
Vissuto all’incirca fra il 490 e il 415, protagonista della vita dell’Atene di Pericle, Protagora è considerato da Platone il vero e proprio padre dell’insegnamento sofistico.
In termini filosofici, la posizione di Protagora può essere definita di relativismo conoscitivo e morale = non esistono verità assolute, ma solo verità relative a chi le esprime.
Questa posizione la troviamo ad esempio espressa nella sua riflessione religiosa.
Quella di Protagora, infatti, è la prima vera e propria espressione di agnosticismo, ovvero la teoria secondo cui non si può affermare né l’esistenza né l’inesistenza della divinità. Scrive infatti Protagora: “Degli dèi non sono in grado di sapere né se sono, né se non sono, né quali sono”.
Il concetto di relativismo conoscitivo è però espresso appieno dalla più famosa affermazione di Protagora: “L’uomo è misura di tutte le cose, delle cose che sono in quanto sono, delle cose che non sono in quanto non sono” (la frase è riportata da Platone nella sua opera Teeteto).
Questa affermazione vuol dire che non esistono appunto verità assolute ma solo verità relative all’uomo che le esprime.
Occorre solo fare attenzione a cosa intende Protagora per uomo: l’affermazione, infatti, si presta a più livelli di lettura. Per uomo infatti Protagora intende:
1. L’uomo in quanto singolo individuo = in questo senso Protagora intende che gli uomini conoscono la realtà tramite i sensi e dunque esistono tante verità conoscitive quanto sono gli uomini
2. L’uomo in quanto civiltà = in questo Protagora afferma che ogni gruppo sociale esprime una certa cultura e certi valori. Dunque esistono differenti mentalità con cui ci si approccia al mondo e quindi bisogna parlare di relativismo culturale
3. L’uomo in quanto umanità = in questo senso Protagora vuole dire che tutti gli uomini, in quanto tali, in quanto dotati di ragione, hanno dei parametri comuni con cui guardano alla realtà: non alla realtà assoluta, dunque, ma alla realtà così come all’uomo appare.
Detta in termini riassuntivi: per Protagora l’uomo giudica in realtà in base ai propri sensi, in base alla civiltà di cui fa parte, in base alla specie a cui appartiene.
Per chiudere il discorso su Protagora bisogna però fare attenzione a un ultimo aspetto. La sua riflessione non conduce né allo scetticismo, ovvero all’affermazione che non esistono verità, né al totale relativismo, ovvero: tutto è vero e dunque tutte le opinioni sono valide.
Protagora infatti teme che una simile posizione, in termini politici, possa condurre di fatto a una sorta di anarchia. Per evitare questo scivolamento, Protagora afferma dunque che se è vero che non esistono verità assolute, occorre comunque trovare un criterio di utilità. Per utile Protagora intende = ciò che è utile al bene del singolo e della comunità. Detta in altri termini: le scelte politiche, secondo Protagora, devono essere guidate da ciò che è utile per la comunità.
In cosa consista poi questo utile per la comunità, poi, è un altro problema su cui i sofisti dibattono, senza arrivare a una posizione definitiva.