Il termine impero carolingio è utilizzato per indicare la prima fase della storia del sacro impero romano, in cui la corona è in mano prima a Carlo Magno e poi ai suoi eredi.
L’impero si richiama all’impero romano, ma il suo baricentro geopolitico è diverso, non ruota più intorno al Mediterraneo ma si sviluppa piuttosto nel cuore dell’Europa centro-occidentale. Nella fase carolingia, l’impero carolingio si estende infatti ai territori oggi corrispondenti alla Francia, alla Germania, all’Italia del Nord, all’Austria, alla Svizzera, ai Paesi Bassi, al Belgio e al confine orientale della Spagna.

La storia dell’impero carolingio inizia nel Natale dell’anno 800, in cui Carlo Magno viene incoronato imperatore dei Romani.
Alla sua morte, avvenuta nell’anno 814, la corona passa al figlio, Ludovico il Pio. Ludovico, consapevole della tradizione franca di dividere il regno fra i vari eredi dei regnanti, nell’817 emana una disposizione (ordinatio imperii), con cui progetta di lasciare l’impero intatto al suo primo erede, assegnando ai figli minori il controllo di ristrette aree periferiche.
La decisione di Ludovico trova però l’ostilità dei figli minori che danno avvio a una ribellione. In seguito a un periodo di guerre, nell’anno 843, con il trattato di Verdun l’impero viene diviso in tre parti, i cui nuclei principali sono: il regno dei Franchi occidentali, il regno dei Franchi orientali, il regno d’Italia.

La corona imperiale viene assegnata a Lotario, il fratello maggiore, a capo anche del regno d’Italia. Teoricamente la corona imperiale gli garantisce una superiorità sui fratelli, ma questa è solo formale e non sostanziale.
A partire da questo momento il territorio carolingio comincia a scomporsi e ricomporsi in base al susseguirsi delle eredità, fino a che per alcuni anni l’intero impero viene ricostituito nella sua interezza, con il ripristino dell’unità imperiale fra l’884 e l’887 con l’imperatore Carlo il Grosso.
La sua parabola è però breve e sfortunata. Carlo il Grosso è infatti costretto ad abdicare precocemente a causa della forte ostilità dell’aristocrazia carolingia. Con la sua abdicazione l’impero torna a dividersi in una serie di regni e viene a mancare la continuità nell’incoronazione imperiale, per cui la storia dell’impero carolingio può dirsi sostanzialmente terminata.
Dopo questa premessa possiamo passare ad analizzare gli aspetti più rilevanti della storia dell’impero carolingio che sono principalmente tre: l’amministrazione di tipo feudale; la compenetrazione Stato-Chiesa; il rilancio culturale.
L’amministrazione dell’impero carolingio
Quando Carlo porta a termine le conquiste che lo pongono a capo di un vasto impero, si trova nella difficile situazione di dover amministrare una serie di territori molto diversi fra di loro per leggi e cultura, senza poter fare affidamento su una macchina amministrativa come quella del vecchio impero romano.
Il territorio viene ripartito in contee, ducati e marche in base alla specificità. Le contee sono i distretti che rispondono a una situazione amministrativa più tradizionale, mentre più particolari sono le altre realtà. Per ducati si intendono infatti quei territori a cui viene riconosciuta una specificità legata alla presenza di una identità nazionale molto omogenea; di solito i ducati vengono costituiti laddove è presente una popolazione che mostra ostilità a essere sottomessa al controllo franco. Le marche sono invece i territori di confine la cui difesa militare è più delicata e complessa.
Conti, marchesi e duchi sono dunque dei funzionari pubblici, tendenzialmente scelti fra gli alleati e gli uomini di fiducia di Carlo. Inviati ad amministrare i territori a loro assegnati, questi vengono ricompensati con una serie di beni terrieri. Una parte di questi sono beni associati alla carica ricoperta, un’altra parte sono feudi che l’imperatore concede per assicurarsi la fedeltà di questi conti, marchesi e duchi rendendoli suoi vassalli.
