
Quando scoppia la Grande Guerra l’Europa viene attraversata da un fremito di entusiasmo che spinge larghe masse di popolazione ad arruolarsi volontariamente per partecipare alle operazioni belliche. L’urgenza che pervade soprattutto i giovani è anche legata al fatto che i piani generali prevedono una rapida guerra di movimento, destinata a durare poco tempo.
Le cose però cambiano presto, perché le grandi offensive, in particolare quella tedesca sul fronte francese e quella russa sul fronte orientale, falliscono.
La guerra si trasforma così rapidamente in qualcosa di nuovo: la guerra di trincea. Ovvero una guerra statica, in cui gli eserciti si fronteggiano lungo fronti che si estendono per centinaia di chilometri e in cui i grandi combattimenti producono enormi quantità di morti ma a fronte di conquiste territoriali sempre risibili, spesso di poche centinaia di metri.
La trincea
La struttura della trincea prevede:
- Linea avanzata = si trova a poche decine di metri dalla trincea nemica: la sua funzione è quella di permettere l’osservazione dei nemici e dare il via a rapide incursioni da parte di piccoli gruppi di soldati
- Prima linea = da essa partono i grandi attacchi, perché in essa si ammassa il grosso delle truppe quando parte l’offensiva verso le linee nemiche. Allo stesso tempo rappresenta la prima vera linea di difesa dagli attacchi nemici
- Seconda linea = un fronte più strutturato, che rappresenta il vero baluardo difensivo: gli eserciti considerano infatti la possibilità di perdere la prima linea, ma non la seconda perché dopo di essa cessa la trincea e quindi si apre il territorio alle incursioni nemiche
- Camminamenti = passaggi che permettono ai soldati di muoversi fra le linee, in maniera quanto più possibile sicura.
La vita di trincea si rivela incredibilmente dura e logorante, motivo principale per cui l’entusiasmo iniziale con cui i giovani europei aderirono alla guerra va rapidamente crollando.
La durezza delle giornate in trincea è determinata da un lato dalle condizioni di vita quotidiane, dall’altro alle modalità con cui si svolgono i combattimenti.
Le condizioni di vita in trincea
Per quanto riguarda le condizioni di vita, dobbiamo considerare che i soldati sono sottoposti a:
-fattori ambientali come la presenza di polvere, fango, topi, pidocchi
-fattori climatici, dal caldo torrido estivo ai congelamenti invernali
-scarsità di risorse di viveri
-pessime condizioni igieniche, per cui mancavano mezzi per lavarsi e mancavano spesso vestiti di ricambio
-diffusione costante di malattie, dalla malaria alla dissenteria
-un contatto costante e ravvicinato con la morte: nelle trincee ci si trova infatti spesso a convivere con la presenza dei cadaveri dei propri compagni
-un senso costante di pericolo, perché si è sottoposti continuamente al fuoco nemico, che ha come scopo quello di far sentire la minaccia della morte
-ai colpi dell’artiglieria e dei cecchini nemici a cui occorre aggiungere l’utilizzo di armi chimiche, che è esteso durante la Grande Guerra, in particolare gas tossici che provocano conseguenze come soffocamento, vomito, perdita di controllo degli sfinteri, perdita di coscienza
-tutto questo quindi finisce spesso per produrre conseguenze psicologiche spesso dirompenti, con traumi e nevrosi
Gli assalti
L’altro grande fattore di stress della vita di trincea è legato alle modalità dei combattimenti. Le strategie dell’epoca prevedono infatti grandi attacchi che consistevano in uscita di massa delle truppe dalla trincea per raggiungere la trincea nemica e conquistarla: questi assalti comportano grandi perdite e molto raramente portano all’obiettivo desiderato. Come si svolgono gli assalti?
- Fase preliminare = operazioni preliminari di guastatori e da bombardamenti della linea nemica tramite l’artiglieria.
