Riprendiamo il nostro percorso seguendo Maria Stuart. Maria era giunta in Scozia nel 1561 dopo il suo breve matrimonio con l’erede al trono francese e si era riappropriata del trono scozzese. Nei primi anni del suo regno governa senza troppi clamori, ma le cose cambiano a partire dal 1565, anno in cui sposa il capo del partito cattolico scozzese, Enrico Stuart.

La scelta di Maria avrà profonde ripercussioni sia perché si inimicherà la maggior parte della nobiltà e della popolazione scozzese, di rito protestante, che la regina Elisabetta, sostenitrice delle forze protestanti scozzesi. Ad aggravare la situazione, Maria avvia nel Paese una politica di restaurazione cattolica.
La situazione degenera rapidamente. Nel 1567 il marito di Maria viene assassinato e i sospetti ricadono sull’amante della regina, lord Bothwell. L’intervento di Maria gli permette di essere sciolto da ogni accusa, ma i sospetti diventano praticamente una certezza perché nello stesso anno i due convolano a nozze. A quel punto la nobiltà scozzese insorge: Maria viene fatta prigioniera e costretta ad abdicare.
Fuggita dalla prigionia, Maria cerca riparo in Inghilterra, dove comincerà a diventare protagonista di una serie di congiure nei confronti di Elisabetta, col sostegno delle varie forze cattoliche europee, dal papa a Filippo di Spagna passando dai Guisa. Le varie congiure porteranno Elisabetta a una più stretta repressione anticattolica e, già dal 1568, a imprigionare Maria Stuart per cercare di controllarla più da vicino.
Intanto, un’altra importante regione europea entra nel gioco delle rivalità religiose e degli equilibri politici, ovvero i Paesi Bassi spagnoli, corrispondenti agli attuali Olanda, Belgio e Lussemburgo.
Questa regione è dominio di Filippo II, ma dal 1566 è scossa dall’esplosione di una serie di rivolte. A suscitare il malcontento è da un lato l’aumento del peso fiscale richiesto dalla corona spagnola, dall’altro la politica di intolleranza religiosa portata avanti dai cattolici spagnoli, in una regione in cui si stanno diffondendo con rapidità le riforme religiose
Per rispondere alle proteste nei Paesi Bassi, nel 1567 Filippo invia nella regione il duca d’Alba, il quale dà avvio a una durissima repressione, che porterà a eseguire in pochi anni migliaia di condanne a morte. L’obiettivo di estirpare le forze d’opposizione attraverso il pugno duro suscita però la reazione contraria: un’ondata di malcontento si scatena in tutti i Paesi Bassi, portando anche le regioni cattoliche a ribellarsi.
Le vicende dei Paesi Bassi spingono Filippo II a premere sempre di più sulla politica di intolleranza religiosa e a cercare alleati disposti ad attuare una stretta quanto più forte possibile sui protestanti.
Questa scelta si fa sentire anche in Francia, dove Filippo II fa pressioni su Caterina de Medici per abbandonare la politica di tolleranza religiosa nei confronti degli ugonotti e avviare una repressione. E così riprende in maniera aspra la guerra civile.
Nel 1569 la guerra sembra giungere a una svolta, quando il leader degli ugonotti, Luigi conte di Condé, trova la morte nella battaglia di Jarnac.
Ma la resistenza ugonotta non si fiacca, anzi, inizia la riscossa. L’esercito ugonotto, spinto dall’ammiraglio De Coligny, mette insieme una serie di vittorie e comincia a puntare verso Parigi.
Nel 1570, di fronte all’avanzata ugonotta, Carlo IX decide di sottoscrivere un nuovo trattato di pace con gli ugonotti.
Per completare la pacificazione, Caterina de Medici avvia le trattative per far sposare la figlia, Margherita, con Enrico Borbone, nuovo leader degli Ugonotti e possibile successore al trono in caso di estinzione del ramo dei Valois.
Le trattative vanno per le lunghe, sia perché Margherita è innamorata del rivale di Enrico Borbone, Enrico di Guisa – leader della fazione cattolica del regno – sia perché il papa, ferocemente ostile agli ugonotti, vi si oppone.
Superati con difficoltà i vari ostacoli, le nozze vengono celebrate il 18 agosto 1572 a Notre-Dame, in un clima di forti tensioni, con i cattolici sul piede di guerra. In questo clima, mentre i festeggiamenti per il matrimonio vanno avanti, il 22 agosto c’è un attentato nei confronti di de Coligny, capo militare delle forze protestanti. A questo punto la situazione precipita: Caterina de Medici e il figlio, il re Carlo IX, decidono di sedare sul nascere ogni possibile rivolta uccidendo i capi protestanti. Da quel punto, dalla notte del 24 agosto, inizia una strage di ugonotti da parte dei cattolici. Nella strage vengono uccisi tremila protestanti solo a Parigi. Ma la caccia ai protestanti si diffonde in molte altre parti della Francia, per un totale di diecimila vittime.
Alla strage riesce a scampare Enrico di Borbone che si converte al cattolicesimo di fronte a Carlo IX.
La strage di San Bartolomeo, come verrà ricordata, sembra dare così un colpo decisivo agli ugonotti. Ma la guerra civile è in realtà ancora lontana dalla sua fine.
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