Quando gli storici utilizzano il termine età moderna, si riferiscono a un periodo che si estende per circa quattro secoli, dal Cinquecento all’intero Ottocento. Se volessimo indicare delle date periodizzanti potremmo individuare eventi come la scoperta dell’America nel 1492 o l’avvio della riforma luterana nel 1517 da un lato, e lo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914 dall’altro.
Con una ulteriore periodizzazione possiamo poi suddividere questo periodo in prima età moderna e seconda età moderna. Con prima età moderna ci riferiamo ai primi tre secoli, dal Cinquecento al Settecento, nel corso dei quali maturano tutta una serie di processi che portano ad eventi fondamentali come la guerra di indipendenza americana, la rivoluzione francese e la prima rivoluzione industriale.
Questi eventi rappresentano una sorta di cesura, in quanto imprimono una forte accelerazione alle questioni politiche e sociali: così, quando entriamo nell’Ottocento, si parla di seconda età moderna, per intendere che tutti questi processi avviati nel corso della prima età moderna conoscono ora un salto di qualità e un loro giungere a piena maturazione.
La prima età moderna
Quali sono le questioni che caratterizzano l’avvio dell’età moderna e che dunque portano la società europea in una fase nuova rispetto all’età medievale? Possiamo individuarne quattro in particolare.
In primo luogo: una nuova concezione dell’individuo e del suo ruolo nella società. Il mondo medievale è infatti un mondo sostanzialmente statico, in cui tutto sembra rispondere a un ordine già dato e dunque immutabile. A partire dal Rinascimento, nel Cinquecento, si afferma invece l’idea che il singolo individuo sia al centro del mondo, nel senso che può cambiare il mondo intorno a sé. Questa impostazione porta a due conseguenze che hanno dunque la stessa radice:
1) Da un lato viene messo in discussione l’ordine sociale medievale, fondato su due presupposti: il primato della nobiltà; il primato della comunità rispetto al singolo. Rispetto a questa concezione, comincia invece ad emergere con sempre più forza la classe sociale della borghesia, che ha come valori fondanti: il merito – che scalza l’idea di un ordine immutabile dato dall’eredità di sangue -; l’ individualismo e dunque del primato del singolo rispetto alla comunità. In altri termini, l’idea che l’individuo possiede dei diritti naturali che nessuno gli può negare.
Dall’altro lato vediamo invece l’emergere di una mentalità scientifica che porta nel Seicento alla cosiddetta rivoluzione scientifica, ovvero una profonda rottura culturale caratterizzata dall’idea che la natura vada studiata nei suoi dati oggettivi, misurabili – appunto scientifici – e che grazie a questo studio la natura sia modificabile, non più dunque immutabile.
Questi due processi convoglieranno nel Settecento nello sviluppo dell’Illuminismo, ovvero in un filone culturale secondo il quale l’uomo, tramite la ragione, può assicurarsi sia un progresso scientifico che sociale.
Secondo grande tema è quello della fine dell’unità del cristianesimo cattolico. Uno dei perni del mondo medievale era infatti l’unità del mondo cattolico e dunque della Chiesa romana. A partire invece dalla riforma luterana che inizia nel 1517, si avvia un processo di riforme protestanti che portano alla divisione del cristianesimo europeo in una serie di chiese differenti. In una prima fase questa rottura produce aspri conflitti religiosi e una diffusa intolleranza. Questa intransigenza si comincia a superare poi dalla seconda metà del Seicento, quando si comprende l’impossibilità di tornare alla piena unità cattolica e si comincia dunque a diffondere il concetto di tolleranza.
Terza questione è la nascita dello stato moderno. Nel medioevo non esiste uno stato centralizzato, ma esistono tante istituzioni feudali che producono tante forme di autorità alternative anche dentro allo stesso regno. Dal Cinquecento inizia invece un processo che porterà appunto al cosiddetto stato moderno, ovvero uno stato in cui esiste un solo soggetto politico che esercita la sua sovranità sulla popolazione. Questo processo è molto lungo e si caratterizza dal tentativo dei monarchi di sopprimere i poteri autonomi, tanto che il modello che più caratterizza questo arco storico è quello dell’assolutismo, ovvero l’idea che il potere sia assoluto nelle mani del re.
