrapporsi le forze dell’Unione Evangelica alla Lega Cattolica, ovvero la lega dei principi cattolici fedeli alla monarchia asburgica.


LE FASI DEL CONFLITTO

Questa prima fase del conflitto si svolge fino al 1624 e viene ricordata come fase boemo-palatina, perché la Boemia e il Palatinato sono le due regioni maggiormente coinvolte dagli scontri armati. Ma già in quest’arco temporale il conflitto si estende rapidamente fuori dai confini originari.

Nello scontro interviene infatti l’altro ramo della casata degli Asburgo, ovvero la monarchia spagnola, in sostegno delle forze cattoliche. L’intervento spagnolo trascina immediatamente nel conflitto i Paesi Bassi, una regione a maggioranza calvinista da anni in lotta contro la Spagna per ottenere l’indipendenza.

In breve, dunque, il conflitto assume dimensioni europee. A difesa delle forze protestanti entrano infatti in campo il regno di Danimarca, quello di Svezia, il Regno Unito – anche se in maniera più marginale-, e soprattutto la Francia.

Questi interventi non avvengono tutti contemporaneamente.,

La fase Boemo-Palatina (1619-24) vede la svolta decisiva con la battaglia della Montagna Bianca del 1620, in cui le truppe di Ferdinando V vengono sbaragliate dai suoi nemici e gli Asburgo invadono e occupano il Palatinato.

Per impedire un rafforzamento del partito cattolico, nel 1625 entrano in guerra il regno di Danimarca guidato da Cristiano IV, per cui si parla di fase danese (1625-29).

A fronteggiare Cristiano IV è principalmente un esercito allestito dal nobile boemo von Wallenstein, che mette in piedi un vasto esercito di mercenari ai servizi dell’imperatore. Per sostenere le spese, von Wallenstein crea un sistema di tassazione a scapito delle regioni occupate.

L’esercito di von Wallenstein costringe nel 1629 i danesi alla resa.

A questo punto entra in campo una seconda forza luterana, quella del regno di Svezia, guidata da Gustavo II Adolfo. Si parla a questo punto di fase svedese (1630-1635), che inizia con un rapido avanzamento delle forze di Gustavo II Adolfo.

Nel 1632 si svolge una battaglia decisiva a Lutzen. Le truppe di Wallerstein vengono sconfitte, ma il re svedese perde la vita in battaglia. La battaglia segna la fine dell’esercito costituito da Wallerstein ma anche la fine dello slancio vittorioso svedese, il che porta nel 1635 alla pace di Praga.

Nel 1635 inizia l’ultima fase della guerra, con l’intervento diretto dei francesi (fase francese, 1635-48).

Nel 1643 l’esercito francese sconfigge duramente quello spagnolo nella battaglia di Rocroi e le forze antiasburgiche riprendono slancio. Questa svolta è decisiva per portare le potenze in campo ad accordi di pace che vengono chiusi nel 1648 in Westfalia.


UN CONFLITTO EUROPEO E “TOTALE”

Quella che si configura è dunque una vera e propria guerra europea, che vede schierate da un lato le forze cattoliche guidate dagli Asburgo, dall’altro le diverse forze protestanti. Che il conflitto non abbia però una natura esclusivamente religiosa lo si vede dal ruolo giocato dalla Francia. Il regno francese è infatti cattolico e dal 1624 al 1642 le redini del potere politico sono tenute dal cardinale Richelieu. Richelieu in patria è un accanito avversario degli ugonotti – ovvero dei calvinisti francesi –, ma di fronte al conflitto europeo non esita a schierarsi con le forze protestanti. Parigi da più di un secolo si pone infatti come avversaria delle forze asburgiche, per contrastare il loro tentativo egemonico che rischierebbe di schiacciare la stessa Francia, circondata a Est e a Ovest dagli Asburgo.

La guerra, oltre ad avere un’estensione temporale particolarmente ampia e a coinvolgere gran parte degli stati europei, assume tratti per molti versi nuovi, tanto da poter essere in qualche maniera già definita una “guerra totale”, che anticipa dunque le caratteristiche delle due guerre mondiali del Novecento.

Innanzitutto essa è infatti una guerra ideologica, che contrappone due schieramenti totalmente opposti l’uno all’altro sul piano dei valori culturali. La divisione religiosa soprattutto è particolarmente profonda e alimenta l’odio fra le due parti.

In secondo luogo la guerra coinvolge pienamente le popolazioni civili dei territori in cui ci si ritrova a combattere. Anche a causa del vasto coinvolgimento di truppe mercenarie, i territori occupati vengono saccheggiati e utilizzati come riserve da cui trarre sostegno economico e materiale per gli eserciti combattenti. Le risorse dei territori occupati vengono così drenate nella loro totalità, provocando ampie perdite fra i civili, distruggendo sistemi economici locali e generando epidemie – come quella di peste nel Nord Italia che sarà poi raccontata dai Promessi Sposi di Manzoni.

