Federico II di Svevia è uno dei personaggi più celebri di tutto il Medioevo, ribattezzato dai suoi contemporanei stupor mundi, la meraviglia del mondo.

Federico nasce nel 1194. Suo nonno è l’imperatore Federico I Barbarossa. Questi muore nel 1190 nel corso della terza crociata, ma prima di partire e morire porta a compimento un importante accordo diplomatico suggellato dal matrimonio suo figlio, Enrico, e Costanza d’Altavilla, regina normanna del Regno di Sicilia e ultima erede della sua casata. Scopo di Federico Barbarossa è unire la casata sveva con quella normanna e porre così le basi di un grande dominio imperiale.
Dal matrimonio di Enrico e Costanza nasce appunto quello che sarà il futuro Federico II, che però rimane orfano molto presto. Il padre, Enrico, che era diventato imperatore alla morte di Federico I, muore nel 1197, quando il figlio ha tre anni. La madre muore l’anno successivo.
La morte prematura dei genitori mette a repentaglio la vasta eredità di Federico. Per cercare di mettere in salvo questa eredità, Costanza, prima di morire, si rivolge a papa Innocenzo III, appena salito al soglio pontificio, e lo nomina tutore di Federico.
Sotto la tutela del papa, Federico riesce così a mantenere la corona del regno di Sicilia.
Nel frattempo la situazione si fa complicata invece in Germania. Flippo di Svevia, zio di Federico, alla morte del fratello Enrico rivendica a nome della sua casata il trono del regno di Germania e la corona imperiale. Contro di lui si muove Ottone della casata di Brunswick, che ottiene anche l’appoggio del papa. Innocenzo è infatti preoccupato che il trono di Germania rimanga nelle mani degli Svevi e che un giorno possa essere ereditato da Federico, il quale a quel punto controllerebbe la Germania, l’Italia del nord e del Sud.
Lo scontro fra Filippo e Ottone prosegue fino al 1208, quando Filippo viene assassinato. L’anno successivo, Ottone, vincitore della scontro, viene incoronato imperatore da Innocenzo III.
Il rapporto fra i due si rompe però in maniera prematura: Ottone viene meno agli accordi col papa e, appena diventato imperatore, tenta di conquistare il regno di Sicilia.
Come risposta, nel 1210 Innocenzo III scomunica Ottone e stringe un accordo con Federico per portarlo sul trono tedesco.
La questione assume una vasta piega internazionale. Lo scontro fra Federico e Ottone si lega alla guerra in corso fra Francia e Inghilterra. Federico si allea col re francese Filippo II Augusto, mentre Ottone con il re inglese Giovanni Senzaterra.
La questione si risolve nel 1214 nella famigerata battaglia di Bouvines, che vede le truppe francesi sconfiggere quelle di Giovanni e Ottone.
Messo fuori gioco Ottone, nel corso del Concilio Laterano IV (1215), Innocenzo riconosce Federico come legittimo pretendente al trono imperiale. In cambio, Federico promette di rinunciare al trono del regno di Sicilia e non unire così i due territori.
Nel 1216 però Innocenzo muore e Federico si rimangia la promessa di rinunciare al regno di Sicilia, dal momento che il suo scopo è rilanciare l’idea di un grande impero universale Nonostante la mancata promessa, Federico riesce comunque a convincere il nuovo papa, Onorio, a incoronarlo imperatore, in cambio di un’altra promessa: bandire quella crociata che Innocenzo III aveva chiesto sempre nel corso del Concilio Laterano IV ma che non era stata ancora realizzata. Convinto così Onorio, nel 1220 Federico viene incoronato imperatore.
Invece di dedicarsi però all’organizzazione della crociata, Federico preferisce però concentrarsi nel consolidamento del regno di Sicilia, dove il potere della monarchia è minacciato da due fattori:
1) L’estendersi dei privilegi feudali e delle autonomie cittadine
2) La creazione di una serie di zone controllate dai saraceni
Rispetto al primo problema Federico agisce:
1) abbattendo i castelli costruiti abusivamente dai nobili
2) annullando i diritti regi di cui si erano appropriate le città nei decenni precedenti
3) creando una rete di amministratori statali incaricati di gestire le province del regno
4) istituendo una serie di nuove tasse fisse e istituendo monopoli regi su alcuni settori produttivi – come le miniere e le saline -, per finanziare la nuova rete amministrativa e l’avvio di nuove opere.
Nei confronti dei saraceni invece Federico intraprende una lotta che dura due anni (1222-1224), arrivando infine a sconfiggerli, a cacciarli dalla Sicilia e a confinarli in Puglia a Lucera. A quel punto però, con un gesto del tutto inusuale per l’epoca, decide di permettere ai saraceni di vivere secondo i dettami dell’Islam. Questo gesto vale a Federico la piena devozione della comunità saracena, che da questo momento gli comincia a fornire pieno supporto militare.
Negli stessi anni Federico si cura della corte di Palermo, che in questi anni diventa il centro della cultura europea. A Palermo, infatti, sotto Federico, fiorisce la scuola poetica siciliana e la stessa città viene arricchita di nuovi monumenti. L’attenzione culturale di Federico si vede anche fuori la città di Palermo, con la fondazione dell’Università di Napoli nel 1224, il cui scopo principale è quello di formare i futuri amministratori del regno.
Giunto nel 1226, scopo di Federico è estendere la sua politica di riforma anche sui Comuni del Nord Italia, trovando però la loro immediata reazione, con la ricostituzione della Lega Lombarda.
