L’Europa dell’XI secolo

L’XI secolo rappresenta un punto di svolta nella storia medievale, tanto che questo viene identificato come il secolo di passaggio dall’Alto al Basso Medioevo.
Questi cambiamenti possono essere riassunti in sei temi principali:

1. l’economia

2. l’evoluzione del sistema feudale

3. l’urbanizzazione

4. la nascita delle monarchie nazionali

5. lo scontro tra papato e impero

6. l’inizio delle crociate

Andiamo a vedere con ordine tutti questi aspetti collegandoli fra di loro.

Il rilancio economico-demografico

A livello economico si assiste a una rinascita dopo la stagnazione e la crisi dell’Alto Medioevo.
Cerchiamo di capire la catena di cause ed effetti che produce questa rinascita.
Nel X secolo diminuiscono le razzie e i saccheggi prodotti da popoli come vichinghi, ungari, saraceni.
La vita si fa così più sicura e la popolazione comincia a crescere. Questo aumento demografico permette di intensificare la produzione agraria con l’estensione delle terre messe a coltivare. In alcune aree si introducono anche innovazioni, come ad esempio l’aratro pesante o il sistema di rotazione triennale.
Il tutto fa sì che le risorse a disposizione aumentino, le carestie diminuiscano e in generale l’aumento demografico trovi ulteriore spinta.
L’aumento demografico produce a sua volta un ripopolamento non solo delle campagne ma anche delle città, in quanto si libera forza lavoro dalle terre. Nelle città si vanno così a intensificare le attività manifatturiere, ovvero la produzione di beni artigianali.
L’aumento delle risorse agrarie e dei prodotti manifatturieri permette a sua volta il rilancio dei commerci, grazie alle figure dei mercanti che si mettono in viaggio per l’Europa e fuori dall’Europa vendendo ed acquistando merci.
Questa ripresa dei commerci stimola e a sua volta è stimolata da altri fattori:
-il miglioramento delle reti viarie
-l’introduzione di nuovi strumenti come la bussola o il miglioramento delle carte nautiche e dei portolani
-l’ingrandimento delle fiere internazionali che diventano occasione per importanti giri di affari

Tutti questi cambiamenti fanno sì che l’Europa occidentale dell’XI secolo si presenti in crescita economica, finanziaria e demografica, ponendo le basi dell’avvio di un riequilibrio nei confronti di sistemi più avanzati come quello bizantino e quello islamico.

L’evoluzione del sistema feudale

Come conseguenza dei cambiamenti nella produzione agricola, fra X e XI secolo evolve anche il sistema feudale.
Cuore del sistema feudale nell’Alto Medioevo è la curtis, ovvero la villa medievale.
Il sistema della curtis prevede come elementi chiave:
1. la divisione delle terre in due, fra una parte signorile e una parte massaricia
2. la parte massaricia è la parte affidata ai contadini (o liberi o, in gran parte, servi della gleba); questi ripagano il signore con corvées (=prestazioni di lavoro gratuite) e con beni principalmente in natura
3. questo sistema è tendenzialmente volto all’autoconsumo: gli scambi con l’esterno sono ridotti al minimo e nella villa si produce il necessario al fabbisogno collettivo

I cambiamenti economici e demografici che si registrano fra X e XI secolo portano alla graduale fine del sistema della curtis.
1. I signori cercano di trarre un maggior vantaggio economico: la parte signorile delle terre viene ridotta, quella massaricia aumentata. Le condizioni dei contadini cambiano: il rapporto viene regolato sempre di più da contratti che liberano questi dalla condizione di servitù, dai pagamenti in natura e da una parte delle corvées: il tutto viene sostituito da pagamenti in denaro
2. Il sistema di difesa della curtis allo stesso tempo evolve, cominciano a essere edificati i castelli, il che porta a un aumento dei poteri signorili. I signori feudali finiscono infatti per esercitare sui loro territori compiti di natura giuridica, fiscale e militare. Questi poteri nel loro complesso sono definiti di banno (il banno è tecnicamente il privilegio del signore di imporre divieti), per questo si inizia a parlare di sistema bannale.

