Storia della corsa e del disarmo nucleare, da Hiroshima alle minacce di Putin

Il 21 febbraio Vladimir Putin, rivolgendosi alla nazione dalla Duma, il parlamento russo, ha rivolto un messaggio alla nazione impegnata da un anno nella guerra in Ucraina. Nel corso del suo intervento, Putin ha annunciato la sospensione del trattato New Start, accordo relativo alla limitazione delle armi nucleari.
Cosa sono dunque questi accordi e quale è il significato del messaggio di Putin? Per capirlo dobbiamo fare un breve riepilogo della storia dello sviluppo dell’arma nucleare e degli accordi per limitarne il suo uso.

Questa storia inizia nel 1942, in piena guerra mondiale, quando gli Stati Uniti finanziano il progetto Manhattan, primo programma di sviluppo nucleare.
Questa ricerca ha effettivamente successo e nel 1945 gli Usa sono in grado di colpire Hiroshima e Nagasaki con l’arma atomica.
Dopo la fine del conflitto mondiale il mondo si divide nuovamente e inizia la guerra fredda che contrappone Stati Uniti e Unione Sovietica.
Nell’ottica di colmare il divario con gli Usa, anche l’Urss di Stalin avvia un programma di ricerca nucleare, che si concretizza nel 1949 con la messa appunto della prima bomba atomica sovietica.
L’evoluzione del nucleare è rapida: nel 1952 gli Stati Uniti sperimentano la prima bomba H, ovvero la bomba ad idrogeno, che è una evoluzione della prima bomba basata sul principio della fusione nucleare. Già nel 1953 anche l’Urss arriva a sviluppare un’analoga.
testata.
Negli anni Cinquanta la corsa agli armamenti nucleari si fa intensa, nell’idea che il vantaggio strategico nucleare rappresenta il fattore decisivo per vincere il confronto bipolare.
Nel 1962 il mondo si trova però sull’orlo del conflitto nucleare, con la crisi dei missili di Cuba.
Il pericolo corso spinge ad un primo ripensamento sulla corsa al nucleare e all’avvio di forme di dialogo fra Stati Uniti e Urss per regolare la competizione.
Nel 1963 si giunge ad un primo accordo fra le due superpotenze, con il Trattato sulla messa al bando parziale degli esperimenti nucleari. Firmato a Mosca, vieta gli esperimenti nell’atmosfera. Il trattato non viene però firmato da nazioni come Francia e Cina che stanno sviluppando un proprio programma nucleare e continuano così le loro sperimentazioni.

Dalla fine degli anni Sessanta si arriva ad un ripensamento della logica della guerra fredda e inizia il periodo cosiddetto della distensione.
Primo frutto di questo nuovo equilibrio è il Trattato di non proliferazione nucleare, approvato dall’Onu nel 1968 e che prevede che gli Stati in possesso di armamenti nucleari si impegnino a non cedere ad altri Stati materiali e tecnologia per sviluppare l’arma nucleare. Se da un lato questo accordo serve a evitare la proliferazione di attori internazionali in possesso del nucleare (e indirettamente congelare lo status quo della geopolitica mondiale), dall’altro vi sono però stati che non aderiscono al trattato, come Israele, Pakistan, India, Corea del Nord.

Secondo step nel clima della distensione si concretizza nel 1972 con la firma degli accordi Salt I (Strategic armaments limitation talks). Questi accordi rappresentano un primo concreto passo fra Usa e Urss per porre dei limiti alla crescita degli arsenali nucleari. Il trattato pone infatti un tetto sul numero di missili, sottomarini e aerei in grado di trasportare armi nucleari.
Questi colloqui continuano e nel 1979 si giunge alla firma degli accordi Salt II, per una ulteriore limitazione degli armamenti strategici. Quando però si arriva alla firma degli accordi il clima della distensione è ormai cambiato e si va verso una nuova esplosione della tensione fra le due superpotenze. Questa nuova situazione si riflette proprio sugli accordi Salt II, la cui ratifica viene sospesa dagli Usa per protesta dell’invasione sovietica dell’Afghanistan.

Falliti i colloqui Salt, negli anni Ottanta il dialogo viene ripreso con gli accordi Start (Strategic Arms Reduction Treaty), che riguardano stavolta la limitazione delle armi nucleari stesse.
Alla fine del decennio il clima d’altronde è ulteriormente cambiato: il nuovo leader sovietico Gorbacev avvia una politica di dialogo con gli Stati Uniti e nel 1989 il crollo del muro di Berlino diventa il simbolo della fine del controllo sovietico dell’Europa Orientale.
In questo contesto si giunge nel 1991 alla firma del trattato Start I, che porta alla limitazione degli arsenali a 6000 testate nucleari.

Questo trattato viene firmato alla vigilia del collasso dell’Unione Sovietica che avviene alla fine dello stesso 1991. A questo punto i colloqui proseguono fra Stati Uniti e Russia e si giunge:
-1993: trattato Start II, firmato da Bush sr. e Eltsin, per bandire i sistemi di trasporto e lancio multiplo delle testate. L’accordo viene però ratificato con ritardo dal Senato americano e mai dalla Russia
-2002: trattato Sort (Strategic Offensive Reductions Treaty) firmato da Bush jr. e Putin a Mosca, per la riduzione delle testate ad un numero compreso fra 1700 e le 2200
-2010: trattato New Start, firmato a Praga fra Obama e il presidente russo Medvedev. Sostituisce tutti gli accordi Start e Sort per ridurre ulteriormente le testate riducendo il numero a 1550 bombe e 800 fra missili e sottomarini lanciamissili.

Quest’ultimo passaggio ci riporta al presente. Con il suo discorso alla nazione del 21 febbraio 2023, Putin ha sospeso la sua partecipazione a questo trattato. Questo non significa che la Russia è uscita dal New Start, ma che sospende i meccanismi per le ispezioni reciproche che, in linea teorica, dovrebbe garantire il rispetto degli accordi.
Quali possano essere le conseguenze concrete di questo nuovo passo di Putin non è ancora chiaro e sicuramente queste dipenderanno in larga misura dall’andamento della guerra in Ucraina.
In ogni caso questa vicenda che abbiamo ripercorso ci insegna tre cose:
1. Che fino ad oggi la corsa al nucleare ha funzionato come deterrente ad un potenziale conflitto fra le due potenze
2. Allo stesso tempo però proprio il possesso del nucleare funziona come una sorta di ombrello per le due potenze, che possono intervenire militarmente senza subire ritorsioni, come dimostra il recente caso della guerra in Ucraina, in cui la Russia ha minacciato più volte l’utilizzo delle sue armi in caso di aggressione al suo suolo
3. Il nucleare non ha impedito dunque lo sviluppo delle guerre ed anzi la sua presenza rappresenta una minaccia costante per la sopravvivenza dell’umanità

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