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Fra IX e X secolo in Europa si avviano una serie di trasformazioni che cambiano radicalmente l’andamento demografico ed economico. Questa trasformazione è uno degli elementi chiave per comprendere il passaggio al Pieno Medioevo, che si traduce in un rilancio economico, politico e sociale del mondo europeo


CONTENUTI

ECONOMIA E DEMOGRAFIA NELL’ALTO MEDIOEVO

Le caratteristiche principali del mondo europeo nell’Alto Medioevo sono:
1. Una ristagnazione demografica
2. Una scarsa circolazione delle merci
3. Una scarsa circolazione monetaria, con ampio ricorso al baratto e l’utilizzo di una coniazione monetaria legata all’argento
4. Un collasso delle vie di comunicazione, che cadono in disuso e spesso non sono soggette alla necessaria manutenzione
5. Una produzione urbana molto debole, con un generale spopolamento delle città
6. Una produzione legata principalmente alle curtes, ovvero le ville che rappresentano delle unità economiche quasi autosufficienti e in cui la produzione agricola è principalmente a livello della sussistenza
Fra IX e X secolo questa situazione inizia a mutare e dall’XI secolo il quadro europeo è ormai in netta ripresa sia sul piano della crescita demografica che quella economica

RIPRESA DEMOGRAFICA E DELLA PRODUZIONE AGRICOLA

Dall’XI al XIV secolo la popolazione europea, dopo secoli di stagnazione, passa da circa 30-40 milioni di abitanti a circa 70: in questa crescita non si assiste tanto ad un aumento della natalità quanto ad una diminuzione della mortalità. Allo stesso tempo all’interno del mondo agricolo si assiste alla transizione da un’economia di sussistenza a una produzione in grado di generare eccedenze che possono essere vendute.
Alcuni motivi che giustificano questa crescita possono essere individuati da un lato nella diminuzione di razzie e saccheggi tradizionalmente prodotti da popolazioni come gli ungari, i vichinghi e i saraceni, dall’altro nel miglioramento del clima. Ma al di là di questi fattori quello che si innesca è un vero e proprio circolo virtuoso in cui la ripresa demografica spinge la crescita della produzione agraria e viceversa.

INNOVAZIONI TECNOLOGICHE ED ESTENSIONE COLTIVAZIONI

Oltre che dal miglioramento climatico, l’aumento della produzione agraria può essere in parte spiegato dall’introduzione di nuove tecniche agrarie (come il passaggio dalla rotazione biennale a quella triennale), nuove tecnologie (come l’aratro pesante) e l’estensione di strumenti già in uso (come i mulini ad acqua e poi a vento).
Questi cambiamenti non giustificano però da soli l’aumento della produzione agraria e peraltro vengono introdotti solo in alcune aree europee (in particolare nelle aree del Nord, come le Fiandre, l’Inghilterra, la Germania, la Francia settentrionale).
Più che ad un aumento intensivo della produzione agraria assistiamo piuttosto ad aumento estensivo, ovvero vengono messe a coltivare nuove terre, il che è possibile proprio per l’aumento della popolazione. Bonifiche di paludi, disboscamenti, colonizzazione di aree fino a quel momento deserte o comunque abitate da popolazioni ostili (in particolare verso l’est della Germania fino alle regioni baltiche, o il sud dell’attuale Austria) cambiano il paesaggio e aumentano in maniera consistente le aree messe a coltivazione.
Protagonisti di questa spinta sono da un lato gli ordini monacali che fondano monasteri in nuovi insediamenti e con essi si ha la spinta alla messa a coltivazione di nuove aree, dall’altro i signori laici. Questi agiscono in due direzioni. All’interno delle loro ville aumentano la pars massaricia (ovvero quella data in affitto ai lavoratori delle terre) e cambiano i rapporti con i lavoratori: questi spesso smettono di essere servi legati alla terra e che ricambiano il signore con canoni in natura e iniziano a essere uomini liberi che pagano il loro affitto in denaro attraverso regolari contratti. Ma, soprattutto, i signori stessi spingono gli abitanti delle loro terre a emigrare e fondare nuovi insediamenti nelle loro terre: questo fenomeno produce la nascita di città nuove attraverso la stipula di franchigie, ovvero accordi che garantiscono queste comunità privilegi come il non essere sottoposti alla giurisdizione del signore o non dover pagare imposte. Questi nuovi insediamenti verranno detti appunto o villanove (=città nuove) o borghi franchi.

