Marx: un percorso attraverso le fonti

Citazione 1

I filosofi hanno soltanto diversamente interpretato il mondo ma si tratta di trasformarlo.

Con la prima citazione entriamo subito nel cuore del sistema marxiano: il fine della riflessione filosofica è un fine pratico, non astratto.

Insistendo su questo punto, Marx indica subito il fine del processo filosofico: la liberazione concreta dell’uomo. Questa liberazione si contrappone a quella astratta proposta da Hegel che si svolge soltanto a livello dello spirito.

Citazione 2: Marx vs Hegel
(L‘ideologia tedesca)

Naturalmente non ci daremo la pena d’illuminare i nostri sapienti filosofi sul fatto che la “liberazione” dell’“uomo” non è ancora avanzata di un passo quando essi abbiano risolto la filosofia, la teologia, la sostanza e tutta l’immondizia nell’“autocoscienza”, quando abbiano liberato l’“uomo” dal dominio di queste frasi, dalle quali non è mai stato asservito; che non è possibile attuare una liberazione reale se non nel mondo reale e con mezzi reali

Se la liberazione dell’uomo deve realizzarsi nella concretezza delle condizioni materiali, punto di partenza dell’analisi sociale è la concezione materialistica della storia: la società è determinata dal modo in cui si produce e dai rapporti che si instaurano a partire dal modo di produzione, come si vede dalle due seguenti citazioni:

Citazione 3: la proprietà privata
(Manoscritti economico-filosofici)

Si vede facilmente la necessità che l’intero movimento rivoluzionario trovi la propria base tanto empirica che teoretica nel movimento della proprietà privata, per l’appunto dell’economia.
Questa proprietà privata materiale, immediatamente sensibile, è l’espressione materiale e sensibile della vita umana estraniata. Il suo movimento – la produzione e il consumo – è la rivelazione sensibile del movimento di tutta la produzione sino ad oggi, cioè della realizzazione o realtà dell’uomo. La religione, la famiglia, lo stato, il diritto, la morale, la scienza, l’arte, ecc. non sono che modi particolari della produzione e cadono sotto la sua legge universale.

Citazione 4: il materialismo storico
(L’ideologia tedesca)

L’organizzazione sociale e lo Stato risultano costantemente dal processo della vita di individui determinati; ma di questi individui, non quali possono apparire nella rappresentazione propria o altrui, bensì quali sono realmente, cioè come operano e producono materialmente, e dunque agiscono fra limiti, presupposti e condizioni materiali determinate e indipendenti dal loro arbitrio. La produzione delle idee, delle rappresentazioni, della coscienza, è in primo luogo direttamente intrecciata all’attività materiale e alle relazioni materiali degli uomini, linguaggio della vita reale. Le rappresentazioni e i pensieri, lo scambio spirituale degli uomini appaiono qui ancora come emanazione diretta del loro comportamento materiale.

Questo tipo di analisi distanzia in maniera evidente Marx dall’altro grande rappresentante della sinistra hegeliana, Feuerbach, secondo cui il processo di alienazione dell’uomo passa dalla religione:

Citazione 5: sull’alienazione religiosa
(Manoscritti economico-filosofici del 1844)

 L’estraniazione religiosa come tale ha luogo soltanto nella sfera della coscienza [,] dell’interiorità umana; invece l’estraniazione economica è l’estraniazione della vita reale, onde la sua soppressione abbraccia l’uno e l’altro lato. 

Citazione 6: sull’alienazione religiosa
(Tesi su Feuerbach)

Feuerbach risolve l’essenza religiosa nell’essenza umana. Ma l’essenza umana non è qualcosa di astratto che sia immanente all’individuo singolo. Nella sua realtà essa è l’insieme dei rapporti sociali.

Il materialismo oltre a essere storico è dialettico (in questa accezione si sente forte l’eco del pensiero hegeliano): il possesso dei mezzi di produzione determina i rapporti produttivi e dunque la divisione della società in classi sociali le quali sono in contrapposizione dialettica fra di loro. Questa contrapposizione è il motore della storia, come si vede nel seguente celebre passaggio:

Citazione 7: la storia è lotta di classe
(Il manifesto del partito comunista)

La storia di ogni società finora esistita è storia di lotte di classi.
Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri di corporazioni e garzoni, insomma oppressori e oppressi, sono stati sempre in reciproco antagonismo, conducendo una lotta senza fine, a volte nascosta, a volte dichiarata, che portò in ogni caso o a una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o alla totale rovina delle classi in competizione.

