
28 luglio 1914: scoppia la Grande Guerra. L’Europa entra in una spirale di violenza, milioni di combattenti perdono la vita nel dramma delle trincee e le economie europee si impoveriscono.
Dall’altra parte dell’Oceano, invece, il gigante statunitense corre sempre di più: la produzione cresce, i consumi aumentano e con essi il benessere medio.
La guerra sembra lontana e gli Stati Uniti fanno affari con entrambi i fronti, anche se la maggior parte degli investimenti va a vantaggio di Inghilterra e Francia. L’opinione pubblica accoglie con favore la scelta della neutralità: nel 1916, Wilson, del Partito Democratico, riesce a ottenere la seconda elezione a presidente giocando la campagna elettorale proprio sulla scelta di non intervenire nel conflitto.
Ma a tre anni dallo scoppio del conflitto, nell’aprile 1917, tutto cambia: gli Stati Uniti entrano in guerra, affianco alle potenze dell’Intesa, contro la coalizione composta dagli imperi tedesco, austro-ungarico e ottomano.
Cosa porta gli Stati Uniti a cambiare posizione e il Congresso a votare a larga maggioranza l’entrata in guerra?
Il problema più evidente era quello della guerra sottomarina indiscriminata, ovvero la strategia tedesca di colpire navi mercantili a prescindere dalla provenienza delle imbarcazioni e dalla nazionalità dei marinai.
La guerra sottomarina indiscriminata diventa una strategia perseguita con costanza a partire dal febbraio 1917, finendo per colpire merci e uomini statunitensi, provocando una crescente indignazione dell’opinione pubblica americana e spingendo il Congresso alla dichiarazione di guerra.
Se l’ondata di risentimento per la guerra sottomarina trascina gli Stati Uniti in guerra, le cause della scelta di Wilson sono in realtà più profonde e vanno cercate altrove, in particolare nel profilarsi di una potenziale sconfitta delle forze dell’Intesa, che suscita una doppia preoccupazione:
1. (INNANZITUTTO) Per gli ampi prestiti americani a inglesi e francesi, che rischiano di non essere ripagati
2. (IN SECONDO LUOGO) Per la paura di un ordine post-bellico fondato sempre di più sulla diffusione di imperi autoritari, ostili dunque al modello liberale americano
I 14 punti
Dopo l’intervento nella Grande Guerra, Wilson si preoccupa di giustificare l’entrata in guerra degli Stati Uniti anche sul piano ideologico. La preoccupazione nasce da due motivazioni di fondo:
1. Presentare gli Stati Uniti come un modello alternativo a quello del Vecchio Continente, dove le nazioni si sono trascinante in un conflitto drammatico per il solo scopo di perseguire una politica di potenza e di espansione territoriale
2. Controbattere la propaganda di Lenin, che nello stesso 1917 realizza una rivoluzione comunista in Russia e lancia un forte appello per la pacificazione internazionale, dando così voce al sempre più crescente sentimento di ostilità nei confronti della guerra
Questi motivi spingono il presidente statunitense a presentare, in un discorso di fronte al Congresso nel gennaio 1918, un programma in cui vengono tracciate le linee di un futuro assetto postbellico, spiegando che gli Stati Uniti intervengono nel conflitto non per realizzare conquiste territoriali, ma per fondare un nuovo ordine mondiale fondato sull’espansione della democrazia e sulla pace.
Il programma di Wilson è esposto in 14 punti che, nella loro sostanza, possono essere ridotti a quattro:
1. Creazione di una nuova diplomazia internazionale fondata sulla trasparenza
2. Libertà dei commerci e della navigazione
3. Diritto all’autodeterminazione dei popoli, ovvero all’indipendenza delle nazioni
4. Creazione di un organismo sovranazionale per regolare in maniera pacifica i rapporti fra stati
L’ideologia presentata da Wilson nei 14 punti si fonda dunque sul presupposto che la Grande Guerra sia scoppiata per la competizione fra grandi imperi e per il protezionismo economico. La soluzione proposta è una ricetta che lega il destino della pace all’espansione delle democrazie e del liberismo economico, nell’ottica che l’integrazione economica e la cessazione delle rivendicazioni nazionaliste siano in grado di assicurare pace e prosperità.