A sostenere i Comuni è Gregorio IX, diventato papa nel 1227: una personalità più autorevole del predecessore. Appena salito al soglio pontificio, Gregorio dà avvio a un nuovo capitolo dello scontro fra papato e impero, scomunicando Federico per la mancata organizzazione della crociata a lungo promessa.
Per cercare di rimediare, Federico organizza con rapidità una spedizione in Terra Santa, il cui esito è però clamoroso. Invece di dare battaglia ai musulmani, Federico – sfruttando la sua profonda conoscenza della cultura araba – nel 1229 si accorda con il sultano Malik al-Kamil. L’accordo prevede la cessione a Federico di Gerusalemme e la piena libertà di pellegrinaggio per i cristiani, in cambio di un accordo di pace per dieci anni e l’abbattimento delle mura della città.
Il risultato è considerato da Federico un grande successo, ma tornato in Europa deve fronteggiare l’ira del papa, che vede nell’accordo con i musulmani un profondo tradimento dello spirito della crociata.
La diplomazia lascia a quel punto il posto alle armi: rientrato in Italia Federico sconfigge un esercito organizzato dal papa e riesce così a ottenere il ritiro della scomunica nel 1230. Sconfitto il papa, Federico riprende l’opera di modernizzazione dei suoi territori.
Nel 1231 vengono varate le Costituzioni melfitane, un insieme di leggi che hanno lo scopo di modernizzare la struttura amministrativa del regno di Sicilia. Con le Costituzioni melfitane, Federico restituisce alla corona una parte importante dei compiti amministrativi affidati tradizionalmente ai signori feudali, come l’amministrazione della giustizia o la riscossione delle tasse, indebolendo così le posizioni dei suoi feudatari.
Con le Costituzioni melfitane Federico dimostra come il suo interesse principale sia rivolto al regno di Sicilia e al controllo della nobiltà isolana. Discorso diverso è quello in Germania, dove per anni Federico è assente e concede larghi privilegi ai suoi feudatari. Ciò nonostante un importante intervento legislativo viene avviato anche nel regno tedesco, con la Costituzione di pace imperiale (1235), un insieme di leggi che riordinano l’intero diritto penale del regno.
La politica attuata da Federico finisce per creargli intorno un vasto fronte di nemici:
1) Il papa che rimane ostile al progetto di rafforzamento dell’autorità imperiale da parte di Federico
1) I signori tedeschi, che si sentono abbandonati da Federico che spende la gran parte delle sue energie per il regno di Sicilia
2) I nobili del regno di Sicilia, che si vedono privati dei loro poteri tradizionali
3) I Comuni italiani che temono l’azione di Federico si organizzano intorno al grande rivale dell’imperatore, il papa, ravvivando lo scontro fra guelfi e ghibellini
A tutti questi protagonisti occorre aggiungere un motivo di fondo che è all’origine dell’ostilità nei confronti dell’imperatore, ovvero la sua personalità in controtendenza rispetto alla cultura dell’epoca. Occorre infatti ricordare che Federico si mostrava particolarmente tollerante nei confronti delle comunità arabe ed ebree e che era il protagonista di innovazioni culturali, come ad esempio la fondazione a Salerno della prima scuola medica in cui era consentito dissezionare i cadaveri. Tutti questi elementi spingevano i suoi detrattori ad additarlo come nemico della fede affibbiandogli soprannomi come l’Anticristo.
Lo scontro entra nel vivo nel 1237: Federico scende in Italia e sconfigge la Lega Lombarda nella battaglia di Cortenuova.
Nel 1239 il papa scomunica nuovamente Federico, ma anche in questo caso viene sconfitto militarmente, nella battaglia navale dell’isola del Giglio, nel 1241. Forte della vittoria, Federico riesce a compiere un gesto clamoroso, ovvero bloccare ogni via d’accesso a Roma, dove Gregorio ha convocato un concilio con la speranza di deporre Federico.
La situazione appare a questo punto nelle mani dell’imperatore, ma la lotta viene ripresa dal successore di Gregorio, Innocenzo IV. Nel 1245 Innocenzo convoca un concilio, stavolta a Lione, dove scomunica Federico e scioglie tutti i suoi sudditi dall’obbligo di obbedienza.
L’azione del papa rafforza i nemici di Federico che tornano a muovere battaglia. Nel 1248 Federico subisce una prima sconfitta militare a Parma, l’anno dopo il suo esercito è di nuovo sconfitto, stavolta nella battaglia di Fossalta.
Infine, nel 1250 Federico muore in seguito a una malattia improvvisa.
Con la sua morte tramonta l’ideale dell’impero universale e finiscono anche le fortune della casata sveva.
Suo successore al trono imperiale è infatti il figlio Corrado, che però muore già nel 1254: dopo la sua morte si apre una lunga fase di lotte per il trono, al termine delle quali viene incoronato imperatore Rodolfo della casata Asburgo.
Nel regno di Sicilia invece l’eredità di Federico è raccolta da un figlio naturale, Manfredi. Questi cerca di continuare la politica del padre di sostegno delle forze ghibelline nella penisola.
In un primo momento questa politica sembra avere successo, quando nel 1260 le forze ghibelline fiorentine sconfiggono quelle guelfe nella battaglia di Montaperti.
Ma a questo punto le forze ostili a Manfredi si compattano. Il papa Clemente IV chiede al fratello del re di Francia, Carlo d’Angiò, di scendere in Italia e sostenerlo contro Manfredi. Nel 1266 l’esercito angioino sconfigge quello di Manfredi nella battaglia di Benevento, dove lo stesso Manfredi muore. La corona siciliana passa così al ramo francese angioino, segnando anche la sconfitta delle forze ghibelline nel resto della Penisola.