L’urbanizzazione: il trasferimento dalle campagne; le città marinare; i Comuni

La rinascita delle città

Come abbiamo visto, una delle conseguenze della crescita economico-demografica è il rilancio dell’urbanizzazione.
Tre sono in generale le vie di questa urbanizzazione:
1. nascita di nuovi insediamenti rurali, i cosiddetti borghi franchi, ovvero insediamenti di abitanti che arrivano dalla campagna ottenendo dal signore feudale il permesso di creare nuovi centri come base per mettere a coltivare nuove terre distanti dalle ville signorili
2. ripopolamento di città già esistenti
3. sviluppo di centri abitati intorno ai castelli che in questo periodo cominciano a essere edificati in maniera più consistente

Le città medievali presentano diverse caratteristiche comuni, in particolare luoghi simbolici come:
1. le mura, che rappresentano allo stesso tempo uno strumento di difesa e un elemento di separazione dalla campagna
2. le piazze, in cui si sviluppano le attività economiche principali come il mercato, e intorno a cui sorgono la cattedrale e gli edifici del potere civile
3. le torri, edificate dalle grandi famiglie sia come strumento di difesa, sia come simbolo del proprio potere

I protagonisti della rinascita urbana sono i cosiddetti borghesi. Con questo termine ci si riferisce agli abitanti dei borghi, ovvero i sobborghi che nascono a ridosso dei vecchi centri urbani o dei castelli, e in cui si vanno a sviluppare le attività artigianali e manifatturiere, diventando così il cuore produttivo ed economico delle città.

Le città marinare

Il mondo medievale rimane un mondo prevalentemente agricolo, se pensiamo che le città più abitate come ad esempio Firenze contavano sui 100mila abitanti, ma lo sviluppo urbano creando e ricreando le città, crea nuovi protagonisti fra i soggetti politici, economici e finanziari di questa epoca.
Un primo esempio sono le cosiddette città marinare: Amalfi, Pisa, Genova, Venezia.
Queste quattro città, in un’Italia divisa fra tanti poteri (come vedremo più avanti), riescono a conquistarsi fra X e XI secolo una piena autonomia, diventando grazie alla loro forza marittima potenze commerciali e politiche.
La prima ad acquisire una posizione rilevante fra queste è Amalfi, che però sarà anche la prima a perdere la propria indipendenza in seguito alla conquista del Sud da parte normanna (di cui si dirà dopo).
Nel corso dell’XI secolo emergono intanto anche Pisa e Genova, che si fronteggiano nella rivalità per la supremazia nel Tirreno. Una lotta che alla fine sarà vinta da Genova con la battaglia della Meloria nel 1284.
L’ascesa di Genova nel Tirreno è controbilanciata da quella di Venezia che, a partire dall’Adriatico, riesce a ottenere un dominio marittimo in tutto il Mediterraneo Orientale, finendo dal XIV secolo per scalzare definitivamente la rivalità di Genova.

La nascita dei comuni

Città come Pisa, Genova, Venezia si danno nel corso del tempo un ordinamento comunale. Questo ci permette di andare a chiudere il discorso sull’urbanizzazione proprio su un tema fondamentale come la nascita dei comuni.
Con il rinascere delle città assistiamo non solo a uno spostamento delle popolazioni dalla campagna, ma alla nascita di un qualcosa di nuovo: un’idea di comunità che fonda la sua identità sul vivere insieme attraverso regole comuni.
Questo lo vediamo in particolare con la nascita dei cosiddetti comuni. Per comune si intende una città che si dota di strumenti di autogoverno regolati da uno statuto. Le città che si costituiscono come comune godono quindi di libertà e privilegi economici e politici rispetto ai sovrani o ai signori feudali sotto la cui autorità ricadono.

Cerchiamo di capire perché nascono questi comuni.
Inizialmente, nella maggior parte delle città sono i vescovi a svolgere le funzioni del potere politico, ma con l’urbanizzazione cominciano a crearsi assemblee a cui partecipano i cittadini per discutere delle questioni che più interessano la comunità, finendo per scalzare gradualmente i vescovi.
Queste assemblee danno inizialmente vita ad associazioni inizialmente private (dette coniurationes), con cui si crea un vincolo di solidarietà interno: i cittadini giurano infatti di impegnarsi per governare in comune la città.

