1. Il movimento culturale
Da un punto di vista culturale, il Settecento è il secolo dell’Illuminismo, che ha il suo cuore in Francia ma si diffonde in generale in diverse parti d’Europa grazie al suo carattere cosmopolitica.
Al centro della cultura illuminista vi è il tema della esaltazione della ragione. Attraverso di essa e alla sua capacità critica si ritiene infatti che sia possibile superare tutte le conseguenze negative che derivano dall’ignoranza, dalla superstizione e dalla intolleranza. Da qui l’immagine metaforica del lume della ragione, intesa come possibilità di illuminare le tenebre dell’ignoranza che produce dogmi religiosi, dispotismi politici, approcci antiscientifici.
Il movimento illuminista vuole così farsi promotore non solo di una evoluzione nel campo delle scienze, ma soprattutto in quello della politica e dei costumi sociali, cambiando in profondità i valori fondativi della società.
La cultura illuminista contiene in sé tanti filoni e approcci diversi, ma nel suo complesso rappresenta un clima culturale fondato sulla discussione nei caffè e salotti letterari, attraverso i primi quotidiani, con la pubblicazione di libri e lo sviluppo di società segrete – la Massoneria – che diventano luoghi di diffusione delle idee illuministe nelle classi dirigenti.
Da un punto di vista culturale il prodotto più noto dell’illuminismo è il Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri, pubblicato fra il 1751 e 1772 da Diderot e D’Alembert. Il Dizionario, o Encyclopédie (titolo originario) ha una portata rivoluzionaria grazie al suo approccio laico e progressista nei confronti del sapere. Proprio per questo motivo venne spesso sottoposta a censura e fu anche inclusa nell’Indice dei libri proibiti.
In generale con l’illuminismo inizia così a nascere il concetto di opinione pubblica, inteso come valore positivo di una società in cui si diffonde la discussione delle idee e che attraverso essa può arrivare ad esprimere giudizi di merito (in questa prima fase ovviamente tale circolazione non è ancora di massa, ma limitata al mondo dell’aristocrazia progressista e della media e alta borghesia).
2. I protagonisti
Come detto, Illuminismo non vuol dire un unico approccio ai temi affrontati. Da un punto di vista politico, economico, legislativo e religioso, si distinguono tendenze diverse che caratterizzano i cosiddetti philosophes, ovvero le voci più note del panorama illuminista.
I protagonisti principali sono:
-Voltaire = fautore dell’assolutismo illuminato, ovvero della possibilità di introdurre riforme socio-politiche attraverso la disponibilità di sovrani assoluti. Voltaire è anche espressione del deismo, ovvero della concezione di una divinità razionale che è garante dell’ordine delle leggi naturali e che non impone leggi di vita agli uomini. Conseguenza di questo approccio è la necessità della tolleranza religiosa da cui deve derivare la costituzione di uno Stato laico.
-Montesquieu = che teorizza la necessità della divisione dei poteri e che contribuisce così a definire le teorie liberali nate a partire da John Locke
-Rousseau = che è espressione del filone politico democratico, in quanto a lui si devono concetti come l’uguaglianza politica e la sovranità popolare
-Smith = a cui si deve l’elaborazione della teoria economica liberista. Questa ribalta le fondamenta del mercantilismo sostenendo che i beni sono incrementabili perché essi sono il risultato della produzione industriale e agricola. Secondo Smith il mezzo per produrre una ricchezza crescente sono il libero scambio e la libera concorrenza. Essi infatti generano competizione e dunque miglioramento. Per favorire il libero scambio, occorre che lo stato non intervenga e lasci il mercato libero di autoregolarsi. Da questo punto di vista Smith ricorre alla immagine metaforica della mano invisibile, secondo cui la ricerca individuale del profitto finisce per generare inesorabilmente il benessere della società e il suo equilibrio economico.
-Beccaria = massimo esponente dell’Illuminismo italiano, a lui si deve la formulazione di una concezione giuridica moderna, che distingue delitto e peccato e sostiene l’abolizione della pena di morte.
3. I concetti chiave
Se al cuore dell’Illuminismo vi è il concetto di ragione, da essa derivano altri temi che determinano l’approccio sociopolitico di questa cultura:
–Felicità pubblica = secondo gli Illuministi al cuore dell’azione politica dei governi vi deve essere la creazione delle condizioni che rendano possibili agli uomini raggiungere la felicità individuale, ovvero soddisfacimento dei propri bisogni materiali e spirituali. Essa è però possibile solo in una dimensione collettiva, laddove esiste una società che rende possibile (attraverso le sue leggi e le sue istituzioni) la ricerca di un bene comune.
-Diritti = con l’Illuminismo si afferma appieno l’idea per cui gli uomini godono di diritti naturali inalienabili. Questi diritti in particolare sono la libertà e l’uguaglianza.
–Tolleranza = con l’Illuminismo si sostiene che la religione sia una questione privata, che ricade sulla sfera privata e non pubblica. La società nel suo complesso deve favorire la tolleranza e il pluralismo religioso, evitando così il fanatismo la cui inevitabile conseguenza è il conflitto fra gli uomini
–Scienza = ovviamente l’Illuminismo esalta il sapere scientifico inteso come autonomo da qualunque entità metafisica. Questo clima favorisce scoperte e innovazioni e in generale un forte stimolo alla divulgazione scientifica
–Progresso = gli illuministi ritengono sia possibile un costante progresso della società umana inteso come incivilimento dei costumi e miglioramento delle condizioni di vita; questo costante progresso è possibile grazie alla perfettibilità umana.