In questo processo dialettico si giunge a un punto cruciale, ovvero l’affermazione della borghesia come classe sociale dominante e del sistema economico capitalistico. Con l’affermazione del capitalismo si produce una contrapposizione fra due sole classi sociali.

Citazione 8: borghesia vs proletariato
(Il manifesto del partito comunista)

La nostra epoca tuttavia, l’epoca della borghesia, si distingue in quanto ha reso piú semplici tali antagonismi. Tutta la società si va dividendo sempre piú in due grandi campi nemici, in due grandi classi direttamente contrapposte tra loro: borghesia e proletariato.


A questo punto occorre dunque chiedersi: cos’è la borghesia? Marx lo spiega nel seguente passaggio:

Citazione 9: la borghesia come classe rivoluzionaria
(Il manifesto del partito comunista)

Nella storia la borghesia ha ricoperto un ruolo estremamente rivoluzionario.
Dove è giunta al potere, la borghesia ha dissolto ogni condizione feudale, patriarcale, idillica. Ha distrutto spietatamente ogni piú disparato legame che univa gli uomini al loro superiore naturale, non lasciando tra uomo e uomo altro legame che il nudo interesse, lo spietato “pagamento in contanti”. Ha fatto annegare nella gelida acqua del calcolo egoistico i sacri fremiti dell’esaltazione religiosa, dell’entusiasmo cavalleresco, del sentimentalismo piccolo-borghese. Ha risolto nel valore di scambio la dignità della persona e ha rimpiazzato le innumerevoli libertà riconosciute e acquisite con un’unica libertà, quella di un commercio senza freni. In conclusione, al posto dello sfruttamento velato da illusioni religiose e politiche ha messo uno sfruttamento aperto, privo di scrupoli, diretto, arido.
La borghesia ha tolto l’aureola a tutte le attività fino a quel momento rispettate e piamente considerate. Ha trasformato il medico, il giurista, il prete, il poeta, l’uomo di scienza in salariati da lei dipendenti. La borghesia ha stracciato nel rapporto familiare il velo di commovente sentimentalismo riducendolo a un mero rapporto di denaro.
La borghesia ha fatto vedere come la brutale manifestazione di forza, tipica del medioevo e ammirata dalla reazione, s’accompagnasse intrinsecamente alla piú oziosa infingardaggine.
Per prima essa ha rivelato il potere dell’attività umana. Ha creato opere ben piú mirabili che piramidi egizie, acquedotti romani e cattedrali gotiche, ha condotto ben altre spedizioni che le migrazioni dei popoli e le crociate.

Con la borghesia, come detto, si afferma il capitalismo. Ma in cosa consiste il capitalismo? Marx lo spiega attraverso la famosa formula D-M-D, ovvero nell’idea che l’essenza del capitalismo sia il profitto fine a sé, il puro accrescere il denaro.

Citazione 10: la formula D-M-D
(Il capitale)

La forma immediata della circolazione delle merci è M-D-M: trasformazione di merce in denaro e ritrasformazione di denaro in merce, vendere per comprare. Ma accanto a questa forma, ne troviamo una seconda, specificamente differente, la forma D-M-D: trasformazione di denaro in merce e ritrasformazione di merce in denaro, comprare per vendere. Il denaro che nel suo movimento descrive quest’ultimo ciclo, si trasforma in capitale, diventa capitale, ed è già capitale per sua destinazione.
(…)
quel che distingue a priori i due cicli M-D-M e D-M-D è l’ordine inverso delle identiche e antitetiche fasi del ciclo. La circolazione semplice delle merci comincia con la vendita e finisce con la compera; la circolazione del denaro come capitale comincia con la compera e finisce con la vendita. Là è la merce a costituire il punto di partenza e il punto conclusivo del movimento; qui è il denaro. Nella prima forma la circolazione complessiva è mediata dal denaro, nella seconda, viceversa, dalla merce.
Nella circolazione M-D-M il denaro viene trasformato, alla fine, in merce che serve come valore d’uso. Dunque il denaro è definitivamente speso. Nella forma inversa, D-M-D, invece, il compratore spende denaro per incassare denaro come venditore. Alla compera della merce egli getta denaro nella circolazione, per tornare a sottrarnelo a mezzo della vendita della stessa merce. Non lascia andare il denaro che con la perfida intenzione di tornarne in possesso. Il denaro viene quindi soltanto anticipato.