Inizialmente questo patto è privato, ma poi diventa pubblico, nel momento in cui viene riconosciuto come valido da chi ha la sovranità sul territorio della città, con la cosiddetta carta di comune, che riconosce di fatto una autonomia formale alla città. Solitamente questa concessione avviene attraverso il pagamento di tributi da parte del comune, la promessa di un sostegno militare e via dicendo.
Dopo la concessione della carta di comune si sviluppano gli statuti a cui ci si riferiva prima. Questi statuti stabiliscono quali sono gli organi di governo delle città, chi può essere considerato un cittadino, eccetera: in pratica ratificano le regole delle istituzioni comunali.
Ogni comune ha le sue istituzioni peculiari, ma di solito nella prima fase di vita di questi comuni, a capo della città vengono posti dei consoli, ovvero dei magistrati eletti dagli organi assembleari della città che rimangono in carica per un periodo di tempo abbastanza limitato, di solito un anno. Fra le prima città a dotarsi di istituzioni consolari vi è Pisa nel 1081.
Il fenomeno della nascita dei comuni si sviluppa in quelle aree in cui le città svolgono importanti funzioni economiche, come la Germania, la Francia, ma soprattutto l’Italia del centro-nord, in cui l’urbanizzazione è particolarmente intensa e in cui le attività economiche e finanziarie sono più floride.
In Italia lo sviluppo comunale ha conseguenze particolari rispetto al resto d’Europa in quanto i comuni finiranno per avere non solo una autonomia economica, ma soprattutto politica, configurandosi di fatto come città-stato. Questo tema si svilupperà però in particolare dal XII secolo.

Le monarchie feudali

Già prima della nascita dei Comuni, iniziano a sorgere i primi nuclei di un altro fondamentale protagonista della storia medievale: le monarchie nazionali.
Queste monarchie si configurano inizialmente come feudali. Questo vuol dire che in questa fase il potere del re si esercita concretamente solo nei suoi territori personali, mentre nel resto del regno il potere è esercitato dai vari signori feudali.
A partire da questa situazione si sviluppa comunque un processo, che dura secoli, che porterà la monarchia a trasformarsi in nazionale, ciò i sovrani a ottenere la supremazia sui propri feudatari

La monarchia francese

La prima a nascere è la monarchia francese con l’incoronazione di Ugo Capeto nell’anno 987.
Per capire come vi si arriva, dobbiamo tornare all’anno 843 quando con il trattato di Verdun nasce il regno dei franchi occidentali, come parte del Sacro Impero Romano. Questo territorio rimane nelle mani degli imperatori carolingi fino all’887 quando viene deposto Carlo il Grosso e finisce l’impero carolingio. Da questo momento la corona del regno inizia a passare da un re ad un altro, in una serie di lotte fra i signori feudali. Di fatto la monarchia non ha nessun potere e il territorio è diviso in una serie di signorie feudali autonome fra di loro.
Nell’anno 987 i signori feudali eleggono però come re Ugo Capeto, il che rappresenta una svolta: Ugo Capeto riesce a consolidare il proprio potere e con lui inizia la dinastia dei Capetingi, per cui la corona si consolida nelle mani di una sola famiglia. Inizialmente il potere dei capetingi è più simbolico che altro: l’unico potere effettivo è esercitato nell’area di Parigi, di cui i capetingi sono i signori.

La monarchia inglese

Seconda monarchia a nascere in questo secolo è quella inglese.
Fino agli inizi dell’XI secolo, l’Inghilterra è divisa in una serie di regni che devono difendersi dalle incursioni dei vichinghi, che ambiscono a impossessarsi dell’isola.
Nel 1016 il re danese, Knut il Grande, riesce nell’impresa e prende il titolo di re d’Inghilterra. Alla sua morte gli anglosassoni riescono a riprendersi la corona, con Edoardo il Confessore, nel 1042.
Nel 1066, alla morte di Edoardo, arriva la svolta decisiva. A contendersi il trono vi sono un altro vichingo, il re norvegese Harald III, l’anglosassone Aroldo di Wessex e il duca di Normandia, Guglielmo. Inizialmente a mettere le mani sul trono è Aroldo, vittorioso sulle truppe di Harald, ma la vittoria finale è di Guglielmo, che sconfigge l’esercito di Aroldo nella famigerata battaglia di Hastings. Da quel momento Guglielmo viene soprannominato il Conquistatore.

La conquista normanna apre una nuova pagina della storia inglese, e le sue ripercussioni saranno profonde.
La conseguenza più importante dell’arrivo dei normanni è la creazione nel regno inglese di un sistema di potere di tipo feudale. Guglielmo infatti ricompensa i nobili che lo hanno sostenuto concedendogli dei feudi. Questi signori si renderanno protagonisti della costruzione di castelli per tutto il regno.
Allo stesso tempo, per evitare che il loro potere diventi eccessivo, Guglielmo crea un sistema di contromisure amministrative. Il territorio viene suddiviso in contee e in ognuna di queste vengono inviati funzionari della corona, come ad esempio gli sceriffi, incaricati di raccogliere le tasse. In questo modo il re riesce a mantenere un certo grado di controllo su tutto il territorio.

