Una delle problematiche discusse nell’ambito della patristica è il tema della creazione. La Bibbia afferma che la creazione del mondo arriva a partire dal nulla, ma una reinterpretazione del testo biblico spinge alcuni esponenti della patristica, ad esempio il filosofo Origine, ad affermare la coeternità di Dio e del mondo, ovvero che il mondo – accanto a Dio – è sempre esistito, non è esistito il momento della creazione. Secondo Origine, infatti, l’evento della creazione indicherebbe che la volontà di Dio sia mutata nel tempo. D’altronde, afferma sempre Origine, se fosse esistito un momento della creazione, occorrerebbe anche domandarsi: cosa faceva Dio prima di creare il mondo?
Per sostenere quanto invece esposto nella Bibbia, ovvero la creazione dal nulla, Agostino avvia una riflessione che si concentra sulla questione del tempo (ovvero il passaggio da un prima a un dopo) e che lo porta a distinguere fra:
-la dimensione di Dio che è la dimensione dell’eternità = l’eternità è sostanzialmente assenza di tempo, non vi è divenire, dunque è il piano dell’immutabilità
-la dimensione del mondo che è quella del tempo del divenire = il tempo inteso come successione di istanti nasce con la creazione. Quindi, non ha senso chiedersi cosa facesse Dio prima della creazione, perché il concetto di prima, ovvero del tempo, nasce solo con la creazione.
La riflessione di Agostino sul tempo va però oltre la distinzione fra eternità e divenire e investe altre due sfere: la relazione fra il tempo e l’anima; la relazione fra il tempo e la storia.
Il tempo e l’anima
Agostino afferma che il tempo appare fuggevole (perché il passato non c’è più, il presente nel momento stesso in cui accade è già finito, il futuro non è ancora): ma questa dimensione del tempo è recuperata dall’anima. È infatti nell’anima che la triplice dimensione del tempo acquista una dimensione. È l’anima a conservare il passato come memoria, a vivere il presente come attenzione, a focalizzarsi sul futuro come attesa. Il tempo è dunque principalmente una dimensione interiore dell’uomo, che appartiene alla sua coscienza: se il tempo dunque appare oggettivo, si mostra in realtà soggettivo. Questo concetto è riassunto nella celebre formula: il tempo è misura dell’anima.
Il tempo e la storia
Il pensiero greco ha assunto una dimensione ciclica del tempo: in molti pensatori greci troviamo infatti l’idea che il tempo si ripeta ciclicamente, in un eterno scomporsi e ricomporsi della natura.
Agostino introduce invece, nell’opera La città di Dio, una visione lineare del tempo, secondo la quale vi è un inizio – la creazione del mondo – e una fine – con il Giudizio universale. L’intera umanità è coinvolta in questo percorso lineare della storia che inizia con la caduta nel peccato originale e la lente redenzione fino alla salvezza finale: all’interno di questo percorso collettivo agisce la forza della Provvidenza, che dà un senso a tutti gli eventi, in ottica del momento della redenzione finale.