Hans Jonas e l’etica ambientale

Hans Jonas (1903-1993) è fra i primi ad affrontare il tema dell’emergenza ambientale sotto il piano filosofico.

Da cosa scaturisce la riflessione di Jonas?

Il punto di partenza della sua riflessione è che l’uomo sta mettendo a serio rischio la sopravvivenza sua e del globo stesso. All’origine di questo rischio vi è l’atteggiamento che Jonas definisce di prometeismo, ovvero l’atteggiamento di dominio che l’uomo mostra nei confronti della natura.

Come si può affrontare la questione dell’emergenza ambientale?

Di fronte a questo tema, la riflessione di Jonas verte sulla necessità di delineare una etica globale della civiltà tecnologica.
Secondo Jonas occorre infatti delineare una morale di tipo nuovo, che tenga in considerazione due aspetti:
-le componenti non umane del pianeta
-la vita delle generazioni future
In altri termini si potrebbe dunque dire che occorre fondare una morale che giudichi le azioni in base alle conseguenze future da esse determinate.

Perché gli uomini di una data epoca storica dovrebbero porsi il problema delle generazioni future?

Perché l’idea stesso di uomo implica l’esistenza stessa dell’uomo e quindi che la vita implica la conservazione stessa della vita, spiega Jonas. Dunque: l’uomo prima che verso se stesso è responsabile verso gli altri uomini.

Su quali basi fondare una nuova morale?

Jonas riprende il vocabolario kantiano e parla di imperativo categorico, ovvero di comando inesorabile che la ragione detta all’uomo. Se però l’imperativo kantiano è riassunto nella formula “Agisci soltanto secondo quella massima per mezzo della quale puoi insieme volere che divenga legge universale“, secondo Jonas occorre ripensarlo alla luce del futuro stesso dell’umanità.
Il nuovo imperativo categorico deve dunque recitare: “agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra

Perché l’etica di Jonas è definita un’etica dell’emergenza?

Perché si pone come primario l’obiettivo della sopravvivenza della specie umana.
Rispetto a quelle che Jonas definisce le utopie prometeiche, ovvero le idee fondate sul dominio dell’uomo sulla natura e sul costante progresso tecnologico – che hanno portato l’uomo sull’orlo della catastrofe ecologica – occorre avere un atteggiamento cauto e responsabile: Jonas, da questo punto di vista, parla infatti di elogio della cautela, proprio a significare che più che formulare ideali per un mondo migliore occorre innanzitutto porsi il problema della possibilità della fine della vita per come la conosciamo.
Anzi, in tal senso Jonas afferma che occorre utilizzare lo spettro della catastrofe ecologica come fattore che spinga a ripensare il dovere morale. Sotto questa prospettiva, è la paura a poter diventare l’elemento chiave per determinare nuove scelte etiche: Jonas parla infatti di euristica della paura.
Il termine euristica, in ambito matematico, è l’ipotesi che deve determinare la direzione della ricerca. Afferma che occorre una euristica della paura significa dunque che è questo sentimento a potere (e dovere) indirizzare la ricerca dei nuovi principi morali.

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