Per cercare di controllare queste figure, cercando di evitare che il loro potere acquisti troppa autonomia, vengono individuati due strumenti:
- All’interno delle contee, dei ducati e delle marche vengono create delle zone dotate di immunità, ovvero non sottoposte al controllo giuridico e fiscale dei funzionari pubblici. Queste aree sono affidate o ad altri vassalli dell’imperatore, o a enti ecclesiastici, come chiese e monasteri.
- Vengono inviati degli ispettori, detti missi dominici, che hanno il compito di controllare l’operato dei funzionari per conto dell’imperatore
Col tempo però questa impalcatura si va dissolvendo. I vari funzionari pubblici finiscono per acquisire una autonomia crescente e i feudi – inizialmente pensati come concessioni temporanee – finiscono per diventare patrimonio permanente delle famiglie che ottengono questi benefici. Sostanzialmente si assiste quindi a un processo in cui l’autorità centrale viene sempre meno, e il potere è gestito a livello locale dalle varie figure di riferimento che finiscono per godere di poteri inizialmente non previsti.
La compenetrazione Stato-Chiesa
Questo impero viene definito sacro per il suo stretto legame con la Chiesa cristiana. D’altronde la legittimazione imperiale viene dal papa e i vari imperatori, a partire da Carlo Magno, si dichiarano difensori della chiesa cattolica.
L’intreccio fra potere politico e potere religioso, fra Stato e Chiesa, è dunque centrale nell’impero carolingio, anche perché a partire da Carlo Magno:
- Le figure ecclesiastiche vengono impiegate per sostenere l’amministrazione dell’impero
- La diffusione del cristianesimo diventa un obiettivo centrale, in quanto la politica carolingia è quella di creare un’identità comune fra le varie popolazioni che abitano l’impero utilizzando la religione stessa
Particolare attenzione viene dunque rivolta in particolare da Carlo Magno e da Ludovico il Pio all’organizzazione ecclesiastica.
Primo obiettivo che si pongono gli imperatori carolingi è quello di attuare uno stretto controllo delle strutture ecclesiastiche. Vediamo così:
- Che spesso i vescovi e gli abati, ovvero le figure più importanti del clero, vengono scelte direttamente o indirettamente dall’imperatore
- Nell’824 la promulgazione di una disposizione da parte di Ludovico il Pio, la Constitutio romana, con cui si stabilisce che il papa è obbligato a prestare giuramento all’imperatore
Secondo obiettivo riguarda invece la costruzione di una struttura ecclesiastica capillare e ben strutturata. Assistiamo così a:
1) L’estensione dell’amministrazione ecclesiastica ai territori di nuova conquista
2) L’avvio di una riforma dei monasteri, il cui prestigio negli ultimi secoli era in fase calante, con l’imposizione della regola benedettina a tutti i monasteri dell’impero
La rinascita carolingia
Il ripristino dell’impero si accompagna a uno slancio culturale che prende il nome di rinascita carolingia. A guidare questo rinnovamento dei fermenti culturali è un gruppo di intellettuali che Carlo Magno riunisce nella sua corte di Aquisgrana e che prende il nome di Scuola palatina.
Le conseguenze più evidenti di questo tentativo di arrestare la decadenza culturale dei secoli precedenti e di formare le basi culturali del nuovo impero sono:
- La creazione di un sistema scolastico, con la creazione di scuole presso le sedi ecclesiastiche. Scopo principale di queste scuole è dare al clero e ai figli dei nobili un buon grado di istruzione ma non mancano, in particolare da parte di Carlo Magno, tentativi di estendere forme di istruzione anche nelle zone rurali per i sudditi dei ceti popolari
- La creazione di una nuova scrittura, detta carolina, grazie a cui si torna a un’unità nelle regole della scrittura che si era persa nei secoli precedenti