URBANIZZAZIONE E PRODUZIONE ARTIGIANALE

L’aumento della popolazione produce un fenomeno di riurbanizzazione. Il mondo medievale rimane un mondo in cui la maggioranza della popolazione vive in campagna, ma la demografia urbana torna ad aumentare. I motivi principali sono:
-l’aumento della produzione agraria che libera forza-lavoro dalle terre, forza-lavoro che può trasferirsi in città e avviare nuove attività lavorative
-la possibilità di avere maggiori libertà trasferendosi in città (già esistenti o, come abbiamo visto, di nuova creazione) e sottrarsi agli obblighi signorili
Questo processo fa sì che vengano aperte botteghe e rilanciati i tassi della produzione manifatturiera.

IL RILANCIO DEI COMMERCI

L’aumento della produzione agraria produce eccedenze che possono essere immesse nel mercato. Allo stesso tempo l’aumento della produzione manifatturiera produce beni che possono essere venduti ad un mercato sempre più in crescita.
Tutto questo fa sì che nel passaggio dall’Alto al Basso i commerci vedano un rilancio esponenziale.

LA FIGURA DEL MERCANTE

Grande protagonista di questa ripresa dei commerci è la figura del mercante. Oltre ai mercati che si svolgono settimanalmente nei villaggi, infatti, si attivano scambi commerciali su vasta scala che sono resi possibili grazie all’intraprendenza di queste figure. Grazie ai mercanti le merci girano mettendo in contatto le diverse aree d’Europa, del Mediterraneo e anche oltre.
Un esempio di questo girare delle merci sono le grandi fiere internazionali che si svolgono tipicamente una volta all’anno in regioni come le Fiandre (nei Paesi Bassi) o della Champagne (a est di Parigi). Queste fiere diventano punti di incontro fra le merci che provengono dall’area del Nord (dove si svolgono i commerci nel Mar del Nord e nelle regioni settentrionali) e quelle che provengono dall’Europa del Sud e dall’area del Mediterraneo.
Un altro esempio sono i grandi scambi fra aree politiche diverse. La ricerca di beni di lusso da parte di classi sociali elevate sempre più ricche, spinge infatti i mercanti a entrare in contatto o col mondo arabo o col mondo bizantino e, attraverso questo, il mondo orientale, tutte aree in cui circolano merci introvabili in Europa e particolarmente preziose, come ad esempio le spezie. Fra i maggiori protagonisti di questi scambi vi sono le repubbliche marinare italiane, come Amalfi e Pisa prima, e soprattutto Genoa e Venezia poi che diventano veri imperi commerciali in grado di mettere in contatto mondi diversi.

LE RETI VIARIE E I MIGLIORAMENTI NELLA NAVIGAZIONE

Causa e conseguenza di questi commerci su larga scala, in un circolo virtuoso, sono i miglioramenti che permettono i trasporti su vasto raggio.
Con la ripresa dei commerci terrestri vengono ripristinate o aperte nuove strade e i vari signori locali si impegnano a garantire la difesa dei mercanti in transito.
A loro volta, i commerci marittimi sono più facili grazie al miglioramento delle tecniche della navigazione, anche per l’introduzione di nuovi strumenti come la bussola o di carte nautiche più precise.

NUOVI STRUMENTI FINANZIARI

Infine, come conseguenza della ripresa dei commerci assistiamo a un riformarsi del mondo monetario e finanziario.
Innanzitutto, assistiamo alla ripresa della coniazione di monete in maniera più intensa, per favorire scambi fra aree diverse in cui non sarebbe pensabile ricorrere al baratto. Grazie agli scambi col mondo arabo e bizantino poi, torna a circolare l’oro in maniera sempre più stabile: questo porta un po’ alla volta al ritorno alla coniazione aurea accanto a quella in argento. Nel 1231 Federico di Svevia fa coniare una moneta d’oro nel regno di Sicilia, l’augustale. Su questa strada proseguiranno altre realtà politiche, come ad esempio Genoa col genoino, Venezia col ducato, Firenze col fiorino e la Francia con lo scudo.
Oltre alle monete assistiamo poi all’introduzione di nuovi strumenti finanziari. Uno ad esempio è la lettera di cambio, che permetteva ai mercanti di depositare una certa somma in una città e riottenerla in un’altra città dietro al pagamento di un certo interesse; oppure la creazione di compagnie commerciali finanziate da una serie di soci che investivano nelle spedizioni. Tutto questo porta alla nascita di un primo sistema bancario che vede l’ascesa di grandi famiglie, come ad esempio i Medici di Firenze.