Seconda conseguenza della conquista normanna dell’Inghilterra è che da questo momento in poi il re inglese possiede dei feudi in Francia e, in quanto tale, è vassallo del re francese. Questa situazione creerà un rapporto ambiguo fra le due monarchie, che si risolverà soltanto con la guerra dei Cento Anni fra il 1337 e il 1453, che porterà i francesi a sbarazzarsi della presenza inglese nel proprio regno.

Verso le monarchie iberiche

Sempre in questo secolo, vengono poste le basi per due future monarchie. Innanzitutto nella penisola iberica.
Questa era stata conquistata nel Settecento dall’espansione araba. Solo alcuni territori nel nord rimangono in mano cristiana, dove sorgono una serie di piccoli regni. Gli arabi governano in maniera unitaria la penisola creando il califfato di Cordoba, che però nel 1031 si frantuma in una serie di piccoli emirati. Ad avvantaggiarsi sono i territori cristiani: il regno di Leon, il regno di Castiglia, il regno di Navarra, il regno di Aragona e la contea di Catalogna. Questi iniziano il cosiddetto processo di reconquista, ovvero di conquista cristiana della penisola iberica. Il processo durerà secoli e si completerà con la definitiva espulsione della presenza araba e la suddivisione della penisola in tre regni cristiani, quello portoghese, quello aragonese e quello castigliano.

La situazione italiana e il Regno di Sicilia

Per chiudere questa panoramica andiamo in Italia. Qui la situazione è molto complessa, perché mancano le basi per creare una monarchia nazionale.
Il territorio italiano è sostanzialmente diviso in tre:
-nel nord il cosiddetto regno d’Italia
-nel centro lo stato della Chiesa
-nel sud un insieme di vari territori indipendenti

Vediamo le varie situazioni con ordine.

Nel nord troviamo quello che appunto viene chiamato regno d’Italia, che a sua volta fa parte del Sacro Impero Romano. La corona di questo regno da Ottone I di Sassonia è nelle mani degli imperatori tedeschi. Detenere questa corona è d’altronde essenziale, perché è questa che offre il via libera per l’incoronazione imperiale.
Agli inizi dell’XI secolo l’aristocrazia italiana cerca di imporre un proprio re, incoronando Arduino d’Ivrea nel 1002. Il suo regno dura però appena due anni, fino a che nel 1004 Enrico II di Sassonia scende in Italia e sconfigge Arduino, rimettendo la corona saldamente nelle della famiglia imperiale.
In ogni caso nel nord Italia l’autorità della monarchia rimarrà sempre debole. Spesso impegnati in Germania a controllare le faide dell’aristocrazia locale, gli imperatori tedeschi lasceranno un vuoto di potere nel regno d’Italia, il che favorirà lo sviluppo autonomo dei comuni, di cui già abbiamo fatto cenno.

Scendendo troviamo i territori dello stato pontificio. In una fase in cui l’autorità del papa ancora però fatica ad imporsi, in quanto il pontefice è da un lato controllato dall’imperatore, dall’altro è spesso ostaggio di una aristocrazia romana profondamente divisa al suo interno in una costante lotta fra le diverse casate.

Infine arriviamo nel Sud dove la situazione è molto complessa. La Puglia e la Calabria sono ancora nelle mani dei bizantini; la Sicilia è controllata da una popolazione araba, i Saraceni; il resto è diviso in una serie fra principati, ducati e città autonome, come Capua, Amalfi, Salerno, Napoli e Benevento.

È proprio qui che si creano le condizioni per la nascita di una monarchia feudale. E ancora una volta i protagonisti sono i normanni, che si inseriscono fra le lotte intestine delle varie città del Sud e, sotto la guida della famiglia Altavilla, cercano di conquistare tutta la regione.

Inizialmente la loro azione è contrastata dal papa. Ma di fronte all’avanzata degli Altavilla si arriva al cosiddetto accordo di Melfi del 1059, con cui Roberto d’Altavilla si dichiara vassallo del papa, ottenendo in cambio un via libera alla conquista dell’intero Sud.
A partire da questo momento i normanni accelerano nella conquista della regione.
Nel 1076 la conquista della parte continentale termina con la caduta di Salerno.
Nel frattempo un fratello di Roberto, Ruggero, si reca in Sicilia a combattere contro i Saraceni, riuscendo a prendere il controllo l’intera isola, ponendo fine al dominio musulmani.
Su queste basi nel 1130 verrà creato il regno di Sicilia, che diventerà un’importante monarchia, ma mai una monarchia nazionale al pari delle altre di cui abbiamo parlato.

