Hegel è il massimo rappresentante dell’idealismo tedesco, corrente che in Germania caratterizza il periodo del romanticismo.
L’idea di fondo dell’idealismo di Hegel è che la realtà sia un organismo unitario, la cui essenza profonda è data da un soggetto spirituale in costante divenire, che vive nelle cose e nella storia. Per riferirsi a questa realtà Hegel usa termini diversi:

-Idea = per riferirsi alla struttura stessa di questo soggetto, una struttura di natura razionale
-Spirito = termine con cui si indica l’Idea che si incarna nell’uomo e nelle sue produzioni storiche, artistiche, culturali e religiose, trovando in esse un suo pieno compimento, ovvero una piena autocomprensione di sé
-Assoluto o Infinito = con questi termini Hegel si riferisce proprio al fatto che lo spirito contiene in sé tutta la realtà, tutta la storia e dunque non ha limiti
A partire da questa premessa possiamo fare alcuni considerazioni per capire meglio il funzionamento della realtà nella prospettiva di Hegel, per capire meglio quello che viene definito il suo sistema filosofico.
1. La coincidenza fra reale e razionale
La prima questione è il concetto espresso dalla famosa affermazione: “ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è razionale”. Con questa frase Hegel vuole affermare che ciò che accade nella realtà è razionale, ovvero necessario. I singoli momenti storici hanno infatti un loro senso unitario: l’idea si dispiega infatti in maniera razionale, ovvero verso uno scopo. Questo scopo è il suo farsi spirito, come dicevamo, e trovare una piena autocomprensione di sé. Ciò che accade nella storia è quindi mosso dall’Assoluto verso una certa direzione.
A questo punto possiamo comprendere meglio l’affermazione: “ciò che è razionale”, ovvero l’Idea, è “reale” significa che l’Idea si manifesta concretamente nella realtà; “ciò che è reale”, ovvero la storia, è “razionale”, vuol dire che tutti gli eventi storici hanno un loro senso, non sono mai casuali, concorrono sempre a realizzare quanto necessariamente deve realizzarsi.
2. La coincidenza fra finito e infinito
Da questa prima questione possiamo derivarne immediatamente una seconda che è riassumibile nel concetto secondo cui “l’infinito e il finito coincidono”.
Per infinito si intende sempre appunto l’Idea, l’assoluto nella sua interezza.
Per finito si intendono tutti i singoli momenti storici e culturali che caratterizzano la realtà, tutti i pezzi, potremmo dire, della realtà in cui lo spirito si manifesta. Ogni singolo evento è un elemento “finito”, in quanto è delimitato storicamente, ma fa parte a sua volta del quadro infinito delle cose, dell’Idea nel suo complesso.
La realtà dunque per Hegel è come se fosse un puzzle infinito: le singole tessere rappresentano un momento storico o culturale e nel loro complesso vanno a comporre l’Assoluto, l’Idea. Questo vuol dire che: l’Idea esiste concretamente perché si manifesta nelle singole cose, e che le singole cose hanno un loro senso solo se comprese nel quadro più generale. L’infinito, ovvero l’Idea, esiste perché esistono i singoli momenti, i singoli momenti esistono solo grazie all’infinito. Il tutto ci rimanda alla questione precedente perché quello che sta dicendo Hegel è che lo spirito si manifesta concretamente nella storia e i singoli eventi acquistano un loro significato solo se guardati in prospettiva, solo se visti in connessione all’intera realtà.
3. La filosofia giustificatrice
Tutto questo ci porta alla terza questione che è alla base del pensiero di Hegel, ovvero il concetto di “filosofia giustificatrice”. La filosofia, nel pensiero di Hegel, ha il compito di giustificare la realtà, ovvero spiegarla. Abbiamo visto che ciò che accade ha sempre un senso che si ricollega all’Idea e che ogni singolo finito va sempre ricondotto all’infinito. La filosofia è colei che ha il compito di ricostruire il senso intero della realtà. La filosofia quindi non anticipa gli eventi storici, non vuole far prendere alla storia una certa direzione, ma si limita a spiegare quanto accaduto, a ritrovare il filo della razionalità degli eventi. Hegel usa una metafora diventata celebre, quella della nottola di Minerva, un uccello che secondo la leggenda vola solo a partire dal tramonto, ovvero quando il giorno è finito. Allo stesso modo la filosofia è ciò che arriva dopo che gli eventi si sono svolti e a quel punto ha gli elementi necessari per dare un senso a quanto accaduto.
