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IL TEMPO VISSUTO


Sbagliamo in questo: che ravvisiamo la morte innanzi a noi; ebbene: una gran parte della morte appartiene già al passato. Tutto ciò che della nostra esistenza è dietro di noi, la morte lo tiene saldamente.

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IL DESIDERIO


Non chi ha poco, ma chi desidera di più è povero. Che importa quanto denaro quel tale tiene racchiuso nel forziere, che importano la quantità di cereali nei granai, la consistenza degli armamenti nei pascoli o il reddito dei suoi capitali, se sta sempre lì, addosso ai beni altrui, se fa i conti non di ciò che ha acquisito, ma di quello che potrebbe ottenere? Mi chiedi quali siano i limiti d elle ricchezze? Ecco il primo: avere l’indispensabile, ed ecco il successivo: avere ciò che è sufficiente

SAPERE MORIRE


Rifletti ogni giorno sulla possibilità di lasciare in tutta serenità la vita, che molti abbracciano e si tengono stretta come quel tale che, mentre è trascinato da un vorticoso corso d’acqua, si abbarbica ai rovi e alle asperità della riva. La maggior parte degli esseri umani oscilla miserevolmente tra la paura della morte e i crucci della vita: non sa vivere, non vuole morire

NOI E GLI ALTRI


Comportiamoci in modo da seguire una linea di vita migliore di quella della gente comune, ma non in netto contrasto, altrimenti cacceremo e distoglieremo da noi quelli che vogliamo correggere. Per giunta, otterremo questo bel risultato: di noi non vorranno imitare nulla, temendo di doverci poi imitare in tutto. La filosofia mette in primo piano questi valori; buon senso, solidarietà umana e socievolezza; da questo impegno dichiarato ci sottrarrà, invece, una diversità troppo accentuata. Stiamo attenti che quei mezzucci con cui vogliamo attirare l’ammirazione del prossimo non siano ridicoli e scostanti.

L’AMICIZIA


Il saggio, anche se è pago di se stesso, vuole avere un amico, non fosse altro che per praticare l’amicizia e perché una virtù così importante non resti inoperosa; e la ragione non è quella addotta da Epicuro in quella stessa lettera, «per avere qualcuno che lo assista quando è malato, lo soccorra quando è stato messo in catene o si trovi nell’indigenza», ma per avere qualcuno da assistere quando è malato, qualcuno da liberare quando, circondato, sia stato catturato dai nemici. Chi bada esclusivamente al proprio interesse e per questo si impegna in un’amicizia, sbaglia di grosso.

LA VECCHIAIA


Lo devo alla mia villetta fuori città se la vecchiaia mi si parò davanti dovunque avessi rivolto lo sguardo. Suvvia, abbracciamola e vogliamole bene: è piena di cose piacevoli, se sai utilizzarla. I frutti più gustosi sono quelli che vanno fuori stagione: la fanciullezza è graziosa specialmente quando volge al termine e quanto ai bevitori, è l’ultimo bicchiere quello che assicura più gioia e dà il tocco finale all’ebbrezza. Ciò che ogni piacere ha in sé di più dolce, lo riserva al momento della sua fine.

LE AVVERSITA’ DELLA VITA


Non imprimerà grande slancio alla gara un atleta che non abbia mai subìto un livido; quello, invece, che ha visto il proprio sangue, sentito i denti scricchiolare sotto i pugni e, steso a terra per uno sgambetto, ha sostenuto tutto il peso dell’avversario né, una volta abbattuto, ha consentito al proprio animo di abbattersi, l’atleta che dopo ogni caduta si è rialzato più baldanzoso, questo sì che si presenta con grande speranza al combattimento.1 3. Orbene, tanto per continuare con questa similitudine, già più volte la Fortuna ti ha sopraffatto, ma non ti sei arreso, anzi sei balzato in piedi e hai preso posizione con maggiore accanimento; difatti il valore, quando è sfidato, acquisisce grande energia.

IL TIMORE DEL FUTURO



Ciò che ti raccomando vivamente è di non affliggerti prima del tempo, perché quei mali che hai temuto come se ti pendessero sul capo, forse non verranno mai e, comunque, non si sono ancora presentati. Dunque certi stati d’animo ci tormentano più di quanto dovrebbero, altri ci assillano prima del tempo dovuto, altri ancora ci affliggono, mentre non lo dovrebbero affatto: o accresciamo il dolore o lo anticipiamo o lo immaginiamo.

IL TEMPO DELLA VITA




La maggior parte dei mortali si lagna della malevolenza della natura: del fatto cioè che siamo generati per vivere uno spazio di vita quanto mai breve e che questo spazio trascorre con tanta rapidità e velocità che, fatte rarissime eccezioni, ne siamo abbandonati proprio quando cominciamo a comprenderlo […] Altra la verità: non è che abbiamo poco tempo, ma ne abbiamo perduto molto. La vita è abbastanza lunga e ci è stata data con larghezza per far cose grandi se bene impiegata, ma se la si consuma nel lusso e nella trascuratezza, ove cioè la si spenda in nulla di utile, costretti dall’estrema necessità, ci accorgiamo che è trapassata senza averne avvertito lo scorrere. È proprio così: non che la vita che riceviamo sia breve, ma siamo noi a renderla tale

IL PASSATO



Eppure, questa del passato è la parte sacra e inviolabile del nostro tempo, che sta al di là di tutte le umane vicissitudini e fuori dal regno della fortuna; quella che non è sconvolta dalla miseria, dalla paura o dalle malattie; quella che non può essere conturbata o rapita e il cui possesso è perpetuo e tranquillo. È nel presente che i giorni compaiono a uno a uno e anzi momento per momento, mentre quelli del passato si presenteranno tutti al tuo comando e si faranno esaminare e trattenere a tuo piacere, cosa però che gli affaccendati non hanno agio di fare. È proprio di una mente serena e tranquilla spaziare in ogni parte della sua vita, mentre gli animi degli indaffarati, come sotto un giogo, non possono rivolgersi e guardare indietro.




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