René Girard: la “violenza e il sacro”

Nell’opera La violenza e il sacro (1972), Girard afferma che la violenza è un tratto strutturale dell’uomo. I punti centrali toccati da Girard sono:

  1. Causa della violenza è il desiderio mimetico, ovvero il desiderio generato dal voler essere come l’altro, possedere ciò che l’altro possiede.
  2. Il desiderio mimetico genera la violenza, che rischia costantemente di essere distruttiva, in quanto può generare la vendetta e aprire una spirale senza fine.
  3. Per evitare che la spirale della violenza distrugga la comunità, occorre individuare strategie contenitive, che attualmente risiedono nel sistema della giustizia.
  4. Le società arcaiche utilizzano invece come strategia di contenimento della spirale della violenza i riti sacrificali, che servono a veicolare la violenza verso una vittima sacrificale
  5. Nei sacrifici la violenza diventa sacra, in quanto essa serve a preservare la comunità, contenendo la diffusione della violenza stessa.
  6. La vittima dunque, ovvero il capro espiatorio, è anch’essa sacra. Per questo motivo è fondamentale la scelta della vittima, che per svolgere la sua funzione deve avere una caratteristica essenziale: deve essere al contempo dentro e fuori la comunità.
  7. Essere dentro la comunità significa appartenere ad essa, il che é essenziale in quanto quella che va contenuta è la violenza che si manifesta dentro il gruppo sociale. Essere fuori è altrettanto importante perché vuol dire che la vittima deve avere caratteristiche che la rendono marginale rispetto alla comunità e dunque sacrificabile. Per caratteristiche culturali, sociali o fisiche la vittima deve essere diversa, cosicché il suo sacrificio sia ritenuto universalmente accettabile e dunque non scateni una spirale di vendette.

L’Edipo Re: Girard contro Freud

La riflessione di Girard sui riti sacrificali porta lo studioso a rileggere miti e leggende in ottica sacrificale. Particolarmente significativa, da questo punto di vista, la reinterpretazione che Girard offre della tragedia Edipo Re, di Sofocle, e che lo pone in contrasto a Freud.

Se Freud offre della tragedia un’interpretazione psicoanalitica, che lo porta a elaborare il complesso di Edipo, Girard la legge come una metafora della violenza sacrificale.
Nell’interpretazione di Girard la peste che esplode a Tebe, e che funge da motore della tragedia, rappresenta la violenza che sta esplodendo dentro la città, mentre Edipo (che alla fine della storia si acceca) rappresenta il capro espiatorio.
La domanda che ci si può porre è: perché Edipo rappresenta il capro espiatorio? La risposta è che la sua figura possiede quei caratteri tipici che la rendono marginale rispetto alla comunità. In particolare:
1) In quanto re, Edipo è isolato rispetto alla società, è diverso da tutti gli altri membri
2) In quanto parricida porta su di sé il peso di un delitto socialmente non accettabile
3) Sposando la madre si macchia di incesto, il che rende ancor di più impuro

Se si mettono insieme questi tratti, Edipo emerge come vittima sacrificale ideale: egli è membro della società – anzi, un membro di rilievo -, dunque dentro la comunità, ma allo stesso tempo in una posizione tale da essere isolato e colpevole di atti che lo rendono non accettabile, dunque non vendicabile. Il suo sacrificio può dunque compiersi ed esso porterà a ristabilire l’equilibrio, evitando la crisi di violenza.

Per concludere

Per chiudere il discorso cerchiamo di evidenziare il tratto centrale del ragionamento di Girard, che va oltre la questione dei sacrifici rituali. Quello che lo studioso vuole dirci è che la violenza è un tratto strutturale dell’uomo, talmente connaturata ad esso che ogni gruppo sociale, per sopravvivere, deve trovare delle strategie per allontanare questa minaccia. La violenza infatti non è mossa di base verso ciò che è diverso in quanto diverso: la violenza si muove verso ciò che l’uomo ritiene appetibile per sé e che dunque riconosce come simile a sé. La deviazione di questa violenza di base verso elementi che possono essere considerati estranei – altri – è essenziale, in quanto serve a preservare la società dall’esplosione interna della violenza.

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