Il Risorgimento: dalla prima guerra di Indipendenza all’unità d’Italia

Dopo il fallimento dei moti del 1848-49, in tutta Italia assistiamo a un ritorno del modello assolutista e repressivo, con un’unica eccezione: il Regno di Sardegna.
Qui nonostante l’abdicazione di Carlo Alberto a favore di Vittorio Emanuele II, rimane in carica lo statuto albertino, che garantisce due cose in particolare:

1. l’esistenza del Parlamento
2. l’introduzione di una serie di leggi liberali, che garantiscono la laicità dello Stato, la libertà della proprietà privata, la libertà di informazione e l’uguaglianza giuridica

Il Piemonte di Cavour

Grande protagonista delle vicende politiche del Regno di Sardegna negli anni Cinquanta è Camillo Benso Conte di Cavour che diventa capo del governo nel 1852.

Camillo Benso conte di Cavour

In politica interna l’opera di Cavour permette:

1. di rafforzare l’indipendenza del Parlamento dall’influenza della corona
2. di avviare un’opera di modernizzazione del regno, con l’adozione di una politica economica di libero scambio e la costruzione di infrastrutture come le ferrovie

Grazie all’opera di Cavour, molti patrioti italiani cominciano a vedere nel regno di Sardegna il possibile modello di riferimento di un movimento indipendentista. Nel 1857 viene ad esempio fondata la Società nazionale. Obiettivo di questo movimento politico è sostenere la monarchia di Vittorio Emanuele III in una lotta antiaustriaca. La forte novità rappresentata dalla Società nazionale è che fra i suoi aderenti vi sono importanti personaggi provenienti dal mondo democratico, come Daniele Manin e Giuseppe Garibaldi, i quali subordinano così i progetti repubblicani a favore del sostegno alla lotta indipendentista del regno sabaudo.

In questo clima Cavour opera per raggiungere due obiettivi in politica estera:

1. estendere i confini del regno di Sardegna
2. eliminare la presenza austriaca in Italia

La seconda guerra di Indipendenza

Per raggiungere questi obiettivi Cavour è convinto che non basti l’appoggio dell’opinione pubblica italiana, ma serva anche l’alleanza di una potenza straniera in grado di controbilanciare la superiorità militare austriaca.

Dopo una serie di trattative, nel 1858 Cavour stringe un accordo segreto con l’imperatore francese Napoleone III, accordo firmato a Plombières.

Questo accordo stabilisce che:

1. in caso di attacco austriaco al regno di Sardegna, la Francia entri in guerra accanto ai piemontesi

2. in caso di sconfitta degli austriaci si formi un regno d’Alto Italia sotto la guida di Vittorio Emanuele II comprendente, oltre al Piemonte, il Lombardo-Veneto

3. in cambio della formazione del Regno d’Alta Italia, il regno di Sardegna ceda Nizza e la Savoia alla Francia

4. la creazione di un regno del Centro-Italia (su cui Napoleone spera di mettere le mani), relegando il papa al controllo della sola Roma

Nel 1859 l’Austria, dopo una serie di provocazioni di Cavour, dichiara guerra al regno di Sardegna. La Francia interviene affianco ai Savoia: è l’inizio della seconda guerra di indipendenza.

Le truppe franco-piemontesi ottengono sin da subito importanti vittorie, ma la situazione prende una piega inaspettata.
Dopo lo scoppio della guerra, scoppiano una serie di insurrezioni in Toscana e in Emilia-Romagna e le popolazioni locali chiedono l’annessione al regno piemontese. Questi moti fanno fallire il progetto napoleonico di creare un regno del Centro-Italia e metterci le mani.

Per questo motivo, tradendo il patto con Cavour, l’11 luglio Napoleone firma una pace separata con l’Austria, l’armistizio di Villafranca, ponendo di fatto fine alla guerra.

L’armistizio prevede:

1. il passaggio della Lombardia al regno di Sardegna

2. il mantenimento del Veneto nelle mani austriache

3. il ripristino della situazione in Italia centrale

L’armistizio ottiene l’approvazione anche di Vittorio Emanuele II, il che suscita lo sdegno di Cavour che presenta le sue dimissioni.
Il suo ritiro dal governo dura però poco. Agli inizi del 1860 Cavour torna al suo posto e riesce a far svolgere plebisciti in Toscana ed Emilia Romagna, ottenendo la loro annessione al regno di Sardegna. Per far accettare questa situazione a Napoleone, Cavour cede contestualmente Nizza e Savoia alla Francia, secondo gli originali accordi di Plombières.

