Primo importante esponente della filosofia scolastica a coniugare l’idea che la verità della ragione sia perfettamente conciliabile con la verità della fede, è Anselmo d’Aosta, vissuto fra il 1033 e il 1109.
I lasciti più noti della riflessione di Anselmo sono due: 1) il discorso sulle prove dell’esistenza di Dio, esistenza che secondo Anselmo può essere dimostrata razionalmente, proprio per la perfetta possibilità di coniugare l’esistenza di Dio con la ragione umana 2) il discorso sulla libertà umana.
Per quanto riguarda il primo tema, due sono in particolare le prove sviluppate da Anselmo.
La prima è la cosiddetta prova a posteriori. A posteriori nel senso che prima vi è l’osservazione del mondo e poi, appunto a posteriori, la dimostrazione dell’esistenza di Dio.
Osservando il mondo si può notare come in esso vi sia un grado nelle cose, nel senso che ogni cosa ha un certo grado di bontà, grandezza, bellezza, e via dicendo. Ma ogni cosa ha un grado parziale di qualità. Questo presuppone dunque che vi debba essere qualcosa che possieda le singole qualità al grado assoluto di perfezione. E questo essere è dunque Dio, che possiede tutti i valori nella loro massima assolutezza.
La seconda prova è invece detta a priori, perché viene sviluppata a prescindere dal mondo sensibile, prima dunque dell’esperienza. Fra le due è la prova più nota ed è detta ontologica, in quanto legata all’ontologia, ovvero all’esistenza dell’essere.
Sviluppando la sua tesi, Anselmo afferma che:
- Chiunque possiede in sé il concetto di Dio. Questo porta a due conseguenze
- Dunque il concetto di Dio è a priori, non viene dall’esperienza nel mondo
- Il concetto di Dio che tutti possiedono è relativo al concetto di perfezione, di assoluto.
Questi due assunti ci conducono alla dimostrazione dell’esistenza di Dio perché:
-qualcosa che è assoluto e perfetto non può esistere soltanto a livello teorico, altrimenti non sarebbe assoluto e perfetto. Qualcosa di assoluto e perfetto deve infatti possedere necessariamente l’esistenza, altrimenti mancherebbe di qualcosa e dunque non sarebbe né assoluto né perfetto.
Per quanto riguarda il secondo tema occorre ricollegarsi al discorso fatto da Agostino sulla libertà umana, che Anselmo vuole confutare.
Agostino sosteneva due tesi in particolare:
- Affermava che l’uomo col peccato originale perde di fatto la sua libertà, in quanto dopo di esso è immerso nel peccato e le sue azioni non gli sono sufficienti per salvarsi, gli è necessaria la grazia divina. Dunque non potendo salvarsi con le sue sole forze, l’uomo di fatto non è libero.
- secondo Agostino, la prescienza, ovvero la capacità di Dio di prevedere le azioni dell’uomo, rende di fatto queste azioni necessarie e non libere.
Anselmo risponde ad entrambi i punti toccati da Agostino affermando che:
- Dio ha reso l’uomo libero, dunque anche se l’uomo si è allontanato da Dio col peccato originale non vuol dire che ha necessariamente perso anche la libertà, in quanto essa gli è stata donata originariamente da Dio.
- È vero che Dio possiede la prescienza, ma le azioni future dall’uomo, che Dio può certo prevedere, sono determinate dall’uomo stesso: la sua volontà dunque è libera