All’interno della classificazione che Aristotele fa delle scienze, quella che il filosofo chiama filosofia prima (e che poi la tradizione chiamerà metafisica) occupa uno spazio privilegiato. Mentre infatti ogni scienza si occupa delle cause che determinano un determinato campo (ad esempio la fisica si occupa delle cause che producono il movimento degli enti), la filosofia prima si occupa delle cause più universali che sono al fondamento dell’essere in generale.
In questo senso la filosofia prima si occupa, dice Aristotele:
- dell’essere in quanto essere
- della sostanza
- di Dio
- dei principi primi delle cose
Cerchiamo di capire cosa intende Aristotele seguendone il ragionamento nello studio sull’essere.
Le categorie dell’essere
Il ragionamento di Aristotele parte da una constatazione di fondo: per parlare dell’essere dobbiamo essere consapevoli dello stretto legame fra pensiero, linguaggio e realtà. Questo significa che l’essere si manifesta nella realtà attraverso ciò che è pensabile e che può essere espresso tramite il linguaggio.
Data questa premessa, dobbiamo constatare che non esiste una sola forma dell’essere ma ne esistono molteplici. Noi infatti usiamo il verbo essere con funzioni molto diverse fra di loro: ad esempio per affermare che qualcosa esiste, che si trova da qualche parte, è in relazione con qualcos’altro e via dicendo.
Se ad esempio prendessimo la frase: “Giovanni è alto 1,80m, è a Roma, ma ieri era a Parigi” troveremmo tre funzioni dell’essere che sono pensate, espresse dal linguaggio e che corrispondono a una determinata realtà.
Tutte queste espressioni dell’essere possono essere raccolte in una serie di categorie.
Per fare un esempio: Giovanni può essere a Roma, a Parigi o a New York, ma certamente è in un luogo. Tutte le forme dell’essere che esprimono l’essere in un determinato posto fanno parte della categoria del luogo.
La sostanza
Fra tutte le varie categorie (ne vengono indicate una decina), la più importante è la categoria di sostanza. Ovvero la categoria che risponde alla domanda fondamentale che cosa è.
Per capirci: di fronte a un singolo individuo, la categoria della sostanza è quella che indica in maniera specifica cos’è quel singolo individuo (per rifarci all’esempio precedente possiamo dire che quell’individuo è Giovanni, è un essere umano).
La categoria di sostanza è centrale per una serie di motivi:
1. tutte le altre prese singolarmente non hanno un senso. La frase “è a Parigi” di per sé non significa niente se non è riferito a un singolo individuo, ovvero a una sostanza
2. ogni categoria è accidentale, ovvero la situazione può modificarsi: Giovanni può essere a Parigi o a Roma. L’unica categoria non accidentale ma necessaria è quella di sostanza, perché Giovanni può essere a Parigi o a Roma, ma è sempre Giovanni, la sostanza non cambia mai
3. in maniera conseguenziale a quanto appena visto, la categoria di sostanza risponde al principio di base della logica che è il principio di non contraddizione: la sostanza è se stessa e non può essere diversa da se stessa. Giovanni è un essere umano e non può non essere un essere umano.
Per tutti questi motivi la categoria di sostanza è la categoria su cui tutte le altre si appoggiano, mentre essa rimane la base non modificabile. Aristotele infatti usa il termine ousia, che significa proprio ciò che è sotto, per indicare la categoria di sostanza.
Sostanza prima e sostanza seconda
Determinata la centralità della categoria di sostanza nell’essere, Aristotele compie una importante precisazione. La sostanza può essere intesa da due punti di vista:
-può significare un singolo individuo = in questo caso è chiamata sostanza prima
-può significare la specie a cui quell’individuo appartiene = in questo caso è chiamata sostanza seconda.
La sostanza seconda rimanda al concetto platonico di idea, ma qui vi è il grande scarto con Aristotele. Per Platone le idee esistono al di là dei singoli individui, al di fuori di essi, per Aristotele invece la sostanza seconda esiste solo perché esistono gli individui, ovvero le sostanze prime. In questo senso, fra le due, la priorità va alla sostanza prima.
Questo ci porta alla necessità di definire cosa sono le sostanze prime. Per descriverle Aristotele usa il termine sinolo.
Il sinolo: materia e forma
Sinolo indica unione.
La sostanza è l’unione fra: materia e forma.
Materia = ciò che compone concretamente il corpo
Forma = ciò che plasma la materia, che appunto le dà forma
Questi due elementi sono inseparabili fra di loro. Ma fra i due la forma è l’elemento più importante del sinolo. Cerchiamo di capire perché attraverso un esempio.
La materia argilla può assumere la forma di un vaso o di un piatto: è la forma dunque a determinare l’aspetto prioritario di una sostanza, è ciò che distingue due sostanze che altrimenti hanno materia identica.
Potenza e atto
Un sinolo è dunque unione fra materia e forma. Ma Aristotele aggiunge un’altra riflessione: un sinolo è anche potenza ed atto.
