L’età di Carlo V d’Asburgo

La prima metà del Cinquecento è dominata dalla figura di Carlo V d’Asburgo, a capo di un impero così vasto da essere ricordato come “l’impero su cui non tramonta mai il sole”.
Grazie a un accorto intreccio di alleanze, Carlo si trova infatti ad ereditare i possedimenti della casata austriaca d’Asburgo e i territori della casata regnante spagnola. Possedimenti senza continuità territoriale ma che lo portano a controllare la Spagna, le Fiandre, la Franca Contea (un territorio sul confine dell’attuale Francia), Napoli, la Sicilia, la Sardegna e, al di là del mare, le colonie spagnole in America Latina, ovvero il Messico e tutta la costa occidentale del Sud America.  
A questi possedimenti, nel 1519 Carlo V aggiunge la corona del Sacro Impero Romano.

Carlo V d’Asburgo

A capo di un così vasto impero, Carlo V ambisce a realizzare un ambizioso progetto, quello di dare vita a una grande monarchia universale cattolica, ovvero imporsi come la più importante guida dell’Europa cristiana. Ma gli ostacoli che dovrà affrontare saranno molteplici e, alla fine, Carlo dovrà rinunciare al suo progetto.
Prima di iniziare, è opportuno ricordare due eventi importanti, che ci aiuteranno a comprendere meglio i fatti che seguiranno:

-il primo accade nel 1516. Subito dopo essere diventato re di Spagna, Carlo d’Asburgo firma con la Francia il trattato di Noyon che sembra concludere le guerre che le due potenze stanno combattendo per l’egemonia in Italia. Il trattato si conclude con un compromesso: alla Francia è riconosciuto il possesso di Milano, alla Spagna viene confermato il controllo di Napoli, della Sicilia e della Sardegna.

-il secondo evento accade l’anno successivo, nel 1517. Martin Lutero critica, in 95 tesi, la vendita delle indulgenze da parte del papa. Nel momento in cui il fatto diventa noto, nessuno ha ancora chiaro la portata storica, che diventerà però evidente da lì a pochi anni: quello che sta iniziando, è il percorso che porterà alla nascita della riforma luterana e alla fine dell’unità cristiana in Europa occidentale.

Il conflitto con la Francia e con l’impero Ottomano

Il primo a opporsi all’egemonia di Carlo è Francesco I, re di Francia, che vede la posizione del suo paese minacciata dall’accerchiamento dei territori in mano di Carlo.
Il terreno su cui si gioca lo scontro fra Carlo e Francesco è proprio l’Italia, dove si era raggiunta la pace nella guerra fra Francia e Spagna col Trattato di Noyon del 1516.

La tregua si rivela però è fragile e nel 1521 lo scontro ricomincia. Dopo una serie di battaglie e, nonostante il tentativo di Francesco I di creare una vasta coalizione contro Carlo, coalizione che comprende anche lo Stato della Chiesa, lo scontro finisce proprio con la vittoria dell’imperatore. Nel 1529 viene firmata la pace di Cambrai che estromette la Francia dall’Italia. L’anno successivo, Carlo viene incoronato imperatore dal papa, un gesto simbolico che conferma la rinnovata alleanza fra impero e papato. Cinque anni dopo, nel 1535, gli Asburgo estendono il loro dominio sull’Italia mettendo le mani anche su Milano.

Ma i problemi per l’imperatore non sono affatto finiti.

Torniamo nel 1529. Se da un lato Carlo può festeggiare la vittoria su Francesco I, nello stesso anno Carlo deve infatti affrontare gli Ottomani guidati da Solimano il Magnifico, la cui minaccia è sempre più incombente. Dopo anni di avanzata incontenibile, gli Ottomani nel 1529 cingono infatti d’assedio Vienna: le truppe imperiali riescono a resistere all’assedio, ma gli Asburgo sono costretti a cedere all’impero ottomano una parte dei loro territori ungheresi. Negli anni successivi Carlo, proponendosi come guida della cristianità, cercherà a più riprese di minare le posizioni ottomane, ma i suoi tentativi falliranno dopo una serie di sconfitte via mare, come la sconfitta subita a largo di Algeri nel 1542.

