Heidegger: il problema dell’essere

Essere e Tempo si chiude lasciando aperta la domanda iniziale: che cosa è l’essere?

In Essere e Tempo Heidegger non risponde a questa domanda perché arriva alla conclusione che il linguaggio filosofico sia insufficiente a descrivere l’essere. Questa insufficienza è legata al fatto che nel corso del tempo, la filosofia si è posta il problema dell’essere in termini errati, producendo una metafisica falsata.

Qual è l’errore della metafisica secondo Heidegger?

A partire da Platone – col mondo delle Idee – la filosofia si è sempre preoccupata di chiedersi cosa produca gli enti (ovvero le cose del mondo). Con la metafisica si è affermata quindi l’idea che l’essere sia ciò che crea gli enti. E dunque si è affermata l’idea che l’essere abbia la stessa essenza degli enti.

Perché la metafisica si è posta su questa strada?

Perché l’uomo prova angoscia di fronte al nulla e prova a dare un senso alle cose. La metafisica si poggia dunque sul principio di causa: l’essere è pensato come la causa, gli enti come l’effetto (ad esempio: per Platone le Idee sono l’essere da cui scaturiscono gli enti del mondo).

Qual è la conseguenza di questa impostazione?

La conseguenza è che l’uomo ha perso il senso della domanda “cos’è l’essere?”. Per dirla con Heidegger: si è prodotto l’oblio dell’essere: invece di descrivere l’essere si sono descritti gli enti. Dunque si è persa quella che Heidegger definisce la differenza fra la verità ontologica (che appartiene all’essere) e la verità ontica (che appartiene agli enti).

Come rilegge il problema dell’essere Heidegger?

Ribaltando la questione: se l’ente è qualcosa di distinto dall’essere, vuol dire che l’essere è non-ente. In altri termini: l’essere è il niente. Se la metafisica tradizionalmente afferma che l’essere è distinto dal nulla, Heidegger invece afferma che “il niente e l’essere sono la stessa cosa”. Occorre dunque elaborare il problema del nulla per elaborare il problema dell’essere: l’uomo può farlo perché è in grado di porsi la domanda. Come dice Heidegger: l’uomo è il pastore dell’essere.

Come si può descrivere l’essere?

Se l’uomo ha la possibilità di interrogarsi sull’essere, non vuol dire che sia facile darsi una risposta. Occorre infatti elaborare un linguaggio nuovo, che non appartiene alla tradizione filosofica. Heidegger infatti non utilizza definizioni precise, ma immagini per descrivere l’essere. In particolare:

  1. L’essere è descritto come radura che permette l’apparire dell’ente = l’essere è ciò che lascia accadere l’ente, il suo rendersi visibile.
  2. L’essere accade nel tempo, dunque è evento = l’essere si mostra tramite gli eventi, muta, e muta il modo in cui viene pensato. Tanto che nel corso del tempo si utilizzano termini diversi per riferirsi all’essere (dal logos greco all’idea hegeliana, per fare degli esempi). In tal senso, dunque, vuol dire anche che l’essere è sempre connesso al tempo.
  3. L’essere in quanto evento, si manifesta e si nasconde al tempo stesso: nel momento stesso in cui si rivela tramite l’ente, l’essere si nasconde, perché l’ente cancella il non-ente.

Per provare dunque a riassumere concetti che sono molto complessi: secondo Heidegger l’essere è un qualcosa che non si mostra mai totalmente, un qualcosa che lascia accadere gli enti e che ci permette di coglierne l’esistenza. Ma nel momento stesso in cui si mostra tramite gli enti si nasconde: il suo mostrarsi nel presente è dunque sempre parziale, muta nel tempo producendo nuove forme di comprensione.

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