4. La dialettica
Arriviamo al quarto caposaldo del sistema hegeliano, quello della dialettica. Come abbiamo detto la realtà è per Hegel un costante divenire, un processo sempre in corso: dunque un movimento. Questo processo non ha un andamento lineare, ma dialettico.
Per dialettica si intende il necessario confronto fra due momenti opposti fra di loro. Hegel chiama questi due momenti Tesi e Antitesi.
Per tesi si intende l’affermazione di qualcosa, l’antitesi è la sua negazione. Da questo confronto nasce la Sintesi, ovvero ciò che ricompone le differenze in un’unità nuova, superiore ai due momenti prima separati. Hegel definisce la sintesi con il termine tedesco Aufhebung, che vuol dire “superare conservando e togliendo”: la sintesi infatti è conservazione di quanto espresso dalla tesi e dall’antitesi e un togliere ciò che prima le separava.
La struttura base dell’intera realtà è di natura dialettica: alla base della storia vi è infatti l’opposizione fra una tesi che è quella che Hegel chiama “idea in sé e per sé” e di una antitesi, ovvero quella che Hegel chiama “idea fuori di sé”. Per idea in sé e per sé si intende l’Idea in se stessa, nella sua natura totalmente astratta, fuori dalla concretezza della natura. Per idea fuori di sé si intende l’idea che esce da sé e si perde in quanto vi è di opposto a lei, la natura concreta nella sua limitazione spazio temporale. Hegel chiama questo processo “alienazione”, termine che appunto vuol dire uscita da sé.
Infine però vi è la sintesi, che Hegel chiama “idea che ritorna in sé”. L’idea che ritorna in sé è l’Idea che si fa appunto Spirito, ovvero che vive concretamente nella natura attraverso l’uomo e in questo suo vivere nella storia acquista piena coscienza di sé.
Questo struttura dialettica che è alla base della realtà nel suo complesso si moltiplica nei singoli momenti storici, culturali, artistici e via dicendo. Facciamo un esempio per capirci meglio: se guardiamo alla storia vediamo il confronto fra il mondo dell’antica Roma e il mondo germanico, che dal punto di vista della filosofia di Hegel rappresentano la tesi e l’antitesi. L’esito di questo scontro non è la vittoria dell’uno sull’altro, ma la creazione di un qualcosa di nuovo, il mondo medievale, che è la sintesi fra la cultura romana e quella germanica.
Se torniamo a quanto abbiamo visto finora possiamo comprendere meglio questo concetto. Abbiamo detto infatti quanto l’intera realtà è come se rappresentasse un puzzle infinito, in cui ogni tessera ha un senso. Il mondo romano rappresenta una tessera di questo puzzle, quello germanico un’altra: nella concezione di Hegel, in cui la realtà è un unico organismo unitario, non avrebbe un senso l’eliminazione di una di queste tessere: queste piuttosto vanno rimesse insieme per creare qualcosa di nuovo, qualcosa che manda avanti la storia e permette così di creare questo puzzle che è di fatto l’idea che diventa spirito.
5. Il travaglio del negativo
Per chiudere questo discorso possiamo anche comprendere un ultimo importante concetto che è una conseguenza della dialettica, ovvero il “travaglio del negativo”: l’antitesi nella dialettica di Hegel rappresenta il momento della negazione della tesi, il momento dunque negativo. Ma l’antitesi ha sempre una funzione centrale, in quanto se non vi fosse questa la storia non andrebbe avanti, rimarrebbe statica. Questo discorso ci porta a un’importante considerazione: quelli che nella storia, individuale e collettiva, ci appaiono come momenti negativi, acquistano invece un senso se guardati in prospettiva. La storia non si realizzerebbe infatti, se non ci fosse il travaglio, ovvero il dolore, che nasce da quanto vi è di negativo, di drammatico, perché è solo dalla necessità di confrontarsi con questo che nasce qualcosa di nuovo.