La filosofia nasce sempre da una domanda. La domanda che si pone Epicuro è: come si può raggiungere la felicità? Secondo Epicuro il raggiungimento della felicità è possibile solo se gli uomini riescono a liberarsi da alcuni timori:
- Il timore degli dei
- Il timore della morte
- Il timore del dolore
Individuato il problema, occorre ora chiedersi come risolverlo.
Per prima cosa, secondo Epicuro, occorre innanzitutto domandarsi come sia strutturata la natura.
E da questo punto di vista il filosofo riprende quasi totalmente la fisica di Democrito, secondo cui:
- Non c’è nulla fuori dalla materia
- La materia è composta totalmente da atomi infiniti
- Anche l’anima è materiale e composta da atomi
- Gli atomi si muovono nel vuoto seguendo leggi puramente meccaniche
- Il vortice infinito che muove gli atomi infiniti dà vita a mondi infiniti
- Gli dei non intervengono in questo movimento degli atomi
L’unica differenza, sotto questo punto di vista, è che:
-secondo Democrito à il movimento degli atomi è totalmente meccanico, per cui tutto accade in maniera necessaria
-secondo Epicuro invece à in questo movimento ci sono elementi di casualità che rendono possibile la libertà umana (è la teoria del clinàmen = ovvero la teoria della deviazione casuale degli atomi)
Tutto questo discorso è solo apparentemente slegato al problema della felicità, perché indirettamente risponde già ad esso. Infatti:
- Dal momento che gli dei sono disinteressati alla vita umana, all’uomo è possibile essere libero dal timore degli dei
- Dal momento che tutto è materia, la morte è una semplice assenza di sensazione, il che rende possibile all’uomo essere libero dal timore della morte
Resta però un problema: come sia possibile liberare l’uomo dal timore del dolore.
A questo punto Epicuro introduce il tema del piacere ed entriamo nel discorso etico della sua filosofia. La felicità infatti consiste nel piacere e quindi il piacere diventa l’unico criterio per determinare la distinzione fra bene e male. In tal senso l’etica epicurea è detta edonista. L’edonismo è infatti quella concezione secondo cui il fine della vita è il piacere.
Ma di che piacere parla in realtà il filosofo?
Secondo Epicuro esistono due tipi di piacere:
- Il piacere dinamico è legato alla soddisfazione di un bisogno, e quindi in tal senso è instabile, legato a un momento, non in grado di produrre una felicità costante, ma anzi di provocare per lo più insoddisfazione
- Il piacere stabile è una forma di piacere durevole. Esso è inteso semplicemente come assenza di dolore e permette di raggiungere:
- Lo stato di atarassia à ovvero l’assenza di turbamento dell’anima
- Lo stato di aponia à ovvero l’assenza di dolore del corpo
A questo punto si affaccia l’ultima domanda. Ovvero: come è possibile raggiungere questa assenza di turbamento e dolore? La risposta che si dà Epicuro è che occorre eliminare i bisogni che recano dolore. Secondo il filosofo esistono tre forme di bisogni:
- I bisogni naturali e necessari (ad esempio la fame)
- I bisogni naturali e non necessari (ad esempio la fame che si trasforma in una voglia eccessiva di cibo)
- I bisogni non naturali e non necessari (ad esempio la voglia di acquistare un bene superfluo)
È evidente da quanto abbiamo visto finora che:
i bisogni naturali e non necessari e i bisogni non naturali e non necessari possono produrre soltanto un piacere dinamico.
Dunque occorre liberarsi di essi e appagare i soli bisogni necessari: in questo, secondo Epicuro, consiste il liberarsi dal timore del dolore e raggiungere la felicità.