Hegel, l’Enciclopedia delle scienze: spirito oggettivo e spirito assoluto

Introduzione

Nel 1817 Hegel pubblica l’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio. A questa seguono altre edizioni che arricchiscono i contenuti della prima e una serie di opere che approfondiscono i singoli temi toccati dall’Enciclopedia.

L’Enciclopedia rappresenta la messa a sistema dell’intera concezione della realtà da parte di Hegel.
La sua struttura è articolata in tre parti che ricalcano il movimento dialettico della realtà.

Come abbiamo già visto, secondo Hegel l’intera realtà è racchiusa in tre grandi momenti:

L’idea in sé e per sé (tesi): è l’idea nella sua astrazione, l’idea come concetto puro, prima che si concretizzi in qualunque realtà. La sezione che studia l’idea in sé e per sé infatti è nominata Logica, in quanto vengono studiate le strutture razionali del pensiero, ovvero i concetti e le categorie. Studiando le basi del pensiero, Hegel offre di fatto anche una storia stessa del pensiero filosofico.

L’idea fuori di sé (antitesi): è l’idea che si perde nel suo opposto, dunque nella materia. Per questo la sezione che studia l’idea fuori di sé è nominata Natura. Qui Hegel si confronta con l’antitesi dell’idea: mentre l’idea è infinita e astratta, la natura è finita e concreta. La sua funzione è però essenziale nella storia dello spirito, perché se da un lato rappresenta la negazione dello spirito, dall’altro rappresenta il momento dialettico essenziale in quanto si contrappone all’idea e le pone dei limiti che l’idea è stimolata a superare.

L’idea che ritorna in sé (sintesi): è l’idea che vive nella natura e dunque si fa spirito vivendo nell’uomo, ritornando così a sé ma arricchita dal confronto con l’antitesi. Spirito è il nome di questa sezione che è l’unica che andremo ad analizzare.

La filosofia dello spirito, così come le altre due parti che non analizziamo, è a sua volta suddivisa in tre sezioni, rispecchiando sempre l’andamento dialettico della realtà:

spirito soggettivo : che rappresenta lo spirito che vive nell’individuo

spirito oggettivo: che rappresenta lo spirito che vive nelle forme collettive, nella società

spirito assoluto: che rappresenta lo spirito che non ha più né limiti individuali, né collettivi, e si esprime in maniera piena, assoluta appunto

Di queste tre parti analizziamo solo la seconda e la terza, in quanto il discorso che Hegel fa a proposito dello spirito soggettivo è in gran parte già compiuto nella Fenomenologia dello spirito che infatti è lo studio di come lo spirito si manifesti nella coscienza individuale.

Lo spirito oggettivo

L’analisi dello spirito oggettivo è suddivisa in tre parti:
-diritto
-moralità
-eticità

1) Il diritto è la prima forma che riguarda il vivere in società, perché la legge è ciò che rappresenta il “contratto” che regola i rapporti fra individui, attraverso una serie di sanzioni e pene. Il diritto di per sé non eleva però spiritualmente l’uomo: il rispetto delle leggi dello stato riguarda infatti una sfera esteriore del comportamento dell’uomo nella società. Detto in altri termini: rispettare la legge non vuol dire di per sé riconoscere la moralità della legge. Questo ci porta all’antitesi del diritto che è la moralità

2) Mentre il diritto riguarda la volontà esteriore e si concretizza nelle azioni concrete, la moralità riguarda totalmente la sfera soggettiva. Qui non conta l’azione in sé, ma come spiegava già Kant, il proponimento interiore. La morale di un individuo non si misura sul rispetto o meno della legge, ma dall’intenzione interiore che muove il soggetto a rispettare la legge. Questo aspetto ci porta però ad un altro limite: il proponimento rimane un fatto individuale, che si concretizza nell’interiorità del singolo individuo, dunque non può farsi collettivo, universale. La legge morale in sé e per sé conduce dunque, secondo Hegel, all’individualismo e al soggettivismo, a quelle che Hegel definisce, in maniera sprezzante, le “anime belle”, ovvero quegli individui che si compiacciono della propria coscienza, del proprio livello morale e rifiutano un confronto concreto con la realtà.

Posti il diritto da un lato e la morale dall’altro, il superamento dei limiti reciproci si ha con la sintesi, ovvero l’eticità.

