Nel corso dell’Ottocento l’Europa conosce una trasformazione fondamentale: la sua economia da agricola diventa principalmente industriale.
L’epicentro di questo storico processo è l’Inghilterra, dove ha origine lo sviluppo della industrializzazione, in un periodo compreso fra la seconda metà del Settecento e l’inizio dell’Ottocento.
La portata degli eventi è tale che si utilizza la definizione di prima rivoluzione industriale.
Il termine rivoluzione indica che:
-il processo che si mette in atto produce un cambiamento radicale nel sistema produttivo del Paese
-questo processo avviene in un arco di tempo relativamente ristretto
L’industrializzazione inglese
Il primo settore che conosce un processo di industrializzazione è quello tessile. Quello inglese è infatti un mercato che richiede un numero crescente di prodotti tessili e il sistema produttivo pre-industriale non è in grado di soddisfare questa domanda.
Questa necessità spinge alla ricerca di una serie di innovazioni tecnologiche che portano a un cambiamento radicale: la produzione comincia ad essere meccanizzata, con la conseguenza di un aumento consistente dei beni immessi nel mercato e un abbattimento dei loro costi.
Ad avviare questa innovazione è John Kay che nel 1733 brevetta la spoletta volante. A partire da questa prima macchina si succedono una serie di ricerche che portano nel 1785 all’invenzione del primo telaio interamente meccanizzato da parte di Edmund Cartwrigth.

La forte crescita del settore tessile attira una crescente serie di investimenti. Questi si tramutano in costruzione di fabbriche, ovvero locali ampi in grado di concentrare in un solo luogo un ampio meccanismo produttivo.

Questa trasformazione è accompagnata da un’altra fondamentale innovazione: l’invenzione della macchina a vapore che permette di trasformare in energia il carbone. Questa invenzione ha come protagonista principale James Watt e, a partire dalla fine del XVIII secolo, il suo utilizzo comincia ad avere vasta diffusione.

A sua volta il carbone è centrale in un altro settore, ovvero quello siderurgico. Attraverso l’energia sprigionata dal carbone è infatti possibile lavorare in maniera più efficiente il ferro
Due sono le applicazioni principali della macchina a vapore e della crescita siderurgica che hanno le conseguenze più importanti:
1. nelle fabbriche stesse, con la meccanicizzazione della produzione
2. nel mondo dei trasporti con l’introduzione del battello a vapore e, soprattutto, dei treni, che rappresentano l’altro grande simbolo della prima rivoluzione industriale (nel 1825 l’Inghilterra inaugura la prima tratta ferroviaria)

Le cause dell’industrializzazione
A questo punto dobbiamo chiederci quali sono le cause dell’industrializzazione inglese e le sue conseguenze.
Per quanto riguarda le cause queste sono molteplici e vanno ricercate negli sviluppi dei decenni precedenti:
1. una lunga trasformazione nel settore agricolo = sin dal Cinquecento inizia uno sfruttamento diverso delle campagne con l’introduzione delle recinzioni, che eliminano i terreni comuni (queste terre non sono quindi più messe a disposizione dei contadini per il proprio fabbisogno, ma vengono utilizzati dai proprietari per mettere a profitto nuove produzioni). Questo fenomeno rappresenta il passaggio da un’economia di tipo feudale a una di tipo capitalista, ovvero da una economia di comunità a una di profitto individuale
2. I profitti permessi dalla trasformazione agricola permettono un accumulo di capitali pronti ad essere investiti in altre attività
3. come effetto delle recinzioni vi è un peggioramento delle condizioni di vita per molti esponenti del mondo bracciantile, con la conseguenza che si produce un forte fenomeno migratorio verso le città, il che – unito a una crescita demografica – produrrà la presenza di ampia manodopera a basso costo pronta ad essere impiegata nelle fabbriche
4. una modernizzazione dell’economia che non aveva uguali nel resto dell’Europa, con l’introduzione di concetti come il libero mercato che ha origine nella diffusione della dottrina economica del liberismo che ha proprio nel Regno Unito la sua patria d’origine
5. un’ampia presenza di materie prime che sono centrali per la produzione di beni da immettere nel mercato. Questo materie prime vengono da un lato dal già vasto impero coloniale inglese, dall’altro sono presenti nel Regno Unito stesso, dove vi è ampia disponibilità di due risorse fondamentali per l’industrializzazione: il ferro e il carbone.
Le conseguenze dello sviluppo industriale inglese
Analizzate le cause dobbiamo infine analizzare le conseguenze dell’industrializzazione. Da un lato l’industrializzazione produce:
1. una forte crescita economico-produttiva del Regno Unito che rende la potenza inglese la più sviluppata a livello mondiale e le permette il salto definitivo allo status di prima potenza imperialista
2. dato che il modello inglese è fondato sui principi economici del liberismo, nella metà dell’Ottocento questo modello diventa centrale nell’economia mondiale, in quanto è preso da esempio e riferimento dagli altri Stati che vogliono emulare il successo inglese
3. la prima rivoluzione industriale travalica presto i confini inglesi: già a cavallo fra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento diversi paesi si avviano sulla strada dell’industrializzazione, come il Belgio, la Francia e la Svizzera
4. l’avvio di una intensa urbanizzazione, che ha anche in questo caso il suo epicentro nel Regno Unito: consideriamo, ad esempio, che nel 1800 solo 21 città europee superano i 100mila abitanti; cinquant’anni dopo queste sono diventate 43 e ben 10 si trovano nella sola Gran Bretagna.
L’altra faccia della medaglia in questo sviluppo industriale è rappresentato dall’emergere della cosiddetta questione sociale.
Il mondo delle fabbriche nasce infatti in un’assenza di regole, a cui si aggiunge il fatto che l’introduzione delle macchine rende meno necessario l’operaio qualificato a vantaggio del lavoratore non specializzato. Il tutto produce:
1. sfruttamento dei lavoratori, con condizioni di lavoro degradanti (in termini di salari, di orari e di sicurezza)
2. uno sfruttamento particolare del lavoro in fabbrica di donne e bambini
3. sviluppo delle periferie industriali, ovvero quartieri operai sovraffollati, con condizioni di sicurezza, di servizi e di igiene al di sotto di standard accettabili

Tutto questo porterà alla nascita del cosiddetto proletariato urbano che si accompagna a un malcontento sociale. Il tutto si tradurrà nello sviluppo di organizzazioni operaie che, attraverso strumenti di lotta come gli scioperi e la formazione di sindacati, cercheranno di ottenere un miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro