Il sistema platonico

Introduzione: le basi del sistema filosofico di Platone

Platone realizza il primo grande sistema filosofico dell’antichità. Al centro di questo sistema vi è il tema della conoscenza. E il cuore di questo tema è rappresentato dal concetto platonico di idee.


Dunque, prima di avventurarci nel sistema platonico, dobbiamo capire cosa sono le idee.
Facciamolo con un esempio. Se abbiamo davanti a noi una quercia, un pino e un salice, li identifichiamo, pur nelle loro diversità, come alberi. La stessa cosa facciamo di fronte a persone diverse, che in ogni caso identifichiamo comunque come uomini.
Questo perché possediamo l’idea astratta di cosa sia un albero, ovvero l’idea di alcune caratteristiche di base che dobbiamo ritrovare in una pianta per identificarla come un albero. E la stessa cosa ci succede di fronte alle persone.


L’esempio è ancora più chiaro se ci riferiamo a delle forme geometriche. Se abbiamo di fronte a noi una serie di quadrati tutti di grandezze differenti, li identifichiamo in ogni caso come quadrati appunto, perché possediamo il concetto astratto di quadrato, ovvero ciò che è definibile come poligono di quattro lati di uguale lunghezza, composto da quattro angoli interni di 90 gradi.
Sostanzialmente, possiamo dunque affermare che nella natura facciamo esperienze di enti particolari, che giudichiamo in base a un metro di paragone che è l’idea astratta ma in sé perfetta.
Questo discorso si può fare, secondo Platone, non solo per le cose del mondo (animali, piante, ecc…) o per i concetti matematici (i numeri, le differenza, ecc…), ma anche per i valori, ovvero concetti come l’amore, la giustizia, il coraggio e via dicendo. Noi definiamo dei comportamenti giusti, ad esempio, sulla base di un’idea di fondo di cosa sia la giustizia. Riuscire a definire l’idea in sé di giustizia, il suo concetto assoluto, è un problema su cui poi torneremo. Per il momento però siamo giunti a una prima definizione di cosa sono le idee.
Nel mondo siamo circondati da cose particolari, mutevoli, imperfette, le nostre conoscenze si reggono quindi su opinioni instabili, relative all’esperienza, condizionate dai sensi: ma allo stesso tempo esistono le idee, la cui conoscenza rimanda a concetti astratti, generali e assoluti. Per dirla ancora meglio: le idee sono enti perfetti e immutabili.
Non a caso le idee sono definite da Platone ousìa, che significa sostanza, realtà autonoma.

Da qui deriviamo tre prime conclusioni:
1) Che quello di Platone è un sistema dualistico. Ovvero, esistono due gradi della conoscenza: da un lato le verità relative – che nascono dall’esperienza -, dall’altro le verità assolute – che nascono dalla conoscenza delle idee. La conoscenza che deriva dall’esperienza è in sé imperfetta, ma è tanto più adeguata quanto più quell’esperienza particolare ci avvicina all’idea assoluta
2) Che quello di Platone è un sistema verticale: in cima a questo sistema vi sono le idee, che rappresentano l’essere. Platone definisce la conoscenza delle idee come episteme, ovvero una conoscenza che trova su di sé il pieno fondamento. Alla conoscenza delle idee, che a questo punto possiamo definire conoscenza epistemologica dell’essere, si giunge tramite il logos, cioè la ragione. A un livello più basso vi è la natura, che rappresenta il mutevole, la cui conoscenza è imperfetta, in quanto deriva dalla doxa, ovvero dall’opinione
3) Che quello di Platone è un sistema metafisico, ovvero che presuppone l’esistenza di qualcosa al di là dell’esperienza nella natura. Le idee, infatti, sono enti metafisici, cioè esistono al di là della natura, a prescindere dalla natura. Le idee sono collocate in un luogo astratto, che Platone definisce mondo delle idee o iperuranio – ovvero al di là del cielo. Allo stesso tempo, però, questi enti metafisici sono la causa delle cose del mondo, perché le idee eterne sono i modelli a cui si rifanno le cose della natura, così come – ad esempio – dall’idea di quadrato derivano tutti i possibili quadrati nel mondo.