3) L’eticità è descritta da Hegel come morale sociale. Qui abbiamo quindi la sintesi fra l’aspetto sociale del diritto e l’aspetto morale del seguire il diritto, che però non è più vissuto come un fatto individuale, ma collettivo. L’eticità si concretizza a sua volta tramite tre forme istituzionali.

-la prima è la famiglia, intesa come formazione collettiva in cui lo stare insieme è un fatto naturale e condiviso, si produce il bene naturalmente, per affetto stesso degli altri componenti di questa piccola comunità

-la seconda è quella che Hegel chiama società civile, in cui i rapporti fra i membri della comunità non sono determinati dall’affetto ma dalla convenienza

In questa contrapposizione fra famiglia e società civile, Hegel compie di fatto un’analisi della storia politica.

La famiglia rappresenta il mondo antico della pòlis, la città-stato che rappresenta una sorta di macro-famiglia, in cui l’individuo non è mai inteso come singolo, ma come parte della città. Da un punto di vista filosofico questo discorso richiama il pensiero politico di Aristotele, che definisce l’uomo un animale sociale, ovvero naturalmente inserito in una comunità a cui è inesorabilmente legato.

Dall’altra parte, con il concetto di società civile, abbiamo la società liberale che si è affermata nell’età moderna, una società in cui si è affermato il concetto dei diritti naturali, in cui dunque l’individuo rivendica uno spazio di piena indipendenza dallo Stato. Da un punto di vista filosofico, qui la rottura emerge con il pensiero dei giusnaturalisti contrattualisti, come ad esempio Locke, i quali affermano che i diritti dell’individuo precedono lo Stato e sostengono dunque che lo Stato non è un fatto naturale ma una costruzione artificiale che gli uomini si danno per libera volontà per garantire la difesa dei diritti individuali.

L’opposizione fra il modello di unità famigliare, che ha il limite di rivolgersi a una comunità troppo ristretta, e quello di società civile, che nega il legame di condivisione naturale che esiste fra i cittadini, è quello che Hegel definisce Stato etico.

-Per Stato etico si intende un tipo di stato organico, ovvero in cui gli interessi particolari dei cittadini devono coesistere con il bene comune. Nello stato etico si realizza la perfetta sintesi fra diritto e morale, perché qui non vi è più separazione fra legge e morale: il cittadino riconosce il valore necessario e morale della legge.
In questa concezione organicistica dello Stato, si potrebbe dire che lo Stato fonda gli individui, nel senso che lo Stato è sempre superiore al singolo individuo, che esiste nella misura in cui fa parte di una collettività.

Lo stato etico rappresenta la massima espressione dello spirito oggettivo, l’orizzonte a cui le collettività devono mirare.
A questo punto lo spirito è pronto a farsi assoluto, ovvero liberarsi da ogni possibile limite e prendere così piena coscienza di sé.

Lo spirito assoluto

Lo spirito assoluto si manifesta attraverso tre vie, che rappresentano dunque tre modi diversi di espressione dello stesso contenuto.

Queste tre forme sono:
-arte
-religione
-filosofia

1) Per arte si intende intuizione sensibile dell’Assoluto. Intuizione vuol dire che la coscienza dell’Assoluto avviene in maniera immediata, non ragionata. Sensibile perché l’arte si manifesta attraverso forme sensibili. Hegel individua tre momenti della storia dell’arte che si differenziano fra di loro nel rapporto fra contenuto (ovvero intuizione dell’Assoluto) e forma (ovvero la tipologia della materia artistica).

arte simbolica: con questo termine Hegel si riferisce all’arte delle civiltà dell’Antico Oriente. È definita simbolica perché lo scopo è utilizzare la materia artistica per riferirsi a significati astratti. Quest’arte è caratterizzata da un eccesso della forma (pensiamo ad esempio alle piramidi) rispetto al contenuto. Detto in altri termini: l’intuizione dell’assoluto è ancora debole e per esprimerla si utilizza una quantità eccessiva di materia, spesso in maniera sfarzosa

arte classica: termine con cui ovviamente Hegel pensa all’arte dell’antichità greca. Qui abbiamo un equilibrio fra contenuto e forma. Ovvero vi è un rapporto perfetto fra il contenuto che si vuole esprimere e la materia utilizzata. È un’arte dunque pienamente armonica, in cui non vi è nessun eccesso: basti pensare alle opere della statuaria greca, che rimandano sempre all’idea di equilibrio e serenità.

arte romantica: termine con cui Hegel parla in generale dell’arte che si sviluppa nell’Europa prima medievale e poi moderna. Qui di nuovo vi è uno squilibrio fra contenuto e forma, ma stavolta a vantaggio del contenuto. Nell’arte romantica si è infatti raggiunto un livello così denso di comprensione dell’Assoluto, che la forma sparisce di fronte ad esso. Le forme più avanzate di questa arte sono infatti la musica e la poesia, ovvero forme artistiche in cui la materia sensibile è sostanzialmente sparita.

