Nell’estate 1870 scoppia la guerra franco-prussiana. L’esito è disastroso per l’esercito francese, che viene costretto alla resa già il 2 settembre, nella battaglia di Sedan. Le conseguenze sono dirompenti: in seguito alla sconfitta francese, Napoleone III lascia la corona imperiale e in Francia inizia la stagione della terza Repubblica; la Prussia, vittoriosa, porta a compimento il progetto di unificazione tedesca e nasce il secondo Reich.
Ma la guerra ha conseguenze rilevanti anche in Italia: la caduta di Napoleone III priva papa Pio IX della protezione armata che la Francia aveva accordato a partire dal 1849, quando le truppe francesi erano intervenute per porre fine all’esperienza della Repubblica Romana e riportare a Roma il papa.
Approfittando delle difficoltà attraversate dalla Francia dopo la sconfitta di Sedan, il regno d’Italia decide di cogliere l’occasione per portare a compimento un passaggio fondamentale nel processo risorgimentale: l’annessione della città di Roma.
Il 20 settembre 1870 le truppe italiane entrano in città, aprendo una breccia nelle mura che difendono Roma, all’altezza di Porta Pia.
L’entrata dei bersaglieri rappresenta per il papa la fine del potere temporale: la città viene infatti annessa al regno italiano e nel 1871 ne diventa la capitale.
Il governo italiano decide di rapportarsi nei confronti della Chiesa seguendo un approccio liberale, seguendo il motto che già era stato di Cavour: “Libera Chiesa in libero Stato”.
Dopo aver approvato il trasferimento della sede della capitale a Roma, viene infatti approvata (maggio 1871) la legge detta delle guarentigie (=garanzie) che regola i nuovi rapporti fra il regno d’Italia e la Santa Sede.
La legge prevede:
-da un lato il rispetto della libertà papale, in particolare: l’inviolabilità della sua persona, dei palazzi del Vaticano e del ruolo spirituale del pontefice. A questo si aggiunge un contributo finanziario annuale per ricompensare la perdita del potere politico;
-dall’altro viene stabilito il principio della separazione fra la sfera politica e la sfera religiosa, seguendo il principio liberale della laicità dello stato.
La legge non risolve il problema dei rapporti fra Stato e Chiesa, in quanto viene accolta da un rifiuto del papa. Con la breccia di Porta Pia si apre dunque la cosiddetta questione romana, ovvero il conflitto che contrappone la Chiesa allo Stato italiano per la perdita del potere politico.
Simbolo di questo conflitto è il non expedit, ovvero il divieto imposto dal pontefice ai cattolici – in particolare a partire dalle elezioni del 1874 – di partecipare alla vita politica dello Stato italiano.
Ad esempio, in un intervento l’11 ottobre del 1874 rivolto alle donne romane del Circolo di Santa Melania, Pio IX afferma che “non è lecito andare a sedere in quell’aula e voi, dilettissime figlie, pregate perché Iddio […] apra gli occhi a quelli che vanno barcollando”
Il non expedit sarà attenuato nel tempo dai successori di Pio IX e sospeso solo nel 1919.
La questione romana si sarebbe invece risolta solo nel 1929 con i Patti Lateranensi.