Le idee: il bene, i generi sommi, la dialettica

Dopo aver visto queste prime conclusioni essenziali sul sistema di pensiero platonico, possiamo ora aggiungere degli elementi in più per quanto riguarda le idee:
1) Le idee sono di tre tipologie: idee-valore, idee matematiche, idee delle cose del mondo. Fra tutte queste vi è un’idea superiore, in quanto non esiste solo per sé, ma in qualche modo è il fondamento di tutte le altre idee: è l’idea di bene. Per bene Platone non si riferisce tanto al bene morale, quanto al concetto di perfezione. Il bene è alla base di ogni altra idea perché ogni idea è di per sé perfetta, rappresenta dunque il bene. E quindi, si può dire, ogni idea partecipa all’idea di bene
2) Platone individua cinque generi sommi, una sorta di macrocategorie che contengono tutte le idee. I generi sono: l’essere (perché ogni idea è), l’identico (perché ogni idea è identica a sé stessa, dunque A=A), il diverso (perché ogni idea è differente dalle altre, dunque A non è B), la quiete e il movimento (ogni idea può essere in quiete, ovvero essere in rapporto solo con sé stessa, o in movimento, cioè in rapporto con le altre idee).
Fra questi generi l’aspetto più importante è la categoria della diversità. La definizione di questo genere permette infatti a Platone di risolvere il problema che aveva posto Parmenide. Parmenide sosteneva infatti che l’essere o è non è. La conseguenza di questo ragionamento è che l’essere è unico e il non essere è il nulla: questo significa che la molteplicità è considerata da Parmenide impossibile. Con i generi sommi Platone invece si spiega perché le idee, pur essendo molteplici, rappresentano l’essere. Ogni idea infatti è se stessa e non è un’altra idea. Quindi il non essere è una possibilità che non elimina l’essere. Il che vuol dire anche che per Platone l’essere è una possibilità: ogni idea è una delle possibili idee esistenti
3) Il metodo per arrivare alla conoscenza delle idee è definito dialettico. Per dialettica Platone non intende l’arte di argomentare in maniera convincente una certa tesi. Si tratta piuttosto di un metodo che serve per arrivare a dare una definizione essenziale di un’idea e capire con quali altre idee questa può entrare in rapporto e con quali no. Questo aspetto è essenziale, perché se non tutte le idee possono essere collegate fra di loro vuol dire che solo alcuni discorsi sono validi mentre altri no: quindi cade l’idea sofista per cui ogni affermazione può essere valida.
Il metodo dialettico messo a punto da Platone si fonda sul partire da un certo concetto di partenza e poi suddividerlo fino ad arrivare a un concetto non più divisibile.
Cerchiamo di capire cosa tutto questo significhi a partire da un esempio realizzato dallo stesso Platone. In questo esempio lo scopo è arrivare a definire cosa sia la pesca con la lenza, in relazione al concetto di arte. Seguiamo i diversi passaggi:
1) Le arti sono di produzione e di acquisizione. La pesca con la lenza è un’arte di acquisizione.
2) L’acquisizione può avvenire tramite scambio o cattura. Le pesca con la lenza avviene tramite cattura.
3) La cattura avviene tramite lotta o caccia. La pesca con la lenza avviene tramite caccia.
4) La caccia può essere rivolta tramite esseri inanimati e esseri animati. La pesca con la lenza è rivolta verso esseri animati.
5) Gli esseri animati possono essere terrestri o remiganti. La pesca con la lenza ha come obiettivo gli esseri remiganti.
6) Gli esseri remiganti possono essere cacciati attraverso reti o percussioni. La pesca con la lenza si svolge attraverso percussioni
7) La pesca con percussioni può svolgersi col fuoco o con l’amo. La pesca con la lenza si svolge con l’uso dell’amo
8) La pesca con l’amo può avvenire con tridente o con la lenza. A questo punto siamo giunti all’ultimo passaggio, in cui abbiamo trovato la pesca con la lenza.
Conclusi tutti i passaggi possiamo dare una definizione di pesca con la lenza in rapporto al concetto di arte, affermando che: la pesca con la lenza è un’arte di acquisizione tramite cattura, verso esseri animati remiganti cacciati attraverso percussioni con l’amo.
Attraverso il metodo dialettico, di divisione dei concetti, siamo dunque giunti all’unica definizione valida che permette di collegare una certa idea ad un’altra idea.