Oltre l’arte romantica non vi è più possibilità di esprimere l’Assoluto attraverso l’arte. Hegel introduce il concetto di “morte dell’arte”. Nell’arte romantica si è infatti raggiunto il limite estremo della forma artistica, una volta che questa si è dissolta nelle parole e nella musica. Per arrivare a esprimere l’Assoluto l’arte romantica ha perso la possibilità dell’equilibrio estetico che apparteneva all’arte classica (pensiamo ad esempio a quadri come “L’urlo” di Munch). Questo vuol dire che raggiunto questo estremo, l’Assoluto non può più esprimersi attraverso l’arte ma appunto necessita di altre vie, che sono quelle già citate della religione e della filosofia.

2) Si passa così alla religione, che è descritta da Hegel come rappresentazione dell’Assoluto.
Per rappresentazione si intende il fatto che l’Assoluto è descritto in maniera metaforica, una metafora che assume la forma della divinità e il modo di rappresentare questa divinità.
La religione è qualcosa a metà strada fra l’espressione dell’Assoluto attraverso forme sensibili e una rappresentazione puramente concettuale che è la filosofia.

Lo sviluppo della religione avviene attraverso quattro stadi:

religione naturale: le prime forme religiose, in cui i fenomeni naturali assumono sembianze divine

religioni della libertà: definizione con cui Hegel si riferisce alle religioni dell’antico Oriente, ad esempio quella egizia, in cui la divinità è espressa ancora dentro alla natura, ma in cui comunque vi è l’intuizione della libertà del divino, inteso ora come spirito libero

religioni dell’individualità spirituali: dal giudaismo alla religioni greca e romana, in cui la divinità è espressa attraverso le sembianze umane

religione assoluta: che per Hegel è la religione cristiana, ovvero la religione che intende Dio come spirito infinito. La religione cristiana è la forma più piena di comprensione dell’Assoluto perché da un lato attraverso la figura di Cristo è in grado di pensare il rapporto fra finito e infinito, dall’altro attraverso la triade Padre-Figlio-Spirito Santo è in grado di comprendere la natura dialettica dello spirito. In altri termini la religione cristiana si fonda su quei pilastri, il rapporto finito-infinito e la dialettica, che sono propri della struttura dello spirito, secondo i canoni dell’idealismo di Hegel.

Il limite della religione cristiana, e in generale della religione, è che però è limitata da due punti di vista:

1. pensa alla divinità come un qualcosa di separato dal mondo, mentre per l’idealismo di Hegel questa separazione non ha senso

2. non è in grado di dare una piena comprensione dell’Assoluto, nel momento in cui ricorre al dogma quando non è in grado di spiegare Dio, mentre per l’idealismo ogni aspetto dell’Assoluto è comprensibile, secondo lo schema per cui il reale è razionale

La religione quindi trova anch’essa un limite nella rappresentazione dell’Assoluto, che a questo punto deve percorrere una terza strada, quella della filosofia.

3) La filosofia è descritta come espressione dell’Assoluto attraverso concetti, ovvero attraverso il pensiero razionale. Qui la comprensione dell’Assoluto giunge alla sua più piena espressione in quanto non deve ricorrere né alla mediazione di forme sensibili, come l’arte, né alla metafora rappresentativa, come nella religione. La filosofia invece è puro pensiero che coglie l’intima natura razionale dello spirito.
Per filosofia, Hegel si riferisce all’intera storia della filosofia. I singoli passaggi filosofi rappresentano i vari tasselli della comprensione dell’assoluto.
Attraverso l’idea che la filosofia rappresenti la più adeguata comprensione dello spirito, Hegel non fa che ribadire i pilastri del suo pensiero. Come abbiamo visto nell’introduzione al pensiero di Hegel, la filosofia ha infatti il compito di giustificare la realtà, ovvero di ricostruire i passaggi razionali del compiersi dell’Assoluto, rintracciando così il costante legame tra razionale e reale.

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