La spedizione dei Mille

Finita la seconda guerra di indipendenza, la situazione rimane fluida. Cavour infatti è moderatamente soddisfatto del risultato, non altrettanto lo sono le forze democratiche.
Così nel maggio 1860 parte la spedizione dei mille, una operazione di volontari guidati da Giuseppe Garibaldi, che si pone come obiettivo quello di attaccare il regno dei Borbone in Sicilia e scatenare un’insurrezione popolare.

Giuseppe Garibaldi

Sbarcati in Sicilia i garibaldini ottengono immediatamente un appoggio popolare, grazie sia ai sentimenti separatisti presenti nell’isola, sia per le speranze di una riforma agraria.
Il 20 luglio i garibaldini, ormai aumentati di numero grazie all’apporto di nuovi volontari dal resto d’Italia, conquistano l’intera isola con la battaglia di Milazzo.

Il 20 agosto Garibaldi sbarca in Calabria e punta verso Napoli, dove entra il 7 settembre.

A questo punto interviene Cavour che ha due paure:

1. il possibile dilagare di un’insurrezione democratica in tutta Italia

2. l’intervento francese in caso di assalto garibaldino a Roma

Nello stesso settembre Cavour invia così l’esercito sabaudo verso il Sud. Passando dai territori del papa, le truppe sabaude si impadroniscono dell’Umbria e delle Marche, che vengono annesse al regno di Sardegna.
A ottobre le truppe piemontesi sono giunte in Campania. A questo punto, Garibaldi, realisticamente, decide di lasciare l’iniziativa. Il 25 ottobre si incontra a Teano con il re Vittorio Emanuele e gli cede il comando dei territori meridionali.

Il 17 marzo 1861, infine, il Parlamento di Torino proclama Vittorio Emanuele II re d’Italia.

La Convenzione di Settembre

A questo punto è così nato il regno d’Italia, ma non è ancora completa l’unificazione, mancando il Veneto, il Trentino e soprattutto Roma.
Nel 1862 è lo stesso Garibaldi a provare a riprendere l’iniziativa lanciando una spedizione verso Roma: le sue truppe vengono però intercettate dalle truppe regolari dell’esercito italiano sull’Aspromonte e fermate. Ancora una volta, l’intervento di Torino arriva per prevenire quello dei francesi, che con Napoleone si sono proclamati difensori di Roma.

Proprio per rassicurare Napoleone da nuove spedizioni contro Roma, nel 1864 viene firmata la “convenzione di settembre” con cui si stipula che:

1. l’Italia si impegna a non attaccare lo stato Pontificio

2. la capitale viene trasferita da Torino a Firenze

La terza guerra di Indipendenza

Nel 1866 giunge invece un’occasione inattesa per la conquista del Veneto. Il Regno di Prussia, sul punto di scendere in guerra con l’Austria, propone all’Italia un’alleanza antiaustriaca, che porta i tre paesi in guerra. Scoppia così la terza guerra di Indipendenza.
La guerra è vinta grazie alla forza militare prussiana, mentre le truppe italiane vengono sconfitte per terra e per mare, con l’eccezione dei volontari garibaldini. Così quando viene raggiunta la pace, l’Italia ottiene dall’Austria il Veneto e non anche il Trentino, come sperato.

L’anno dopo, nel 1867, Garibaldi tenta un’ulteriore spedizione verso Roma. I suoi volontari vengono però bloccati a Mentana dai francesi.
Con il fallimento del 1867 si chiude la stagione delle imprese garibaldine.

L’annessione di Roma

Tre anni dopo, inaspettatamente, si crea invece l’occasione per mettere le mani su Roma.
Nel 1870 scoppia la guerra fra la Francia e la Prussia. L’esercito francese viene sconfitto duramente dai prussiani e Napoleone è costretto ad abdicare. La Francia entra in uno stato di caos, e il regno d’Italia decide di cogliere l’occasione per attaccare Roma, venuta meno la protezione francese.

Raffigurazione della breccia di Porta Pia


Il 20 settembre 1870 i bersaglieri italiani entrano nella città del papa aprendo una breccia a Porta Pia. Il papa è privato del potere temporale e lo Stato della Chiesa cessa la sua esistenza millenaria.
L’anno successivo, nel 1871, Roma viene proclamata capitale d’Italia, chiudendo il ciclo del Risorgimento.

Con l’annessione di Roma si apre anche uno scontro politico fra lo Stato italiano e il pontefice, detto questione romana. Per approfondire leggi qui.

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