Infine, per far fronte ad un conflitto così lungo e costoso, i diversi regni impegnati nella guerra non esitano ad alzare le tasse e drenare risorse dalle proprie economie, provocando un peggioramento delle condizioni materiali delle proprie popolazioni. Non a caso soprattutto negli anni Quaranta, dopo anni di conflitto, si accendono rivolte e insurrezioni in gran parte d’Europa:

-all’interno del mondo spagnolo scoppiano insurrezioni in Portogallo, in Catalogna, a Napoli e a Palermo

-in Francia nel 1648 si produce la prima fronda, ovvero una rivolta nobiliare

-in Inghilterra si arriva ad una vera e propria guerra civile, che in gran parte ha cause interne, ma che va contestualizzata nel quadro europeo generale, e che porterà nel 1649 alla decapitazione di re Carlo I


GLI ACCORDI DI PACE

Al termine di questa lunga sequenza di battaglie e rivolte si giunge nel 1648, come detto, ad una serie di accordi di pace siglati a Westfalia, con cui si chiude la guerra dei Trent’anni.

Il conflitto prosegue in realtà fra Spagna e Francia e si conclude solo nel 1659, con la vittoria francese e la pace dei Pirenei.

Nel complesso il quadro europeo ridisegnato fra i vari accordi di pace vede in particolare le seguenti novità:

-la piena indipendenza delle Province Unite

-l’estensione dei confini francesi a Est con l’annessione dell’Alsazia e di parte delle Fiandre, e a ovest portando i confini con la Spagna ai Pirenei

-il rafforzamento della Svezia sul Baltico

-la conferma, all’interno del Sacro Impero Romano, della pace di Augusta, con la sua estensione al calvinismo e l’introduzione della libertà di culto privato per i sudditi


IL SISTEMA DI WESTFALIA

I cambiamenti territoriali di per sé non sono particolarmente significativi, ma la conclusione della guerra invece lo è, dal momento che le conseguenze saranno invece rilevanti.

Innanzitutto, con la fine della guerra si assiste alla fine dei conflitti religiosi in Europa: l’incapacità di entrambe le parti di avere completamente la meglio sull’altra rende finalmente evidente l’impossibilità di tornare ad una unificazione religiosa del continente.

In secondo luogo, la guerra dei Trent’Anni pone fine al tentativo egemonico degli Asburgo, un tentativo che ha la sua prima formulazione con l’impero di Carlo V nella prima metà del Cinquecento.

Collegato a questo aspetto abbiamo un’altra conseguenza. Con la fine della guerra si instaura un sistema di relazioni che caratterizzerà la successiva storia europea e che viene definito “sistema di Westfalia”. Con questa definizione si vuole affermare che con gli accordi di Westfalia nasce un sistema fondato sulla ricerca dell’equilibrio fra le forze europee, con l’obiettivo di impedire la creazione di un impero che abbia la supremazia sul continente.

Altre conseguenze riguardano invece non il quadro europeo nel suo complesso ma il destino delle maggiori forze coinvolte nello scontro.

Per quanto riguarda la Spagna, la guerra mette definitivamente fine al ruolo di prima potenza che il regno aveva assunto fino a quel momento. Dopo la definitiva sconfitta contro i francesi nel 1659, la Spagna è ormai relegata a potenza di secondo piano, che da un lato perde una parte consistente dei suoi territori, dall’altro è ormai totalmente ridimensionata sul piano economico e militare. La Spagna perde infatti le Province Unite, non riuscirà a impedire negli anni successivi l’indipendenza del Portogallo ed è costretta a creare un’alleanza matrimoniale con i Borboni di Francia che separerà definitivamente il destino di Spagna e Austria.

Per quanto riguarda gli Asburgo d’Austria, la fine del conflitto pone fine anche al loro tentativo di trasformare il Sacro Impero Romano in una moderna monarchia nazionale. Da questo momento l’impero rappresenterà sempre di più un’unità politica puramente formale, mentre gli Asburgo si concentreranno su altri obiettivi, avviando un’espansione verso Oriente ai danni dell’Impero Ottomano, che alla fine del Seicento inizia la sua parabola discendente.

Infine, la grande vincitrice del conflitto risulta la Francia. Non tanto per le acquisizioni territoriali ottenute, quanto per aver impedito l’affermazione asburgica. Nella seconda metà del Secolo la Francia si presenta come la maggiore potenza militare europea e potrà a sua volta avviare un piano di espansione con l’obiettivo di affermare la propria supremazia sul continente con la monarchia di Luigi XIV. Ma a distanza di anni gli esiti della guerra dei Trent’anni continueranno a farsi sentire. Alla fine del secolo si esaurisce infatti il ramo degli Asburgo di Spagna e i Borboni francesi potranno rivendicare il trono spagnolo, come conseguenza del matrimonio stipulato dopo la pace dei Pirenei. Ma di fronte alla prospettiva di unificazione dei due troni scatterà il meccanismo del sistema di Westfalia: tutte le potenze europee scenderanno in campo contro questa alleanza, ne impediranno la vittoria e con essa porranno fine al sogno egemonico di Luigi XIV.



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