Lo scontro tra poteri universali: papato vs impero

Con questo tema arriviamo a una delle questioni fondamentali per comprendere l’età medievale.
Con il termine di poteri universali si vuole indicare il fatto che entrambe queste istituzioni rivendicano il ruolo di massima autorità nell’impero cristiano. Mentre nell’Oriente Bizantino, infatti, l’imperatore controlla saldamente la Chiesa, lo stesso non avviene in Occidente, il che produrrà una lotta che si protrarrà per tutto il Medioevo. Questa lotta inizia proprio nell’XI secolo, con l’inizio della cosiddetta lotta per le investiture.

Ma andiamo con ordine.

Come abbiamo visto prima, a cavallo fra X e XI secolo il pontefice è ancora una figura per certi versi debole.
Quattro sono i problemi principali:
1. Nel 962 Ottone ha imposto il cosiddetto privilegium othonis, ovvero il privilegio dell’imperatore di dare il consenso all’elezione del papa. In altre parole, l’imperatore si riserva la possibilità di far insediare a capo della Chiesa un pontefice di sua fiducia.
2. Il papa ha difficoltà a esercitare il potere nel proprio stato, dove si assiste a una costante lotta intestina alla potente aristocrazia romana
3. Spesso le alte cariche ecclesiastiche non rispondono del proprio operato direttamente al papa. Molti vescovi vengono infatti nominati direttamente dall’imperatore che gli attribuisce poteri feudali e molti abati vengono scelti dai signori feudali. In altre parole, quindi, molti alti prelati sono dipendenti dal potere laico e non dal papa. Il che a sua volta genera corruzione e stili di vita poco consoni alla morale religiosa
4. l’autorità del papa come capo universale della Chiesa è in discussione. Se da un lato il pontefice si attribuisce il ruolo di guida della cristianità, i grandi patriarchi orientali, in particolare quello di Costantinopoli, si rifiutano di riconoscergli questo primato, sostenendo dunque la mancanza di un potere supremo all’interno della Chiesa. Fra Roma e Costantinopoli, non a caso, nel corso dei secoli si sviluppano molte crisi e scambi di accusa reciproci.

Verso la riforma gregoriana

Nel corso dell’XI secolo questa situazione va a cambiare.
Nel 1054 si consuma il “grande scisma”, ovvero la rottura definitiva fra il papa e il patriarca di Costantinopoli, che porta alla divisione fra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa. Lo scisma, paradossalmente, rafforza la figura del papa, che da questo momento può a tutti gli effetti definirsi la massima autorità della Chiesa cattolica.
Nel 1059, sfruttando la lunga crisi che colpisce il Sacro Impero Romano, papa Niccolò II abolisce il Privilegium othonis e stabilisce che l’elezione del papa deve riguardare i soli cardinali riuniti in conclave.
Nel 1073 diventa papa Gregorio VII, il cui pensiero è influenzato dagli ambienti dei monaci cluniacensi.

Apriamo una breve parentesi per inquadrare meglio la questione. I cluniacensi sono un ordine che nasce nel 910 nell’abbazia di Cluny, in Francia. La loro formazione rappresenta un punto di svolta nel pensiero ecclesiastico, perché la loro preoccupazione principale è quella di porre un freno alla corruzione nella Chiesa. Per i cluniacensi la soluzione a questo problema è eliminare ogni forma di controllo laico sul mondo religioso e fare in modo che il pontefice diventi l’unica autorità indiscussa nel mondo della Chiesa. In maniera conseguenziale a questa impostazione, la novità introdotta dai cluniacensi è che il loro ordine si pone direttamente sotto il controllo del papa: l’abate, ovvero la figura più rilevante dell’ordine, risponde del suo operato soltanto al pontefice e non, come era consuetudine dell’epoca, al signore feudale del territorio dell’abbazia.