Passiamo ora ad analizzare la situazione della classe contrapposta a quella borghese, ovvero gli operai. Questi, nell’ottica di Marx, subiscono un processo di sfruttamento, alienazione e mercificazione, come si vede nei passaggi successivi:

Citazione 11: sulla condizione operaia
(Manoscritti economico-filosofici del 1844)

L’operaio diventa tanto piú povero quanto maggiore è la ricchezza che produce, quanto piú la sua produzione cresce di potenza e di estensione. L’operaio diventa una merce tanto piú vile quanto piú grande è la quantità di merce che produce. La svalorizzazione del mondo umano cresce in rapporto diretto con la valorizzazione del mondo delle cose. Il lavoro non produce soltanto merci; produce se stesso e l’operaio come una merce, e proprio nella stessa proporzione in cui produce in generale le merci.
Questo fatto non esprime altro che questo: l’oggetto che il lavoro produce, il prodotto del lavoro, si contrappone ad esso come un essere estraneo, come una potenza indipendente da colui che lo produce. Il prodotto del lavoro è il lavoro che si è fissato in un oggetto, è diventato una cosa, è l’oggettivazione del denaro. La realizzazione del lavoro è la sua oggettivazione. Questa realizzazione del lavoro appare nello stadio dell’economia privata come un annullamento dell’operaio, l’oggettivazione appare come perdita e asservimento dell’oggetto, l’appropriazione come estraniazione, come alienazione.

Citazione 12: la condizione operaia, la mercificazione del lavoro
(Il capitale)

per trasformare il denaro in capitale il possessore di denaro deve trovare sul mercato delle merci il lavoratore liberolibero nel duplice senso che disponga della propria forza lavorativa come propria merce, nella sua qualità di libera persona, e che, d’altra parte, non abbia da vendere altre merci, che sia privo ed esente, libero di tutte le cose necessarie per la realizzazione della sua forza-lavoro.
(…)
Una cosa è evidente, però. La natura non produce da una parte possessori di denaro o di merci e dall’altra puri e semplici possessori della propria forza lavorativa. Questo rapporto non è un rapporto risultante dalla storia naturale e neppure un rapporto sociale che sia comune a tutti i periodi della storia. Esso stesso è evidentemente il risultato d’uno svolgimento storico precedente, il prodotto di molti rivolgimenti economici, del tramonto di tutta una serie di formazioni piú antiche della produzione sociale.

Citazione 13: l’alienazione dell’operaio
(Manoscritti economico-filosofici)

Se il prodotto del lavoro mi è estraneo, mi sta di fronte come una potenza straniera, a chi esso appartiene allora?
Se la mia propria attività non mi appartiene, ma è un’estranea e coartata attività, a chi appartiene allora? A un ente altro da me. Chi è questo ente?
L’ente estraneo, al quale appartiene il lavoro e il prodotto del lavoro, al servizio del quale sta il lavoro e per il godimento del quale sta il prodotto del lavoro, può esser soltanto l’uomo stesso. Quando il prodotto del lavoro non appartiene all’operaio, e gli sta di fronte come una potenza estranea, ciò è solo possibile in quanto esso appartiene ad un altro uomo estraneo all’operaio. Quando la sua attività gli è penosa, essa dev’essere godimento per un altro, gioia di vivere di un altro.

Se la società è divisa in classi sociali, l’orizzonte ultimo posto da Marx è che è possibile superare la contrapposizione dialettica: per arrivare a questo punto occorre eliminare cioè che crea il frazionamento in classi sociali, ovvero la proprietà privata dei mezzi di produzione:

Citazione 14: la fine dello scontro di classe
(L’ideologia tedesca)

I singoli individui formano una classe solo in quanto debbono condurre una lotta comune contro un’altra classe; per il resto essi stessi si ritrovano l’uno di contro all’altro come nemici, nella concorrenza. D’altra parte la classe acquista a sua volta autonomia di contro agli individui, cosicché questi trovano predestinate le loro condizioni di vita, hanno assegnata dalla classe la loro posizione nella vita e con essa il loro sviluppo personale, e sono sussunti sotto di essa. Questo fenomeno è identico alla sussunzione dei singoli individui sotto la divisione del lavoro e può essere eliminato soltanto mediante il superamento della proprietà privata e del lavoro stesso. Abbiamo già accennato piú volte come questa sussunzione degli individui sotto la classe si sviluppi in pari tempo in una sussunzione sotto idee di ogni genere, ecc.

A doversi far carico di mettere in atto un processo rivoluzionario e creare una società in cui non vi sia divisione di classi, è il proletariato. Questo è possibile per due motivi principali. Innanzitutto, come si vede nella citazione 15, la borghesia accresce inevitabilmente il suo stesso nemico, ovvero il proletariato. In secondo luogo, come vediamo nella citazione 16, il sistema capitalistico è destinato a entrare in crisi, perché la crescita della ricchezza dipende dallo sfruttamento del lavoro degli operai (=plusvalore), ma con l’aumento dell’impiego dei macchinari il plusvalore diminuisce.

