
Nell’Atene del V secolo a.C. si sviluppa una fondamentale novità storica: la nascita del sistema democratico. Con l’avvento di questo nuovo sistema si assiste a una estensione della partecipazione alle assemblee cittadine e, in questo contesto, diventa decisiva l’arte oratoria, ovvero l’arte della parola.
In un sistema come quello democratico, infatti, risulta decisiva la capacità di far prevalere la propria opinione rispetto a quella degli altri. In questo senso, dunque, la capacità di ottenere il consenso passa dalla capacità di costruire discorsi in grado di convincere chi ascolta.
Dentro a questo quadro si può comprendere il ruolo dei sofisti. Per sofisti intendiamo quei professionisti che insegnano l’arte oratoria dietro compenso. Intellettuali dunque che, a pagamento, insegnano una tecnica essenziale per chiunque voglia intraprendere la strada della politica.
Sui sofisti è calato per lungo tempo un giudizio negativo, per diversi motivi:
- Perché il concetto di “vendere la sapienza” nella cultura dell’epoca è considerato qualcosa alla stregua della prostituzione culturale
- Perché i sofisti sono stati marchiati in maniera negativa da filosofi come Platone e Aristotele, in quanto ingannatori: nella concezione di figure come Platone o Aristotele, infatti, la filosofia è la ricerca di verità stabili, mentre nella cultura dei sofisti non esistono verità assolute, ma solo verità relative e – ciò che realmente conta – è la capacità di far prevalere un’opinione su un’altra a prescindere dal contenuto di verità di una certa opinione
- Perché nelle tecniche oratorie insegnate dai sofisti si afferma una concezione spregiudicata dell’importanza del convincere a prescindere dal contenuto. Fra le tecniche proprie dell’insegnamento sofista vi è ad esempio quella antilogica: una strategia di insegnamento fondata sui ragionamenti doppi, ovvero sull’insegnare a esporre in maniera convincente prima una tesi e poi il suo esatto opposto.
Inoltre, a partire da un certo punto si inizia, nella sofistica, a parlare di eristica, ovvero dell’arte di sostenere una tesi a prescindere dalla validità di essa.
A dispetto di queste critiche mosse ai sofisti, occorre però ripensare l’importanza della loro stagione. Se infatti lo scivolamento verso l’eristica appartiene principalmente alla seconda generazione dei sofisti (quando siamo ormai nel IV secolo a.C.), la portata storica dei sofisti della prima generazione è innegabile:
- Perché con loro il pensiero filosofico si sposta per la prima volta, in maniera strutturata, sull’analisi dell’uomo. Con la sofistica si passa infatti dalla riflessione sulla natura – tipica dei filosofi precedenti – a quella sull’uomo e sulle verità che l’uomo, attraverso la ragione, può esprimere
- Perché i sofisti pongono un forte accento sulla centralità dell’educazione: la virtù, nella loro ottica, non è data dalla nascita, ma si acquista attraverso il sapere
- Perché in una cultura abituata a pensare all’esistenza di verità assolute, i sofisti introducono il concetti di verità relative
Per concludere.
Quando si parla di sofisti si intende un gruppo vasto di intellettuali che prendono posizione sui più importanti temi che riguardano il vivere in società dell’uomo: quali siano le migliori istituzioni, in cosa consiste l’etica, quale sia il ruolo della religione, quale sia la natura delle leggi.
Fra i sofisti più rilevanti troviamo figure come quelle di Protagora, di Gorgia e di Crizia.