Storia della rivoluzione russa. Seconda parte: la rivoluzione di febbraio

Se la fiamma rivoluzionaria del 1905 sembra sedata con la piena restaurazione del potere assoluto dello zar, la situazione degenera in maniera inevitabile con lo scoppio della prima guerra mondiale e il prolungarsi del conflitto. La Grande Guerra coglie infatti l’impero impreparato a portare avanti un impegno così gravoso sul piano umano ed economico. Il collasso delle condizioni di vita nei territori imperiali e nelle fila dei soldati porta agli inizi del marzo 1917 (febbraio secondo quello che era il calendario russo dell’epoca) a uno sciopero generale degli operai di Pietrogrado e alla fraternizzazione dell’esercito con i manifestanti. Nei luoghi di lavoro, cominciano a riorganizzarsi i soviet.

Nicola II

Prendendo atto della situazione, il 15 marzo lo zar Nicola II abdica: con l’abdicazione si chiude la storia del potere secolare degli zar e si apre una convulsa stagione post-zarista. Solo al termine di un processo di alcuni anni questa fase transitoria si chiuderà con la piena affermazione del regime sovietico.

Ma andiamo con ordine.
La prima fase della Russia post-zarista viene ricordata come la fase liberale.
Caduto Nicola II, il potere passa infatti a un governo guidato dall’aristocratico liberale L’vov.
I due obiettivi che il nuovo governo si pone sono:

  1. Continuare la guerra
  2. Trasformare la Russia in una monarchia costituzionale

Il governo L’vov è appoggiato dai maggiori gruppi politici dell’epoca:

  1. I cadetti = ovvero i liberali, espressione della borghesia russa
  2. I menscevichi = espressione dei socialisti riformisti, radicati soprattutto nel mondo operaio
  3. I socialisti rivoluzionari = un insieme di forze di sinistra, radicate in particolare nel mondo contadino

Il governo gode però di scarso consenso presso la popolazione, che chiede la fine della guerra e una profonda riforma agraria.
Mentre il governo ha scarso prestigio e solo con difficoltà riesce a governare il paese, nelle città le uniche vere forme di autorità che godono di un certo consenso sono i soviet.
Ancora più complessa è invece la situazione nelle campagne, dove domina una situazione di sostanziale anarchia.
In questo contesto comincia ad acquisire visibilità una piccola formazione politica, quella dei bolscevichi, che rappresentano l’altra faccia del socialismo russo. Mentre i menscevichi, che abbiamo visto sostenere il governo L’vov, hanno un’impronta riformista, i bolscevichi si caratterizzano invece come forza rivoluzionaria. I due gruppi avevano convissuto con difficoltà fino al 1912, ma avevano poi finito per separarsi.

I motivi della loro frattura diventano evidente nella Russia postzarista. Mentre i menscevichi, pur avendo la loro base di consenso nei soviet, sostengono il governo L’vov, considerando la Russia impreparata a una eventuale rivoluzione socialista, i bolscevichi spingono per dare avvio a una fase rivoluzionaria più radicale. Questa posizione è espressa con chiarezza dal loro leader, Vladimir Lenin, che nell’aprile ’17 pubblica un documento in 10 punti, noto come le Tesi di aprile, in cui sostiene che 1) bisogna liquidare il governo liberale; 2) passare tutti i poteri ai soviet 3) la redistribuzione delle terre ai contadini 4) portare la Russia fuori dalla guerra.

Con le tesi di Aprile, il comunista Lenin si discosta dalle teorie classiche di Marx. Secondo Marx, infatti, la rivoluzione proletaria può scoppiare solo in un paese di capitalismo avanzato. Invece, con le tesi di Aprile Lenin sostiene che è possibile innescare un processo rivoluzionario proprio in quello che è definito l’anello debole del capitalismo.

La situazione nei mesi successivi evolve rapidamente:

-l’esercito russo, sempre più al collasso, viene travolto dall’avanzata tedesca che occupa vasti territori delle province occidentali dell’impero

-il consenso nei confronti del governo crolla in maniera conseguente

-L’vov viene sostituito alla guida del governo dal leader dei democratici, Kerenskij

-a settembre il capo dell’esercito, Kornilov, tenta un colpo di mano per esautorare il governo provvisorio ed assumere il potere. La minaccia viene sventata in particolare grazie ai bolscevichi, che grazie alla loro azione guadagnano un improvviso consenso presso i soviet

In questa situazione, Lenin decide di giocarsi le sue carte e prendere il potere.

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