LE FONTI

In questo calendario di epoca medievale possiamo vedere la raffigurazione dei diversi mesi:
-Gennaio e febbraio = mesi in cui non si può coltivare, si svolgono attività come la raccolta della legna
-Marzo = si sistema la vigna, si potano gli alberi
-Aprile = tosatura delle pecore
-Maggio e Giugno = si falcia l’erba
-Luglio = si miete il grano
-Agosto = si procede alla trebbiatura
-Settembre = semina e poi vendemmia
-Ottobre = spremitura dei grappoli per ottenere il vino
-Novembre = maiali al pascolo
-Dicembre = vengono abbattuti i maiali


Estratto da Libro di buoni costumi scritto dal mercante Paolo da Certaldo nel XIV secolo. Il libro è una raccolta di 388 precetti che fanno emergere la mentalità dei mercanti dell’epoca

Precetto 142: Molto ti guarda di non ispendere più che abbi il podere; sempre vogli ogni anno avanzare il quarto, non fallare mai di fare ragione di spese non usate che possono venire altrui a dosso, e per quelle spese serbare ogni anno il quarto, sì che, quando vengono, tu abbi di che farle senza toccare possessioni o’l tuo patrimonio o’l mobile che ti fu lasciato. Le dette spese non usate ne la casa e non continue sono queste: condannagioni, spese di brighe (ndr, liti), malattie; e anche, fanciulle a maritare. E anche, perché la famiglia sempre cresce, però si vuole avanzare e mettere innanzi quanto puoi con giusto modo.

Estratto da un contratto stipulato nel 1367 tra Toro di Berto di Tieri da Firenze e Francesco di Marco Datini da Prato

Al nome di Dio. Amen. Sia manifesto a ciascuna persona che leggerà o udirà leggere questa scritta come noi Toro di Berto di Tieri da Firenze per una parte, e Francesco di Marco da Prato per l’altra parte, i detti due nominati sono d’accordo di puro e di buono animo di fare compagnia insieme in Vignone [= Avignone] questo dì Lunedì XXV [= 25] d’Ottobre, anni MCCCLXVII [= 1367] con questi patti e convenienti ordini che appresso diremo, cioè saranno scritti dalle nostre mani proprie; i quali patti e convenienti ordini l’uno a l’altro promette di osservare e mantenere per la loro fè [= fede], e a ciò non venire contro né fare cosa veruna la quale fosse contro detti patti e convenienti e ordini che appresso saranno scritti, i quali ciascuno di loro promette di osservare e mantenere per tre anni prossimi a venire ch’hanno ordinato e vogliono che la detta compagnia duri, e più dove d’accordo ne sono insieme. In prima i detti compagni sono d’accordo, che per la prima parte Toro di Berto di Tieri debba mettere nella detta compagnia e tenere fermo fiorini du’ milia cinquecento d’oro; i qua’ danari mette in mercatanzie e masserizie e di contanti ch’hae di suo proprio in Vi- gnone […]; e sono d’accordo che la persona di detto Toro si debbia adoperare nella detta compagnia senza niuno salaro addomandare alla compagnia. E per l’altra parte Francesco di Marco sopradetto deb- bia mettere nella detta compagnia e tenere fermo fio- rini du’ milia cinquecento d’oro, i quali denari mette in mercatanzie e masserizie e denari contanti ch’hae dei suoi proprio in Vignone […]; e sono d’accordo che la persona di detto Francesco si debbia adoperare nella detta compagnia sanza niuno salaro addomanda- re alla compagnia. E questi denari, che sono fiorini cinquemila di oro, i detti compagni sono d’accordo di trafficargli e d’usargli in detta compagnia imprimamente [= prima di tutto] in tre botteghe ch’hanno questo dì XXV d’Ottobre in Vignone […]. Ed ancora detti compagni debbono trafficare e usare in Firenze o in ogni altra parte e luoghi dove credessono e avvisassono fare bene e utile della compagnia, secondoché d’accordo ne saranno insie- me di fare per lo tempo avvenire, ma niuno di detti possa prendere traffico veruno senza consentimento dell’altro compagno.


