Nell’anno 800 Carlo, re dei Franchi, viene incoronato imperatore dei Romani. Ripercorriamo le tappe di questa vicenda attraverso le voci dell’epoca e vediamo quali sono le eredità di questa storia.
l’viii secolo
Se guardiamo all’Europa della metà dell’VIII secolo, la scena è dominata da due grandi potenze e da un mosaico confuso di popoli.
Le due potenze sono gli Arabi e i Bizantini.
Gli Arabi, in pochi decenni, hanno costruito un impero vastissimo: partiti dalla penisola arabica, hanno attraversato tutto il Nordafrica e sono arrivati fino alla Spagna.
A Oriente resistono i Bizantini. Loro non si chiamano così, però: si definiscono “Romani”, perché si considerano gli eredi diretti dell’Impero Romano. La loro capitale è Costantinopoli, la lingua ufficiale è il greco, e la loro civiltà è ancora raffinata e potente.
Per il resto, l’Europa è una costellazione in movimento:
- in Scandinavia vivono i popoli vichinghi, ancora lontani dalle grandi incursioni che sconvolgeranno il continente;
- in Britannia si sono insediati angli e sassoni;
- nell’Europa centro-orientale troviamo Avari, Sassoni, Slavi e Bulgari;
- in Italia, ci sono i bizantini, ma soprattutto i Longobardi.
E poi, al centro, una nuova potenza in ascesa: i Franchi.
chi erano i franchi?
I Franchi erano una delle tante genti germaniche — per i Romani erano “barbari” — entrate nell’Impero Romano d’Occidente nel V secolo, e insediatesi nella Gallia settentrionale.
Un cronista del VI secolo, Gregorio di Tours, scrive nella sua Historia Francorum:
“Il popolo dei Franchi, forte in battaglia e fedele nei patti, fin dai tempi antichi si è distinto tra le genti barbare.”
Alla fine del V secolo, le varie tribù franche furono riunite da Clodoveo, che avviò un processo di espansione in tutta la Gallia. La sua mossa più importante fu la conversione al cristianesimo cattolico, un fatto che favorì l’integrazione con la popolazione romana locale e ottenne l’appoggio del clero.
I suoi discendenti, i re Merovingi, non seppero però mantenere saldo il regno. Nel corso del VII secolo emerse una nuova famiglia di grandi aristocratici e uomini d’arme: i Pipinidi, capeggiati da Pipino di Herstal.
Il figlio di Pipino, Carlo Martello, passò alla storia per la vittoria sugli Arabi a Poitiers (732), e riuscì a ricomporre l’unità dei Franchi. Suo figlio, Pipino il Breve, fece un passo decisivo: nel 754 si fece incoronare re dal papa, con l’unzione sacra, suggellando così un’alleanza tra la dinastia carolingia e la Chiesa.
Perché questa alleanza? Perché il papato a Roma si sentiva minacciato dai Longobardi e non poteva più contare sulla protezione dei Bizantini. I Franchi divennero quindi i nuovi garanti della sua indipendenza.
l’ascesa di carlo
Alla morte di Pipino (768), il regno passò ai due figli, Carlo e Carlomanno, secondo la tradizione di spartizione tra gli eredi. Ma Carlomanno morì tre anni dopo, lasciando a Carlo, poco più che ventenne, il regno intero.
Chi era quest’uomo che sarebbe diventato Carlo Magno?
Eginardo, suo biografo e amico, lo descrive così nella Vita Karoli:
“Era di statura alta, non sproporzionata… aveva occhi grandi e vivaci, il volto sempre sereno e gioviale.”
Vestiva con semplicità, secondo le usanze franche: tunica corta, brache, mantello, e d’inverno pelli di lontra e martora.
Aveva una serie di grandi passioni: le donne, la caccia e la carne innanzitutto. Anzi, di carne cacciata ne mangiava fin troppo, tanto che le cronache ci raccontano che” spesso si lamentava dei medici perché non gli permettevano di indulgere troppo.”
Un’altra passione erano poi i bagni. Spesso organizzava bagni collettivi con decine di persone del suo seguito: un re quindi vigoroso, vitale, carismatico.
le conquiste di carlo
Sotto la sua guida i Franchi iniziarono un’espansione senza precedenti:
- sconfissero i Longobardi (774), conquistando gran parte d’Italia;
- combatterono una durissima guerra contro i Sassoni, durata oltre trent’anni
- distrussero il potere degli Avari in Pannonia (796).
Organizzò anche campagne in Spagna contro i musulmani, creando la Marca Hispanica come zona cuscinetto oltre i Pirenei. Ma delle spedizioni oltre i Pirenei rimane celebre la battaglia di Roncisvalle (778), quando tornando verso la Francia la retroguardia franca fu annientata. Non furono però i musulmani, come narrerà più tardi la leggenda che avrebbe dato vita alla Chanson de Roland, ma i Baschi, cristiani e montanari indomabili.