La potenza è intesa come potenzialità di cambiare.
L’atto invece è ciò che il sinolo è effettivamente, dunque attualmente.
La distinzione fra potenza e atto è riconducibile alla distinzione fra materia e forma.
L’atto è la forma. La potenza è la materia.
Riprendendo l’esempio di prima: l’argilla è la materia, dunque è la possibilità che essa ha di essere plasmata in una certa forma. Dunque l’argilla è la potenza. Quando l’argilla assume la forma del piatto è in atto un piatto.
Il passaggio dalla potenza all’atto è un tema fondamentale perché riguarda il divenire dell’essere. Il divenire infatti è descritto da Aristotele come passaggio da potenza ad atto. In questo senso il cambiamento è qualcosa che è insito nella natura stessa della sostanza, dunque dell’essere.
Le cause del divenire
Con il tema dell’atto e della potenza siamo così entrati nel problema del divenire. Qui diventa fondamentale il concetto di causa. Secondo Aristotele il divenire è il risultato di quattro cause che lo mettono in moto:
–causa formale = è la forma che il sinolo deve assumere
–causa materiale = è la materia che permette l’assunzione di una certa forma
–causa efficiente = ciò che imprime il cambiamento alla materia
–causa finale = il motivo per cui viene impresso il cambiamento
Tornando al solito esempio: perché un mucchio di argilla diventa un piatto?
1. Perché un sinolo deve assumere una certa forma (causa formale)
2. Perché un sinolo ha la materia che permette alla forma di modificarsi (causa materiale)
3. Perché un artigiano è intervenuto sull’argilla per trasformarla in piatto (causa efficiente)
4. L’artigiano ha trasformato l’argilla in un piatto con lo scopo di venderlo (causa finale)
Fra queste cause le più importanti sono:
-causa formale
-causa finale
perché determinano cosa un sinolo è in atto.
Per questo motivo la filosofia di Aristotele è definibile come finalistica, in quanto il fine spiega perché l’essere accade.
Dio: il primo motore immobile
Il discorso sulle cause del divenire porta Aristotele a una riflessione sull’essenza di ciò che è definibile come Dio.
Seguiamo il ragionamento.
Se ogni cosa è causata da qualcos’altro (o come dice Aristotele è mossa da altro), vuol dire che vi è una catena di cause che si può ripercorrere all’indietro. Questa catena però, per logica, non può essere infinita. Se non può essere infinita vuol dire che vi deve essere un punto di inizio: dunque vi deve essere una sostanza che non è mossa da altro, ovvero una sostanza che è causa incausata. In altri termini una prima sostanza che è causa del movimento di altro, ma che a sua volta non è causata, non è messa in moto da altro.
Questa sostanza è detta da Aristotele: primo motore immobile. Il termine chiarisce cosa Aristotele intende: questa sostanza è il primo motore, dunque il primo artefice del movimento, ma è immobile, ovvero non è in movimento.
Ma come è possibile che una sostanza non sia in movimento, ovvero che non possa cambiare? L’unica possibilità è che questa sostanza non abbia materia, perché è la materia – in quanto potenza – a mutare nel tempo. Dunque, questa sostanza deve essere pura forma.
Essendo pura forma, e dunque solo atto senza potenza, questa sostanza è:
-eterna
-totalmente astratta
-puro pensiero
Date queste caratteristiche questa sostanza oltre che primo motore immobile è definibile anche come Dio.
Ma attenzione, è un Dio diverso dalla tradizione cristiana.
Nel cristianesimo Dio è causa efficiente – per usare un termine di Aristotele – ovvero ciò che interviene sulla materia, è un dio creatore.
Nel pensiero di Aristotele invece Dio è la causa finale. Il primo motore immobile infatti nella sua perfezione attrae i cieli, che si mettono in movimento attirati dall’amore verso la perfezione divina, nello stesso modo in cui un amante va verso l’amato.
Conclusione
Con la descrizione del primo motore immobile si conclude il ragionamento metafisico. A questo punto possiamo trarre una conclusione comprendendo meglio cosa intende Aristotele quando afferma che la filosofia prima è studio:
-dell’essere in quanto essere
-della sostanza
-di Dio
-dei principi primi
- Con l’essere in quanto essere = Aristotele si riferisce alla realtà nel suo complesso, le cui manifestazioni sono: le categorie, la sostanza, la potenza e l’atto
- Con sostanza = Aristotele si riferisce al sinolo
- Con Dio = Aristotele si riferisce al primo motore immobile
- Con principi primi = Aristotele si riferisce ai principi che regolano l’essere. Questi sono:
-il principio di non contraddizione = principio logico grazie al quale è possibile distinguere il vero dal falso e dunque compiere ragionamenti che riflettono la realtà
-il principio di causa = che è alla base del passaggio da potenza ad atto, per cui ogni cosa è causata da altro
-il principio di fine = che è alla base del cambiamento in quanto ogni cosa tende a cercare di raggiungere la sua forma perfetta