Storia della rivoluzione russa. Prima parte: le premesse

Nel 1917 l’impero russo è travolto da un processo rivoluzionario che porta al crollo del potere zarista, all’instaurazione di un regime comunista e alla nascita dell’Unione Sovietica. Una serie di eventi, dunque, destinati a cambiare il ventesimo secolo.

Innanzitutto dobbiamo chiederci: che realtà è quella russa alla vigilia della rivoluzione?

Quello che abbiamo davanti è un enorme impero multietnico, dominato da una autocrazia, ovvero un regime in cui il potere è concentrato nelle mani dello zar.

Sul piano economico è una realtà ancora particolarmente arretrata: il settore principale è ancora quello agricolo, l’industrializzazione è concentrata solo in un alcuni poli. La maggior parte degli investimenti nel settore industriale proviene poi da capitali stranieri.

Questo significa anche che sono ancora rallentati lo sviluppo della borghesia e del proletariato: la maggioranza della popolazione si divide fra una ristretta nobiltà latifondista, dotata di enormi privilegi, e un vasto mondo agricolo che vive perlopiù in condizioni di miseria. Solo una piccola parte di piccoli proprietari agricoli riesce a vivere in condizioni di relativa agiatezza, i cosiddetti kulaki.

In questa situazione il malcontento si diffonde con rapidità, pronto ad esplodere in momenti particolarmente critici. Già nel 1905 assistiamo infatti a una prima ondata rivoluzionaria.

Cosa aveva prodotto l’esplosione del malcontento popolare? Le cause sono da ricercarsi nella guerra scoppiata nel 1904 contro il Giappone che, oltre a risolversi in una sconfitta, porta a una impennata nella crescita dei prezzi.

La situazione di grave difficoltà spinge la popolazione delle grandi città a scendere in piazza e manifestare. Nel gennaio 1905 si raggiunge il punto di rottura. A gennaio, a San Pietroburgo, una manifestazione popolare viene duramente repressa nel sangue dall’esercito. Invece di sedare le rivolte, la repressione scatena in tutto il paese un’ondata di agitazioni che portano alla formazione dei soviet, ovvero consigli di lavoratori che rappresentano dei veri e propri organismi rivoluzionari che si formano sui posti di lavoro.

Come finisce la rivolta?
Lo zar riesce a rientrare in controllo della situazione solo verso la fine dell’anno, schiacciando la rivolta nei due poli principali, San Pietroburgo e Mosca.

Una volta placato il tentativo rivoluzionario, lo zar sembra venire incontro alle richieste dei gruppi politici più moderati, dando vita a una assemblea rappresentativa, chiamata Duma. Ma questo parlamento viene svuotato di ogni rappresentatività reale, grazie a un sistema di voto chiaramente classista, che porta la Duma a riempirsi di aristocratici, trasformandosi così in uno strumento di conservazione, non di progresso.

CONTINUA

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