In quarto luogo abbiamo una crescita tecnologica ed economica dell’Europa che porta alla nascita dei primi imperi coloniali. Nel Cinquecento si sviluppano l’impero spagnolo e portoghese, poi dal Seicento emergono altre potenze come quella inglese, quella olandese e quella francese. La caratteristica di questi ultimi imperi è che si tratta principalmente di realtà commerciali, ovvero questi imperi non sono gestiti – nella maggior parte dei casi – dallo stato, ma da compagnie commerciali autorizzate dagli stati per lo sfruttamento economico delle aree colonizzate.
Questi quattro macroprocessi portano nella seconda metà del Settecento alla maturazione di quelli eventi rivoluzionari che si ricordava all’inizio: la guerra di indipendenza americana, la rivoluzione francese, la prima rivoluzione industriale. Questi eventi sono fondamentali perché portano a delle definitive rotture politiche e sociali, imprimendo una svolta decisiva a una storia in rapido cambiamento.
1) Con la guerra di indipendenza americana (1776-1783): si afferma il concetto della sovranità popolare, ovvero che il potere appartiene alla popolazione e che essa lo gestisce tramite i suoi rappresentanti politici. Sostanzialmente, nasce la moderna democrazia
2) Con la rivoluzione francese (1789): viene superata definitivamente la stagione del feudalesimo, quindi si afferma 1) un ordine sociale che non è più legato alla divisione della società in ordini, ovvero in gruppi sociali che sono diversi sul piano giuridico; 2) l’idea che l’individuo goda di diritti naturali inalienabili; 3) una concezione moderna dello stato, ovvero uno stato che dà alla sua popolazione un’unica legge, un unico mercato economico, un’unica macchina amministrativa, un unico esercito.
3) Con la prima rivoluzione industriale, che si sviluppa in Inghilterra dalla metà del Settecento, si afferma invece un nuovo modello produttivo che è conseguenziale agli sviluppi scientifici, un modello non più centrato sulla produzione agricola ma su quella industriale.
Seconda età moderna
Dopo questi eventi di rottura entriamo nell’Ottocento e dunque in quella che abbiamo definito seconda età moderna in cui, come si è già detto, tutti quei processi che cominciano a svilupparsi dal Cinquecento conoscono ora una loro piena maturazione.
Per quanto riguarda infatti l’emergere della borghesia e della mentalità scientifica, nell’Ottocento assistiamo infatti:
- Alla piena affermazione della borghesia come classe sociale dominante, sia sul piano economico che politico
- Allo sviluppo della cultura positivista, una cultura che esalta i progressi legati alla scienza
- L’affermazione di un sistema economico definito capitalista, ovvero fondato sul concetto di profitto economico individuale
Per quanto riguarda il secondo aspetto, quello della rottura dell’unità cattolica, nell’Ottocento si afferma sempre di più l’idea della libertà religiosa, superando quindi anche quello della semplice tolleranza.
Per quanto riguarda il terzo aspetto, quello della nascita dello stato moderno, nell’Ottocento si giunge all’ultimo stadio di evoluzione, ovvero quello del cosiddetto stato-nazione. Le caratteristiche dello stato-nazione sono:
- Il diffondersi del sentimento della patria
- L’idea che il governo abbia un pieno controllo delle funzioni legislative, militari ed amministrative dello stato
- La concezione che la sovranità appartenga al popolo e dunque il potere del governo debba essere regolato da carte costituzionali
Infine, per quanto riguarda l’ultimo aspetto, nell’Ottocento abbiamo il passaggio dal colonialismo commerciale al cosiddetto imperialismo. Questo vuol dire tre cose:
- Le potenze europee sono ora in un vantaggio tecnologico ed economico tale rispetto alla gran parte delle altre aree mondiali, da permettergli di dominare due continenti come l’Africa e l’Asia
- Un’espansione delle potenze coloniali, per cui nuove realtà, come il Belgio, l’Italia, la Germania, si uniscono alla corsa coloniale affianco alle potenze tradizionali
- L’obiettivo principale dell’imperialismo non è più quello del semplice sfruttamento economico delle aree colonizzate, ma un intenso controllo politico, motivo per il quale lo stato subentra direttamente nella gestione amministrativa delle sue colonie, sostituendo le vecchie compagnie commerciali.
Tutta questa crescita tecnologica, militare ed economica produrrà però anche un’intesa competizione fra le potenze europee, esasperata da un crescente nazionalismo. Tutto questo genererà lo scoppio della prima guerra mondiale e quindi il passaggio a una fase storica del tutto nuova, per cui si inizia a parlare di storia contemporanea.