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  1. PREMESSA
  2. VERSO LA RIFORMA
  3. LA RIFORMA DI GREGORIO VII
  4. IL CONCORDATO DI WORMS
  5. PER APPROFONDIRE: VIDEO DIDATTICI
  6. PER APPROFONDIRE: CONTINUA A NAVIGARE

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PREMESSA

Una delle tematiche più importanti dell’intero Medioevo è il cosiddetto scontro fra poteri universali, ovvero Chiesa e Impero.

Con il termine di poteri universali si vuole indicare il fatto che entrambe queste istituzioni rivendicano il ruolo di massima autorità nell’impero cristiano. Mentre nell’Oriente Bizantino, infatti, l’imperatore controlla saldamente la Chiesa, lo stesso non avviene in Occidente, il che produrrà una lotta che si protrarrà per tutto il Medioevo a partire dall’XI secolo.

Lo scontro fra papato e impero non è immediato né inevitabile. A cavallo fra X e XI secolo il pontefice è infatti ancora una figura per certi versi debole.

Quattro sono i problemi principali:

1. Nel 962 Ottone ha imposto il cosiddetto privilegium othonis, ovvero il privilegio dell’imperatore di dare il consenso all’elezione del papa. In altre parole, l’imperatore si riserva la possibilità di far insediare a capo della Chiesa un pontefice di sua fiducia.

2. Il papa ha difficoltà a esercitare il potere nel proprio Stato, dove si assiste a una costante lotta intestina alla potente aristocrazia romana

3. Spesso le alte cariche ecclesiastiche non rispondono del proprio operato direttamente al papa. Molti vescovi vengono infatti nominati direttamente dall’imperatore che gli attribuisce poteri feudali e molti abati vengono scelti dai signori feudali. In altre parole, quindi, molti alti prelati sono dipendenti dal potere laico e non dal papa. Il che a sua volta genera corruzione e stili di vita poco consoni alla morale religiosa

4. l’autorità del papa come capo universale della Chiesa è in discussione. Se da un lato il pontefice si attribuisce il ruolo di guida della cristianità, i grandi patriarchi orientali, in particolare quello di Costantinopoli, si rifiutano di riconoscergli questo primato, sostenendo dunque la mancanza di un potere supremo all’interno della Chiesa. Fra Roma e Costantinopoli, non a caso, nel corso dei secoli si sviluppano molte crisi e scambi di accusa reciproci.


VERSO LA RIFORMA

Un primo tentativo di riformare la Chiesa arriva dall’imperatore stesso, per il quale è sostanziale che la rete ecclesiastica che regge l’amministrazione dell’impero sia efficiente. L’imperatore Enrico III nel 1046 interviene in un momento di profonda crisi della Chiesa, quando l’aristocrazia romana – divisa al suo interno – ha votato tre papi diversi: rimuove dall’incarico tutti e tre, impone un uomo a lui fedele – Leone IX, attento alle esigenze di riforma – e vengono prese misure contro gli ecclesiastici simoniaci. La morte di Enrico II nel 1056 apre una crisi di potere però nell’Impero e la riforma viene portata a termine dalla Chiesa stessa, che rivendica la sua autonomia dall’imperatore

La premessa a questo cambiamento è il “grande scisma” del 1054, ovvero la rottura definitiva fra il papa e il patriarca di Costantinopoli, che porta alla divisione fra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa. Lo scisma, paradossalmente, rafforza la figura del papa, che da questo momento può a tutti gli effetti definirsi la massima autorità della Chiesa cattolica.

In seguito a questi eventi:

  • Nel 1059 papa Niccolò II abolisce il Privilegium othonis e stabilisce che l’elezione del papa deve riguardare i soli cardinali, abolendo la tradizione dell’approvazione del clero e del popolo romani.
  • Nel 1073 diventa papa Gregorio VII, il cui pensiero è influenzato dagli ambienti dei monaci cluniacensi i quali avviano una riforma il cui perno è l’affermazione della supremazia papale

LA RIFORMA DI GREGORIO VII

Alla luce della maturazione di questa spinta a rafforzare l’autorità del pontefice e lottare contro la degenerazione interna dei costumi della chiesa, Gregorio nel 1074 avvia una riforma della Chiesa i cui punti più importanti sono:

  • condanna della simonia (compravendita cariche ecclesiastiche);
  • condanna corruzione;
  • condanna concubinato (la pratica dei religiosi di vivere con delle donne);
  • il divieto del potere di investitura, ovvero il conferimento di incarichi religiosi, da parte laica

L’imperatore dell’epoca, Enrico IV, reagisce duramente a quest’ultimo punto, e Gregorio nel 1075 risponde con un atto, il Dictatus papae, con cui rivendica la supremazia del papa su ogni altro potere.

Con il Dictatus papae inizia così sia la lotta per l’investitura che la lotta fra i poteri universali.


IL CONCORDATO DI WORMS

Lo scontro è durissimo sin dal suo inizio:

  • Nel 1076 Enrico dichiara Gregorio decaduto
  • Il papa reagisce scomunicando l’imperatore: è la prima volta che un pontefice usa questa arma contro il capo dell’impero
  • Dopo aver ottenuto il perdono, Enrico nel 1080 nomina un antipapa e lo insedia nel 1083 a Roma. Anche in questo caso assistiamo a una misura, quella della nomina dell’antipapa, che diventerà tipica nello scontro fra Chiesa e Impero

Gregorio muore nel 1085 in esilio, ma lo scontro continua con i successivi papi e imperatori.
Lo scontro si va a concludere nel 1122 con il concordato di Worms. Questo accordo, sottoscritto dall’imperatore Enrico V e dal papa Callisto II prevede che:

  • Ie cariche ecclesiastiche devono essere attribuite nell’ambito religioso, eliminando così l’intervento del potere laico
  • all’imperatore rimane la possibilità, in Germania, di attribuire poteri temporali ai vescovi e di assistere alla loro elezione

Il concordato di Worms rappresenta di fatto una vittoria per la Chiesa, perché sostanzialmente potere religioso e potere laico si dividono, limitando il controllo imperiale del mondo ecclesiastico.



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