Alla fine delle sue guerre, Carlo regnava su un territorio immenso: dalla Spagna nord-orientale alla Germania, dall’Italia settentrionale all’Austria, includendo Francia, Belgio, Olanda e Svizzera. Tutte le popolazioni sotto il suo dominio furono convertite al cristianesimo. Chi, come molti sassoni si rifiutò, fu passato per le armi. Lo stesso Carlo decapitò molti sassoni che rifiutarono la conversione.
l’incoronazione imperiale
Il giorno più importante della sua vita fu il Natale dell’anno 800. A Roma, papa Leone III lo incoronò “Imperatore dei Romani”.
Ma come andò davvero quella cerimonia? Le fonti non sono concordi.
- Gli Annales regni Francorum (fonti ufficiali franche) registrano sobriamente:
“Carlo, per grazia di Dio, coronato grande e pacifico imperatore dei Romani.” - Eginardo, il suo primo biografo, invece, racconta un altro punto di vista:
“Egli dichiarò che se avesse potuto prevedere l’intenzione del pontefice, quel giorno non sarebbe entrato in chiesa.” (Vita Karoli, cap. 28)
Secondo lui, Carlo fu colto di sorpresa: non desiderava apparire come colui che aveva ricevuto la corona dal papa e in qualche modo si fosse dunque sottomesso a lui - Il Liber Pontificalis (la cronaca papale) invece ribalta la prospettiva: Leone III è descritto come il vero iniziatore, colui che, nell’incoronare Carlo, salvò la dignità imperiale romana in Occidente.
Queste differenze sono rivelatrici: per i Franchi, Carlo doveva apparire indipendente dall’autorità papale; per la Chiesa, invece, era importante mostrare che fosse il papa a dare la corona.
In ogni caso, con l’incoronazione nasce così quello che sarà chiamato Sacro Romano Impero.
Ma attenzione: non era una copia dell’antico Impero Romano. La capitale non era Roma, ma Aquisgrana, cuore della corte carolingia. Il centro dell’impero non era il mediterraneo ma l’Europa centrale. E il fondamento era la cristianità: Carlo si considerava difensore e diffusore della fede cattolica.
L’incoronazione creò problemi con i Bizantini poi, visto che anche loro si attribuivano il titolo di imperatori dei romani. Ma nell’800 governava una donna, Irene, e per i Franchi una donna non poteva essere considerata a tutti gli effetti un “imperatore”. Quando Irene fu deposta e tornò sul trono un uomo la cosa si risolse con qualche schermaglia militare e poi un accordo: Carlo ottenne il riconoscimento in cambio della rinuncia a Venezia e alla Dalmazia.
il governo di carlo
Carlo non poteva contare sull’antica burocrazia romana. Così per amministrare il suo impero creò una struttura nuova:
- il territorio fu diviso in contee, affidate ai conti;
- ai confini, zone di frontiera dette marche, governate dai marchesi;
- per controllare i funzionari, istituì i missi dominici, inviati speciali — un laico e un ecclesiastico insieme — incaricati di vigilare sul rispetto delle leggi.
A proposito dei missi Eginardo scrive:
“Perché non sorgessero ingiustizie… stabilì che uomini fidati, in coppia, girassero per il regno, per controllare se le leggi e i suoi ordini fossero rispettati.” (Vita Karoli, cap. 28)
Un altro modo per controllare i suoi funzionari fu la creazione del rito dell’omaggio, in cui il vassallo si inginocchiava, giurava fedeltà e riceveva in cambio la protezione di Carlo. Questo legame personale fu la base di quello che più avanti divenne il sistema feudale.
Infine, per governare il suo territori, Carlo emanava i capitolari, leggi che regolavano ogni aspetto della vita: dal pagamento della decima all’obbligo di scuole per i figli dei sudditi.
la rinascita carolingia
Carlo non era un uomo di grande cultura personale. Eginardo racconta:
“Tentò anche di scrivere, tenendo tavolette sotto il cuscino… ma l’età avanzata non gli permise di riuscirvi.”
Capì però che un impero aveva bisogno di cultura. Radunò ad Aquisgrana i migliori studiosi, come Alcuino di York, fondò scuole e impose che i monasteri copiassero i testi antichi.
Fu in questo clima che nacque la minuscola carolina, una scrittura ordinata e leggibile, che è alla base dei nostri caratteri moderni.
Questo rinnovamento prende il nome di Rinascita carolingia.
l’eredità di carlo
Carlo morì nell’814. Gli succedette il figlio Ludovico il Pio. Ma già dopo pochi decenni l’impero cominciò a frantumarsi.
Eppure, l’eredità di Carlo resta immensa.
Viene ricordato come il padre dell’Europa, perché sotto il suo regno iniziò a formarsi l’idea di una comunità europea fondata sulla fede cristiana, sulla cultura e su istituzioni comuni.
Grande merito per avere capito che la cultura è importante anche a fini pratici, come unificare lingua e scrittura. Bell’articolo … 🙂
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