Alla luce della maturazione di questa spinta a rafforzare l’autorità del pontefice e lottare contro la degenerazione interna dei costumi della chiesa, Gregorio nello stesso 1073 avvia una riforma della Chiesa i cui punti più importanti sono: condanna della simonia (compravendita cariche ecclesiastiche); condanna corruzione; condanna concubinato (la pratica dei religiosi di vivere con delle donne); il divieto del potere di investitura, ovvero il conferimento di incarichi religiosi, da parte laica
L’imperatore dell’epoca, Enrico IV, reagisce duramente a quest’ultimo punto, e Gregorio nel 1075 risponde con un atto, il Dictatus papae, con cui rivendica la supremazia del papa su ogni altro potere.
Con il Dictatus papae inizia la lotta per le investiture – ovvero su chi ha il potere di conferire poteri religiosi – che rappresenta il primo capitolo della la lotta fra i poteri universali.

L’età delle crociate

La lotta per l’investitura si chiuderà solo nel dodicesimo secolo con una sostanziale vittoria del pontefice. Ma qui lasciamo in sospeso questo tema che ci porterebbe troppo in là.
Proprio la questione della lotta per le investiture ci porta però ad affrontare il sesto e ultimo punto, quello dell’inizio delle crociate, ovvero la lotta per conquistare la Terra Santa, nelle mani dei musulmani. Cerchiamo di capire perché.
La prima crociata viene invocata nel 1095 nel corso del Concilio di Clermont-Ferrand da papa Urbano II, che lancia un appello per trasformare il pellegrinaggio in Terra Santa in un pellegrinaggio armato.

La prima domanda che ci dobbiamo fare è: perché questo appello viene lanciato solo alla fine dell’XI secolo, considerando che Gerusalemme è nelle mani islamiche dal VII secolo?

La prima risposta è che il pellegrinaggio in Terra Santa, storicamente praticato dai fedeli cristiani, è diventato sempre più pericoloso da affrontare a causa di lotte interne nel mondo islamico. Nel corso dell’XI secolo emerge infatti una nuova potenza, quella dei Turchi Selgiuchidi, che strappa la Palestina – almeno temporaneamente – al precedente occupante, il califfo fatimida d’Egitto e in generale dà avvio ad una avanzata che viene percepita dai bizantini come sempre più pericolosa.

È in questo contesto che Urbano II lancia il suo appello, rivolto formalmente ad aiutare i bizantini.
Ma dietro a questo appello c’è di più, perlomeno due questioni che ci rimandano a quanto abbiamo visto finora.

1) La prima questione è che nel 1095 siamo nel pieno della lotta per le investiture. In questo momento, addirittura, il papa è in esilio da Roma, dove l’imperatore ha insediato un antipapa. Lanciare questo appello per una crociata che riunisca la cristianità è un tentativo del papa di ristabilire la propria autorità nel mondo cristiano. Il successo di partecipazione a questo appello si trasforma così in un successo di immagine del papa proprio mentre è impegnato nella sua lotta con l’imperatore

2) la seconda questione, che ci spiega la vasta risposta all’appello del papa oltre al sentimento religioso (la partecipazione alla crociata garantisce infatti la benedizione papale e la redenzione dei peccati) è che in generale ora l’Europa è in crescita economica e militare e sembra in grado di espandersi nei confronti del mondo islamico; in particolare, la crociata attira molti figli cadetti della nobiltà, che sperano di ottenere terre e poteri che non avrebbero a casa propria, in quanto esclusi dalla eredità paterna

Fatta questa premessa andiamo adesso a vedere i fatti.

Dopo l’appello di Urbano viene organizzata nel 1096 la cosiddetta crociata dei poveri, una spedizione organizzata dal predicatore Pietro l’Eremita che raccoglie bande di poveri, sbandati e uomini in cerca di fortuna che si mettono in marcia verso la Terra Santa. Strada facendo queste bande si rendono protagoniste di saccheggi e episodi di violenza in particolare contro le comunità ebraiche. A porre sostanzialmente fine alla loro avventura è il re ungherese Colomanno, che invia il proprio esercito a porre fine alle razzie e ai massacri di questi crociati.

Mentre la crociata dei poveri termina in maniera ingloriosa, viene organizzata la prima e propria crociata, che si mette in marcia a partire dal 1097, raccogliendo vaste adesioni nella nobiltà europea. Nel 1099 i crociati conquistano Gerusalemme e danno vita a quello che viene chiamato regno latino di Gerusalemme. La titolarità del regno viene data a Goffredo di Buglione, un nobile francese che era stato fra i comandanti della spedizione. Il regno viene organizzato secondo il sistema feudale, per cui vengono create una serie di contee al cui capo vengono posti vassalli del re di Gerusalemme. Il sistema feudale viene così trapiantato in Oriente, anche se la storia del regno di Gerusalemme si rivelerà poi, nel corso del secolo successivo, di breve durata.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...