La conoscenza e l’anima

Definito a questo punto cosa sono le idee, dobbiamo comprendere come l’uomo sia in grado di avere cognizione della loro esistenza. La dialettica è infatti il metodo per arrivare a una definizione adeguata delle idee, ma questo metodo non spiega perché l’uomo conosca le idee.
Quindi si apre il problema di come avviene la conoscenza.
Afferma infatti Platone che “non è possibile, all’uomo, indagare né ciò che sa, ne ciò che non sa”. Sostiene quindi Platone: se già si conosce non avviene la conoscenza perché non c’è interesse a indagare qualcosa di già noto; se non si conosce qualcosa non si sa neanche di doverla conoscere e quindi non inizia il processo conoscitivo.
Questo dilemma rischia di bloccare ogni percorso della conoscenza, ma Platone lo risolve introducendo il secondo grande concetto della sua filosofia, ovvero l’anima.

Platone riprende l’idea pitagorica della separazione fra anima e corpo e approfondisce in maniera decisiva questa idea.
Secondo Platone l’anima dell’uomo è immortale e vive prima di incarnarsi in un corpo. Platone sostiene l’immortalità dell’anima attraverso tre tesi:
1. La tesi dei contrari = ogni cosa è prodotta dal suo contrario, quindi la vita si genera dalla morte, nel senso che l’anima rivive dopo la morte del corpo
2. La tesi della somiglianza = dal momento che l’anima è simile alle idee, ovvero è unica nella sua essenza, non è composta da più parti, essa deve essere eterna come le idee
3. La tesi della vitalità= l’anima partecipa all’idea di vita e quindi non può morire

Nel periodo in cui non è incarnata, sostiene poi Platone, l’anima vive a contatto con le idee e quindi può arrivare a una loro conoscenza. Quando si incarna in un corpo mortale però l’anima dimentica le idee: nel corso della vita, quindi, si tratta di portare l’anima a ricordare delle conoscenze già note.
Si risolve così il dilemma che si era posto su cosa sia la conoscenza: dal momento che per l’anima la conoscenza delle idee non è dunque un qualcosa di nuovo, essa è piuttosto un ricordare qualcosa che già si conosce. Platone definisce questo processo: reminescenza o anamnesi.
Da questo punto di vista Platone adotta una prospettiva innatista = le conoscenze sono presenti in noi sin dalla nascita.

L’altro pilastro su cui si fonda la teoria platonica dell’anima è l’idea per cui le anime sono tripartite, ovvero sono composte da tre parti:
1. Una parte concupiscibile = la parte dell’anima che ci porta ad avere desideri materiali, che segue gli istinti più terreni
2. Una parte irascibile = la parte dell’anima che si fa guidare dalle passioni, quindi una parte più nobile rispetto a quella concupiscibile ma pur sempre guidata dagli istinti
3. Una parte razionale = la parte dell’anima che ha il compito di controllare gli istinti e le passioni e che ci spinge a prendere le decisioni con saggezza

A questa impostazione di base, Platone aggiunge poi un’altra considerazione. Per quanto queste tre parti siano presenti in tutti gli uomini, spiega il filosofo, in ogni individuo una delle tre parti è dominante rispetto alle altre.
Di conseguenza abbiamo tre tipologie di uomini in base a quale parte dell’anima è dominante.
Da questo ragionamento ne consegue che solo negli uomini in cui la parte razionale è preponderante la conoscenza delle idee è più adeguata. Questo perché gli uomini saggi non si fanno guidare dagli istinti e dalle passioni terrene, ma sono mossi per amore della conoscenza e quindi spinti ad utilizzare gli strumenti della ragione per approfondire il percorso di reminescenza.

La teoria politica: lo stato ideale

La teoria delle idee e la teoria dell’anima sono gli assi portanti su cui si colloca poi il terzo pilastro del pensiero platonico, ovvero il discorso politico.
Platone vive infatti con profonda amarezza l’intera sequenza che porta alla condanna a morte di Socrate e si chiede come sia possibile arrivare a costruire un regime politico giusto.
A partire da questa domanda Platone elabora la teoria dello stato ideale.
Per comprendere questa teoria, dobbiamo partire da due presupposti.
Il primo è che in una società, secondo Platone, vi sono tre compiti di base da svolgere:
1. produrre i beni per la comunità
2. difendere militarmente la città
3. governare politicamente la collettività
Il secondo presupposto è che uno stato ideale è quello in cui si realizza l’idea di giustizia. La giustizia per Platone è il compiersi del bene, ovvero il realizzarsi di un ordine in cui tutto sia al suo giusto posto.