LA STORIOGRAFIA

Estratto da La rivoluzione commerciale nel Medioevo, di R.S. Lopez


Una rivoluzione economica non ha contorni così netti come una rivoluzione politica. La Dichiarazione di Indipendenza e La ricchezza delle nazioni di Adam Smith sono entrambe del 1776; ma mentre nessuno può contestare che la rivoluzione americana ebbe inizio nel 1776 e si concluse nel 1783, sarebbe impossibile indicare con la stessa esattezza una data di partenza e una data di arrivo della rivoluzione industriale, come sarebbe difficile separarne lo svolgimento dalle epoche di espansione economica che la precedettero e la seguirono. Lo stesso vale per la rivoluzione commerciale, un concetto che non è ancora da tutti pienamente accettato alla stessa stregua di quello di rivoluzione industriale, soprattutto
perché molti storici dell’economia hanno scarsa dimestichezza con i secoli che precedettero l’età moderna e sono poco portati a vedere dei cambiamenti là dove la mancanza di dati statistici attendibili limita la possibilità di ricerche di ordine quantitativo.
Ma la quantità è solo una dimensione della storia e non consente di introdurre periodizzazioni nette in un lunghissimo periodo di espansione durato quasi un millennio. A partire dal secolo X l’economia europea è stata in continuo sviluppo, salvo un intervallo di circa duecento anni (dalla metà del secolo XIV alla metà del XVI, anche se lo scarto non è esattamente lo stesso per tutti i paesi d’Europa).
Certo, le cifre del nostro tempo fanno apparire modeste quelle della rivoluzione industriale, e queste, a loro volta, sono di gran lunga superiori alle cifre della rivoluzione commerciale; ma la reazione a catena di un certo numero di fattori che si condizionano e si rafforzano a vicenda non presenta variazioni sostanziali da un periodo all’altro. La popolazione cresce, la produzione pro capite aumenta a ritmo
sostenuto, la tecnologia progredisce, i mezzi di pagamento e di trasporto diventano più rapidi; in modo contraddittorio, ma senza che i due fenomeni risultino incompatibili, il capitale si concentra in poche mani e il consumo si allarga a strati della popolazione che, fino a quel momento, erano vissuti in condizioni di inferiorità; regioni sottosviluppate vengono coinvolte nel moto generale di rinnovamento; il processo di sviluppo economico investe sempre più profondamente la struttura sociale, i modelli culturali, l’intero
modo di vita.
Per poter definire la rivoluzione commerciale come qualcosa di diverso dalle fasi più recenti di espansione economica, dobbiamo prendere in considerazione, più che le differenze quantitative, i mutamenti qualitativi. Come, durante il processo di industrializzazione, la funzione dirigente passò nelle mani degli industriali, così la rivoluzione commerciale trasferì la direzione dell’economia dai proprietari terrieri ai mercanti. Ciò non significa, peraltro, che i mercanti diventassero – in tutta Europa – la classe più ricca, più potente, più numerosa o (quanto meno) più prestigiosa. In realtà, nel corso della rivoluzione commerciale, l’agricoltura non perdette mai la sua preminenza come fonte di occupazione e mezzo di
sostentamento della stragrande maggioranza della popolazione; ancora molti anni dopo l’inizio della rivoluzione industriale, il predominio dell’agricoltura doveva continuare in larga parte d’Europa.
Il commercio diventò, tuttavia, fra il secolo X e il XIV, il settore più dinamico dell’economia in un numero crescente di paesi, e i mercanti furono i principali promotori di questa trasformazione. Come avvenne più tardi per il processo di industrializzazione, i rapporti commerciali non si diffusero ovunque in modo uniforme […].

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