Citazione 15: il proletariato come classe rivoluzionaria
(Il manifesto del partito comunista)

La borghesia però non solo ha fabbricato le armi che la distruggeranno; ha generato anche gli uomini che faranno uso di esse: i moderni operai, i proletari.
Nella stessa misura in cui si sviluppa la borghesia, cioè il capitale, si sviluppa anche il proletariato, la classe dei moderni operai,  che vivono solo fin quando trovano lavoro e trovano lavoro solo fin quando il loro lavoro accresce il capitale. 
(…)
Di tutte le classi che oggi si contrappongono alla borghesia, solo il proletariato è una classe realmente rivoluzionaria. Le altre classi decadono e muoiono con la grande industria, il proletariato è di essa il prodotto piú specifico.
I ceti medi, il piccolo industriale, il piccolo commerciante, l’artigiano, il contadino, combattono tutti la borghesia per poter conservare la propria esistenza come ceti medi. Quindi non sono rivoluzionari, bensí conservatori. 
(…)
Il sottoproletariato, questa putrefazione passiva degli strati piú bassi della vecchia società, attraverso una rivoluzione proletaria viene gettato qua e là nel movimento e proprio per le sue condizioni di vita sarà sempre pronto a lasciarsi comprare per manovre reazionarie.

Citazione 16: il capitalismo verso la crisi

Il furto del tempo di lavoro altrui, su cui poggia la ricchezza odierna, si presenta come una base miserabile rispetto a una nuova base che si è sviluppata nel frattempo e che è stata creata dalla grande industria stessa. Non appena il lavoro in forma immediata ha cessato di essere la grande fonte della ricchezza, il tempo di lavoro cessa e deve cessare di essere la sua misura, e quindi il valore di scambio deve cessare di essere la misura del valore d’uso. Il pluslavoro della massa ha cessato di essere la condizione dello sviluppo della ricchezza generale, così come il non- lavoro dei pochi ha cessato di essere la condizione dello sviluppo delle forze generali della mente umana.

Se le basi per il movimento rivoluzionario sono ampiamente presenti, il proletariato deve acquisire coscienza di classe, ovvero la consapevolezza della propria identità e del proprio ruolo nella storia. Con questo scopo Marx incita i proletari a unirsi nella lotta, nel celebre Manifesto del partito comunista:

Citazione 17: proletari di tutto il mondo unitevi
(Il manifesto del partito comunista)

i comunisti appoggiano ovunque ogni movimento rivoluzionario contro le attuali condizioni sociali e politiche.
In tutti questi movimenti essi pongono in evidenza, come problema di base del movimento, la questione della proprietà, quale che sia la forma, piú o meno sviluppata, che essa possa aver raggiunto.
I comunisti, infine, lavorano ovunque al collegamento e all’accordo tra i partiti democratici di tutti i paesi.
I comunisti ricusano di celare le loro opinioni e le loro intenzioni. Dichiarano apertamente che i loro scopi possono attuarsi solo tramite l’abbattimento violento di tutto l’ordinamento sociale sin qui esistito. Le classi dominanti tremino di fronte a una rivoluzione comunista. I proletari non hanno nulla da perdervi se non le loro catene. Hanno un mondo da guadagnare.
proletari di tutti i paesi unitevi!

In seguito al passaggio rivoluzionario, prima di giungere alla piena società comunista, Marx prefigge la necessità di una fase transitoria definita dittatura del proletariato:

Citazione 18: la dittatura del proletariato
(Critica del programma di Gotha)

Tra la società capitalistica e la società comunista vi è il periodo della trasformazione rivoluzionaria dell’una nell’altra. Ad esso corrisponde anche un periodo politico transitorio, il cui Stato non può essere altro che la dittatura rivoluzionaria del proletariato.

Passata la dittatura del proletariato si giunge infine alla società comunista, che Marx descrive nella seguente maniera:

Citazione 19: la società comunista
(Critica del programma di Gotha)

In una fase piú elevata della società comunista, dopo che è scomparsa la subordinazione asservitrice degli individui alla divisione del lavoro, e quindi anche il contrasto fra lavoro intellettuale e fisico; dopo che il lavoro non è divenuto soltanto mezzo di vita, ma anche il primo bisogno della vita; dopo che con lo sviluppo onnilaterale degli individui sono cresciute anche le forze produttive e tutte le sorgenti della ricchezza collettiva scorrono in tutta la loro pienezza, solo allora l’angusto orizzonte giuridico borghese può essere superato, e la società può scrivere sulle sue bandiere: Ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni!

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