A partire da queste due premesse, possiamo concludere che lo stato ideale si realizza se l’ordine sociale (produttori, guerrieri, governanti) rispecchia l’ordine naturale della giustizia. Detto in altri termini: i ruoli, dentro la comunità, devono essere assegnati sulla base della predisposizione naturale degli uomini.
Riprendendo la teoria dell’anima, Platone sostiene quindi che gli uomini devono svolgere determinate mansioni in base alla parte dell’anima in loro dominante.
Di conseguenza, in una società giusta:
1. Produttori = sono coloro nei quali la parte predominante dell’anima è quella concupiscibile
2. Guerrieri = sono coloro nei quali la parte predominante dell’anima è quella passionale
3. Governanti = sono coloro nei quali la parte predominante dell’anima è quella razionale

In questa tripartizione le élites sociali sono rappresentati da guerrieri e governanti: i produttori non hanno un ruolo politico, devono limitarsi a lavorare e produrre.
Per giustificare questa tripartizione che genera una gerarchia sociale, Platone ricorre a un mito, il mito delle stirpi, secondo il quale ogni uomo è forgiato con uno specifico materiale: il bronzo, l’argento e l’oro. Una natura bronzea è quindi inferiore a una natura argentea e, ovviamente, una natura aurea è superiore a ogni altra.
In maniera conseguenziale: gli uomini bronzei sono i produttori, gli argentei i guerrieri, gli aurei i filosofi, ovvero i governanti.
Affinché lo Stato funzioni al meglio, ognuna di queste categorie deve sviluppare una determinata qualità:
1. I produttori devono sviluppare la temperanza = devono accettare di non prendere parte alle decisioni politiche e a lavorare per produrre i beni di cui tutti gli altri hanno necessità
2. I guerrieri devono sviluppare il coraggio = che li porta a mettere la loro passione a disposizione della città, a combattere non per sé stessi ma per la pòlis
3. I governanti devono sviluppare la saggezza = che li porta a prendere decisioni razionali per il bene comune

Platone aggiunge poi una serie di indicazioni per garantire il buon funzionamento dello Stato:
1. i guerrieri e i governanti non devono possedere beni privati, perché le loro azioni devono essere indirizzate al bene comune, non al bene privato
2. guerrieri e governanti non devono possedere neanche una famiglia, altrimenti si cadrebbe nel rischio di privilegiare i propri figli nelle decisioni politiche
3. come conseguenza di quest’ultimo punto, i figli devono essere cresciuti non dai genitori ma dalla comunità
4. la comunità si deve fare carico dell’educazione dei giovani. Da questo punto di vista è fondamentale riconoscere nei bambini la predisposizione naturale dell’anima e poi educarli di conseguenza. L’educazione filosofica che porta alla più adeguata conoscenza delle idee deve essere infatti riservata ai futuri governanti della città, mentre gli altri devono essere educati all’arte militare o alle tecniche produttive

Dentro a queste considerazioni, Platone sviluppa due idee innovative per l’epoca:
1. la predisposizione dell’anima non è legata alla famiglia d’origine, quindi la collocazione sociale non deve dipendere dalla famiglia di provenienza
2. le donne possono sviluppare l’anima razionale al pari degli uomini e quindi devono avere uguale dignità nel governo della città

Tutto quello che abbiamo visto concorre dunque a produrre uno stato ideale. Ideale nel senso che si rifà all’idea di giustizia.
Nella realtà concreta, afferma però Platone, è difficile pensare di realizzare un modello simile. Di conseguenza Platone elenca le altre possibili forme di governo esistenti e le giudica in base al modello ideale.
1. Timocrazia = forma di governo fondata sul senso dell’onore, in cui quindi i governanti sono i più coraggiosi e non più i sapienti
2. Oligarchia = Stato in cui le decisioni politiche sono assunte da una ristretta élite aristocratica determinata sulla base del reddito
3. Democrazia = è il governo di tutti i cittadini, che secondo Platone si allontana notevolmente dal modello ideale perché le decisioni vengono assunte dalle masse che non si fanno guidare dalla ragione
4. Tirannide = è il governo di uno solo che prende le decisioni in base al suo interesse privato. Di conseguenza è la forma di governo più distante dallo Stato ideale

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