I sofisti: Gorgia

Gorgia è, accanto a Protagora, la figura più importante fra i sofisti dell’Atene del V secolo. I punti fondamentali del pensiero di Gorgia sono due:
-l’approccio scettico rispetto alle possibilità conoscitive
-la concezione tragica dell’esistenza umana

Sul non essere

Il tema dell’impostazione conoscitiva scettica emerge in particolare nell’opera Sul non essere.
In questa opera Gorgia sostiene una tesi articolata in tre punti:
1) L’essere non esiste
2) Se anche l’essere esistesse, non sarebbe conoscibile dall’uomo
3) Se anche l’essere fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile
A prima vista queste affermazioni potrebbero sembrare un paradossale gioco di parole. Ma in realtà si tratta di un modo per sostenere una critica alle filosofie a lui precedenti, in particolare a quella di Parmenide.
Cerchiamo di capire perché:
1) Affermare che l’essere non esiste è la prima critica al pensiero di Parmenide. Parmenide afferma infatti che l’essere è ingenerato, unico ed eterno. Gorgia sostiene invece che non esiste nulla che ha queste caratteristiche, dunque nulla esiste veramente.
2) Affermare che se anche l’essere esistesse non sarebbe conoscibile, vuol dire che non c’è una coincidenza fra l’essere e la mente dell’uomo. Anche qui vi è una critica a Parmenide. Parmenide distingue infatti in maniera netta fra l’essere e il non essere, affermando che solo l’essere può essere pensato, dunque conosciuto. Gorgia invece sostiene che l’uomo può pensare anche cose che non esistono, quindi il non essere. Dunque l’uomo non è in grado di distinguere fra ciò che è e ciò che non è. E dunque non ha strumenti per giudicare l’essere come vero.
3) Dire che se anche la struttura dell’essere fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile, vuol dire che il linguaggio non è adeguato, da solo, a riprodurre l’essere, a spiegarne l’essenza. Anche in questo caso Gorgia si distacca da Parmenide, secondo cui l’essere viene comunicato attraverso i discorsi. Per il sofista, invece, il linguaggio è solo una parte dell’essere, quindi può restituire l’essere solo parzialmente. Facciamo un esempio per capire meglio: se parliamo di un gatto, attraverso la parola “gatto” emettiamo soltanto un suono, non stiamo comunicando il gatto nella sua interezza. Dunque, l’essere non è veramente comunicabile.

Qual è la conclusione di tutto questo ragionamento? A quale punto vuole arrivare Gorgia? Quello che sta cercando di sostenere il sofista è che la struttura della filosofia a lui precedente è errata. La filosofia si è fino a quel momento soffermata sulla ricerca dell’essere, della struttura profonda del reale, ma questa ricerca è impossibile. Questo vuol dire, di conseguenza, che anche le possibilità conoscitive dell’uomo sono limitate, perché non vi sono verità da conoscere.
La conclusione di Gorgia è che non esiste nulla di realmente vero. Questo approccio è quindi definibile come scettico. Lo scetticismo è infatti quell’approccio secondo il quale non si può mai affermare una verità ultima definitiva. Con Gorgia la filosofia sofistica raggiunge quindi le sue conseguenze più estreme. L’approccio di Gorgia è infatti più radicale di quello relativista di Protagora, secondo cui le verità sono relative, ma sono pur sempre verità conoscibili.

L’encomio di Elena

Il secondo tema affrontato da Gorgia è quello della tragicità dell’esistenza umana.
Questa riflessione di Gorgia viene presentata in particolare nell’opera Encomio di Elena. In quest’opera Gorgia parla del personaggio di Elena, che secondo la leggenda viene presentata come responsabile della guerra di Troia.
Gorgia nella sua opera ribalta questa visione consolidata, proponendo quattro possibili ipotesi per le quali Elena non sarebbe realmente responsabile delle sue azioni.
1) Elena potrebbe aver agito seguendo il destino e quindi sottoposta a una forza più grande di lei
2) Elena potrebbe essere stata rapita da Paride e quindi costretta con la forza
3) Elena potrebbe essere stata persuasa dalle parole di Paride e le parole possono avere una forza di convincimento che non può essere contenuta
4) Elena potrebbe aver agito per amore e quindi sottoposta a un condizionamento non controllabile
La conclusione comune a queste quattro ipotesi è che, in ogni caso, Elena non ha vere colpe, perché non è lei stessa responsabile delle sue azioni, in qualche maniera è stata condizionata da qualcosa che va al di là del suo libero arbitrio.
Utilizzando il personaggio di Elena, dunque, Gorgia vuole presentare l’idea che gli uomini vivono in una dimensione tragica perché non sono pienamente responsabili delle loro azioni, ma sono preda di altre forze, in balìa di un destino che non può mai essere veramente controllato.

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