- Attraversamento “terra di nessuno” = una volta terminato il fuoco dell’artiglieria è l’ora dei soldati di uscire dalla trincea e attraversare la cosiddetta “terra di nessuno”, ovvero i metri di territorio che separano i due fronti. Attraversare la terra di nessuno vuol dire: a) dover superare le difese predisposte dai nemici, come ad esempio i reticolati; b) affrontare il fuoco delle mitragliatrici avversarie, in grado di sparare decine di colpi al minuto. Attraversare la terra di nessuno vuol dunque dire sottoporre gli attaccanti a un massacro
- Conquistare la prima linea nemica = qualora si riesca a superare la “terra di nessuno” e assaltare la prima linea nemica inizia una fase ancora più complessa perché: a) dalla seconda linea nemica parte il contrattacco delle truppe che rappresenta un numero più cospicuo di quelle schierate in prima linea; b) affrontare il “fuoco amico”, ovvero i colpi di artiglieria che sostengono l’offensiva ma che finiscono per colpire alle spalle i soldati che stanno cercando di consolidare la presa della linea nemica
Le strategie militari
Il conflitto della trincea rappresa dunque un momento all’interno del quale:
- la probabilità della morte è particolarmente elevata
- Si perde anche il senso eroico dello scendere in battaglia: i soldati sono infatti sottoposti a una tale quantità di elementi avversi che il valore bellico lascia spazio a una sorta di morte anonima, legata soltanto al caso
A tutto questo occorre poi aggiungere che i generali che decidono le strategie belliche, di fronte alla novità della guerra di trincea, rimangono impantanati in una visione strategica inadeguata. Due sono i limiti in particolare:
- Continuare a contare sul valore dell’assalto frontale pur a dispetto delle enormi perdite che esso comporta
- Avere come obiettivo la conquista della linea nemica e il consolidamento della posizione. Questa strategia, anche quando si rivela vincente però, non porta a nessun vantaggio concreto: conquistare la linea nemica vuole infatti semplicemente dire avanzare il fronte di poche decine di metri e permettere al nemico di ricostruire una linea difensiva giusto un po’ più arretrata
Da questa logica si sarebbe usciti soltanto nella fase più avanzata della guerra:
- Un esempio è rappresentato dalla strategia austro-tedesca a Caporetto, in cui l’obiettivo non è la conquista della linea nemica, ma l’infiltrazione alle spalle del fronte, con lo scopo di dilagare nel territorio nemico e rompere l’unità dell’esercito avversario
- Quando si sviluppano innovazioni tecnologiche come l’introduzione del carro armato, un mezzo che è in grado di attraversare la linea nemica con maggiore facilità dei soldati, e che quindi permette strategie di maggiore movimento
Opporsi alla trincea: forme di resistenza
Alla luce di quanto visto finora appare chiaro che: La vita in trincea sottopone gli uomini a stress tali per cui da un certo punto si cominciano ad adottare tutta una serie di mezzi per sottrarsi ad essa: diserzioni, renitenza alla leva, atti di autolesionismo, consegnarsi al nemico, commettere reati al puro scopo di venire arrestati, abbandono del campo di battaglia, rifiuto di obbedire agli ordini. A tutto questo si vanno poi ad aggiungere episodi in cui si cerca di fraternizzare col nemico, allo scopo di avere alcune ore se non alcuni giorni di tranquillità, in particolare patti di non aggressione che garantivano agli uomini la certezza di non essere colpiti dal fuoco nemico.
I comandi militari reagiscono a tutto questo con estrema durezza e decisero di utilizzare il pugno duro a scopo punitivo e soprattutto preventivo, per impedire il dilagare di episodi che facessero venire meno l’impegno degli uomini. In particolare si adottarono o esecuzioni sommarie, per casi individuali, o decimazioni per fronteggiare casi collettivi.
Sostenere il morale delle truppe
Il solo utilizzo di minacce, punizioni o condanne a morte non basta di fronte a un crescente malessere delle truppe. Proprio per questo si cercarono di attuare strategie volte ad accrescere il morale delle truppe. Queste strategie si muovono in varie direzioni:
- Innanzitutto con un largo utilizzo della propaganda. Si assiste infatti a una massiccia produzione di manifesti, cartoline, opuscoli e volantini volti a demonizzare il nemico e a esaltare il valore delle truppe. Ma la propaganda non ha solo lo scopo di rinvigorire il morale degli uomini al fronte: largamente coinvolte sono anche le famiglie che rimangono a casa. Esse infatti hanno il compito di sostenere i loro cari che stanno combattendo al fronte inviando lettere che li rincuorino: è dunque a loro che è rivolta una parte importante della propaganda, che ha il compito di censuare gli orrori e le tragedie che quotidianamente prendono vita in prima linea ed esaltando al contempo il valore delle gesta belliche delle proprie truppe. La guerra diventa così sempre di più una guerra ideologica, in cui da un lato si esaltano i valori della patria e della sua difesa, dall’altro si descrivono i nemici come i barbari che vogliono invadere e distruggere la patria
- In secondo luogo sottraendo gli uomini per determinati periodi alla vita delle trincee, permettendogli o giorni di licenza, con cui si poteva magari tornare a casa dalla propria famiglia o, più abitualmente, mandando a riposare le truppe nelle retrovie. Le retrovie sorgevano solitamente a distanza delle trincee e vicine ai centri abitati. In esse troviamo non solo i luoghi dedicati al coordinamento militare, gli ospedali e i magazzini in cui si ammassavano le scorte, ma anche tutta una serie di luoghi dedicati all’intrattenimento e allo svago delle truppe, dalle osterie ai teatri, passando dai casini, o al semplice riposo degli uomini
Intorno alla guerra di trincea assistiamo dunque a una evoluzione dello stato che, largamente attivo nel coinvolgere le masse della propria popolazione, sia quelle direttamente coinvolte nel fronte, sia quelle indirettamente in guerra, cambia la propria natura: allo stato liberale, tipico dell’Ottocento, si sostituisce invece uno Stato sempre più presente nella vita delle popolazioni, che si pone come uno dei suoi obiettivi quello di indirizzare i comportamenti collettivi della società