Empedocle è il primo dei cosiddetti filosofi pluralisti. Empedocle sostiene che la materia sia eterna e immutabile, ma composta da più forme. Le forme della materia sono – per Empedocle – i quattro elementi, che il filosofo chiama radici: acqua, aria, terra e fuoco.
Queste radici si mescolano, ma non mutano mai nella loro essenza. Per questo motivo le cose nel mondo nascono, cambiano e muoiono, ma la materia rimane eterna.

Secondo Empedocle questa composizione e scomposizione delle cose avviene perché sulla materia agiscono due forze in contrapposizione: Eros e Thanatos, ovvero Amore e Odio.
Amore = fa sì che le cose si uniscano
Odio = fa sì che le cose si disuniscano
Il ciclo cosmico
La lotta fra Amore e Odio è eterna, tale da generare un ciclo cosmico costante. Questo ciclo è composto da quattro momenti:
1. Una fase in cui domina Amore = esiste solo il puro ordine e dunque non c’è vita
2. Una fase in cui le due forze lottano fra di loro alla pari = l’entrata di Odio, rispetto allo stato precedente, permette la separazione degli elementi, per cui prende forma la vita nella Natura così come la conosciamo
3. Una fase in cui domina Odio = tutto è disunito, dunque regna il caos e dunque non esiste la vita
4. Una fase in cui le due forze lottano = Amore torna a contrastare Odio, dopodiché il ciclo cosmico riprenderà daccapo
Da questo ciclo deduciamo quindi che per la vita è essenziale la compresenza delle due forze, Amore e Odio, perché non c’è vita se non c’è opposizione fra gli elementi.
La validità della conoscenza
Un’ultima riflessione di Empedocle, legata al funzionamento della materia, riguarda la conoscenza. Con Empedocle inizia l’indagine epistemologica = ricerca su come si sviluppa il processo della conoscenza scientifica (l’epistemologia è dunque una branca della gnoseologia = ramo della filosofia che studia i meccanismi della conoscenza).
Secondo Empedocle la conoscenza nasce dal contatto fra elementi simili = gli elementi generano effluvi e quando questi si incontrano fra di loro il simile riconosce il simile. Ovvero: dal momento che l’uomo è un composto dei quattro elementi, può riconoscere attraverso i sensi gli elementi esterni, perché questi incontrano nell’uomo il simile.
L’importanza di questa riflessione sta nel fatto che Empedocle afferma che i nostri sensi non ci ingannano nella conoscenza, in quanto riconoscono nella realtà esterna elementi effettivamente reali.