Vita e opere di Jean Paul-Sartre

Jean Paul Sartre nasce a Parigi nel 1905. Frequenta gli studi universitari presso la prestigiosa École normale supérieure, istituto che nel sistema francese ha lo scopo di formare la classe docente e dirigente del paese. All’École Sartre si dedica agli studi filosofici e psicologici. Durante questi anni Sartre incontra anche Simone de Beauvoir, dando vita a un sodalizio sentimentale ed intellettuale destinato a durare negli anni.
In seguito Sartre inizia a lavorare dedicandosi all’insegnamento liceale, ma agli inizi degli anni Trenta passa un anno di studi a Berlino, proprio mentre il nazismo sale al potere. L’esperienza berlinese è fondamentale per la formazione di Sartre, che incontra in Germania gli studi di Husserl, Heidegger e Jaspers, entrando così in contatto con le ricerche fenomenologiche ed esistenzialiste.
Nel 1936 inizia la produzione filosofica di Sartre, che però dimostra sin da subito di essere un intellettuale poliedrico, in grado di cimentarsi con generi molto diversi fra di loro. Nel 1938 pubblica infatti La nausea, romanzo che rappresenta una prima pietra miliare del percorso nella cultura esistenzialista che Sartre abbraccia e che contribuisce ad arricchire con la sua opera.


Gli anni della guerra sono decisivi nella sua biografia, umana e intellettuale.
Imprigionato dai nazisti riesce a evadere e a partecipare alla Resistenza. Allo stesso tempo pubblica diverse opere fra cui il suo capolavoro filosofico: L’essere e il nulla (1943).
L’esperienza nella Resistenza è essenziale nel determinare la sua evoluzione di intellettuale impegnato. Da un punto di vista intellettuale questa svolta si manifesta con l’intervento del 1946 pubblicato con il titolo L’esistenzialismo è un umanismo: una brevissima opera in cui matura un approccio nuovo in Sartre, in cui si supera il rigido pessimismo degli anni precedenti e il suo esistenzialismo filosofico si accompagna a concetti come quello di scelta etica e responsabilità politica.
Questo suo impegno intellettuale e politico trova una collocazione nella pubblicazione di una rivista, I tempi moderni (dal 1945), che diventa l’epicentro della cultura esistenzialista che negli anni del dopoguerra domina la scena culturale francese, e allo stesso tempo uno strumento attraverso cui prendere posizione rispetto alle più importanti vicende politiche.
In questi anni, Sartre si avvicina alle posizioni del Partito comunista francese, ma attraverso un approccio non ortodosso al marxismo, un approccio piuttosto di tipo libertario, ovvero fondato sulla centralità della libertà individuale che rappresenta il caposaldo del suo pensiero filosofico. Ciò nonostante l’avvicinamento al comunismo lo porta alla rottura con Albert Camus, altro grande intellettuale dell’esistenzialismo francese, e Maurice Merleau-Ponty, l’altro fondatore, accanto a Sartre e De Beauvoir, di Tempi moderni.

Dal 1956 Sartre entra comunque in rottura col marxismo istituzionale. Il 1956 è infatti l’anno della denuncia di Kruscev dei crimini di Stalin e della repressione sovietica in Ungheria. Sul piano filosofico questa rottura è sancita nel 1960 con la pubblicazione di Critica della ragion dialettica.
Nel 1963 Sartre pubblica uno scritto autobiografico, Le parole, che l’anno successivo gli vale il premio Nobel per la letteratura. Premio che però Sartre decide di non ritirare, in polemica con il tentativo di istituzionalizzare il suo pensiero.

Gli anni Sessanta vedono la cultura esistenzialista perdere peso in Francia, di fronte all’avanzata dello strutturalismo, corrente che si fonda su presupposti opposti a quelli esistenziali. Ciò nonostante Sartre rimane un intellettuale di riferimento centrale. In questi anni infatti diventa una delle voci principali dell’opposizione alla guerra coloniale in Algeria, dell’opposizione alla guerra del Vietnam e nel sostegno ai moti studenteschi nel 1968. Proprio per il suo sostegno a questi movimenti Sartre viene arrestato per disobbedienza civile. Ciò nonostante viene graziato dal presidente Charles De Gaulle, bersaglio principale delle polemiche di Sartre. De Gaulle riconosce infatti la statura intellettuale del filosofo e rimane celebre la frase che l’ex generale pronuncia nel motivare la grazia: “non si arresta Voltaire”. Con questo paragone De Gaulle mostra di riconoscere l’importanza di Sartre, paragonandolo al celebre illuminista.

Gli anni Settanta si aprono per Sartre con la pubblicazione di un’ampia biografia di Flaubert, L’idiota di famiglia, in cui Sartre si muove fra l’ammirazione e la critica del grande scrittore dell’Ottocento.
Questo decennio è però anche quello che segna il crollo fisico di Sartre, segnato in particolare da una cecità che diventa pressoché definitiva nella seconda metà del decennio.
Nel 1980, infine, dopo un lento declino, Sartre si spegne nella sua città natale, Parigi. Il suo corpo viene cremato e sepolto nel cimitero di Montparnasse. Sei anni dopo accanto alla sua urna viene seppellita anche quella di Simone de Beauvoir.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...