Heidegger e il problema della tecnica

Nella sua elaborazione del problema dell’essere, Heidegger afferma che il senso dell’essere si sia smarrito, la filosofia è andata incontro a un oblio dell’essere. Il problema principale che si è posto l’uomo è stato: perché le cose esistono? Da qui una costruzione metafisica errata, che ha posto l’accento sull’importanza dell’ente e ha dimenticato di comprendere cosa sia l’essere.

Qual è la connessione fra il problema dell’essere e la questione della tecnica?

Se i primi filosofi greci guardavano alla natura come orizzonte immutabile degli eventi, a partire dalla costruzione metafisica di Platone – e soprattutto dalla cultura cristiana – la natura è stata interpretata sempre di più come dominio dell’uomo. Il salto di qualità si ha con l’età moderna, quando ciò che fonda le cose del mondo diventa l’io – con la res cogitans cartesiana. La stessa filosofia di Nietzsche, che si vuole presentare come superamento della metafisica, è in realtà in continuità con questa strada, perché nello stesso momento in cui afferma che nulla vi è fuori dal mondo, sostiene che è l’oltreuomo, tramite la volontà di potenza, a dare un significato al mondo.

Questa strada filosofica ha condotto alla civiltà attuale che è dominata dalla tecnica, in quanto tale percorso filosofico si è concentrato sulla capacità dell’uomo di dominare la natura.

Come è evoluta la tecnica nel corso della storia?

La tecnica è di base ciò che permette all’uomo di disporre della natura. In questo senso la tecnica è una forma di disvelamento = mostra qualcosa che prima non c’era, producendo qualcosa di nuovo. Nel corso dei secoli vi è però stato un cambiamento fondamentale. Per gli antichi la natura è ciò che produce: la tecnica è qualcosa che si limita ad assecondare la natura (ad esempio la natura produce il vento e l’uomo tramite il mulino lo sfrutta). Con la tecnica moderna vi è però un salto qualitativo: la natura viene modificata a vantaggio dell’uomo, diventa un fondo a disposizione dell’uomo (ad esempio: il vento viene immagazzinato sotto forma di energia, per poter poi essere utilizzato a piacimento).

Qual è il rapporto tra tecnica ed essere nell’età moderna?

In questa nuova accezione la tecnica diventa il senso della nostra epoca. Dunque la tecnica moderna è il modo in cui l’uomo si rapporta all’essere nel presente: l’uomo non attende più che l’essere si manifesti, ma lo fa manifestare a suo piacimento.

Cosa intende Heideggere con il termine Gestell e quali rischi e opportunità ravvisa nell’evoluzione della tecnica?

Heidegger usa il termine Gestell per descrivere l’essenza della tecnica moderna. In tedesco questa parola significa piedistallo, scaffale, ma Heidegger la ricompone dandole il significato di totalità del porsi tecnico. In altre parole: la tecnica intesa come Gestell è una sorta di enorme macchina al servizio della volontà di potenza dell’uomo.

Il pericolo in tal senso è che l’uomo perda il senso di sé stesso, dimentichi la sua essenza – come la descrive Heidegger – di pastore dell’essere. La tecnica infatti non è nelle mani dell’uomo in realtà, è solo un modo di manifestazione dell’essere: dimenticandosi questo, l’uomo finisce per pensarsi egli stesso padrone della natura.

Ma in questo profondo rischio di smarrimento di sé, l’uomo nella tecnica moderna può trovare un nuovo e più intenso spiraglio di luce: perché la tecnica moderna rivela l’essere in una maniera totalmente nuova. In questo senso la tecnica offre la possibilità di aprire strade filosofiche da percorrere per comprendere il disvelamento dell’essere.

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