Ma non sono solo gli Ottomani a preoccupare Carlo.

Il conflitto con i principi protestanti

Per l’ultima volta, torniamo ancora al 1529 che rappresenta un anno fondamentale nel regno di Carlo. Dopo aver firmato la pace di Cambrai e sventato l’assedio di Vienna, Carlo passa infatti a occuparsi di un altro problema che mira la sua autorità e il progetto di consolidare l’unità cristiana: il dilagare del luteranesimo. Il problema, come abbiamo visto, era scoppiato a partire dal 1517, ma Carlo, pur ostile alla Riforma, aveva evitato di fronteggiare in maniera diretta i principi che stavano passando al luteranesimo, impegnato come era nelle guerre in Italia e ad affrontare la minaccia ottomana.

Nel 1529 la situazione è però in evoluzione: terminate la guerra in Italia e riappacificatosi col papa, Carlo decide di passare all’offensiva contro i luterani. Nel corso della dieta di Spira del 1529 Carlo vieta la predicazione luterana. Da quel momento Carlo entra in contrasto con i principi che, in opposizione alla sua politica, vengono detti protestanti. Questi nel 1530 presentano la confessione augustana, un documento che sancisce i principi dottrinali del luteranesimo. Nel 1531, poi, gli stessi principi danno vita ad una alleanza militare, la Lega di Smalcalda.

Nel 1546, la situazione degenera in una guerra civile, che contrappone i principi alleati di Carlo ai principi protestanti. Già nell’anno successivo l’esercito protestante viene sbaragliato nella battaglia di Muhlberg. Per Carlo sembra giunta l’ora del trionfo: nel 1548, nel corso della dieta di Augusta, prova a dettare le sue condizioni, imponendo ai principi protestanti di rinunciare alla separazione dalla Chiesa di Roma. Ma il progetto di Carlo va anche al di là della questione religiosa: per l’imperatore è giunta l’ora di trasformare l’impero in una più moderna monarchia, sul modello delle monarchie nazionali che si stanno rafforzando in Spagna, Inghilterra e Francia. Carlo prova infatti, nel corso della dieta, a ridurre le autonomie dei principi e rafforzare il ruolo dell’imperatore.

Il programma di Carlo va però incontro alla ferma ostilità dei protestanti che, pur sconfitti sul piano militare, cominciano a riorganizzarsi: nel 1552, l’impero è di nuovo diviso dalla guerra civile. L’anno successivo, anche la Francia di Enrico II, alleatasi con i principi protestanti, torna in guerra contro Carlo, attaccando di nuovo in Italia e impossessandosi di Metz, Toul e Verdun al confine con la Germania.

A questo punto, Carlo, amareggiato e demotivato, decide di cedere.

Il tramonto dell’impero di Carlo V

Nel 1555 Carlo firma con i principi protestanti la pace di Augusta. L’accordo prevede la libertà dei principi di aderire al cattolicesimo o al luteranesimo, secondo il principio “cuius regio, eius religio”: chi regna sceglie la religione. La pace sancisce così sia la l’impossibilità del ritorno all’unità religiosa, che il fallimento del progetto di ridurre le autonomie territoriali.

L’anno successivo, Carlo abdica e divide i suoi territori fra il figlio e il fratello. Al figlio, Filippo, vanno la Spagna, con le sue colonie americane, le Fiandre, la Franca Contea, e i domini italiani. Al fratello, Ferdinando, i territori austriaci, a cui si andrà ad aggiungere la corona del Sacro Impero Romano.

Due anni dopo, nel 1558, Carlo, ritiratosi in convento dopo l’abdicazione, muore. E con lui, muore l’ultimo tentativo di creare quella monarchia universale che era stato il sogno dei più importanti imperatori del medioevo.

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